«MADE è una startup. Non ha certo finito di crescere e di evolvere. Per quanto ci riguarda non facciamo alcuna distinzione tra PMI, startup e corporate. Quando fai trasformazione digitale il grado di innovazione che porti è talmente alto che in ogni caso si genera un cambiamento significativo». Marco Taisch è il presidente di MADE, il competence center di industria 4.0 a Milano, nel campus Bovisa. Sorge negli stessi spazi dove un tempo si producevano cavi per le ovovie. Aperto nel 2019, è un progetto di partnership pubblico-privata in cui, da una parte il Politecnico di Milano, dall’altra le decine di aziende partner operano per affiancare imprenditori intenzionati ad abbracciare le tante transizioni in atto, dal digitale al green. Un luogo che StartupItalia ha visitato, per dedicarci una nuova puntata della rubrica “Viaggio in Italia”.
Che cos’è un competence center?
Ma prima di cominciare il nostro tour partiamo dalla definizione. Che cos’è un competence center? Si tratta di realtà – otto in tutto – create dall’allora Ministero dello Sviluppo Economico. Questa è la definizione ripresa dal sito del Ministero delle Imprese e del Made in Italy: «Sono partenariati pubblico-privati il cui compito è quello di svolgere attività di orientamento e formazione alle imprese su tematiche Industria 4.0 nonché di supporto nell’attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale». Una sorta di scuola dell’innovazione per società che desiderano rimanere competitive.
MADE, un luogo del fare
«In una delle prime presentazioni di MADE – ci spiega il presidente Taisch – raccontavamo che è un competence center grazie alle competenze dei nostri partner, ma è anche un centro culturale. Parliamo di manifattura, impresa e innovazione». Ce lo presenta come «un posto multifunzionale», un ambiente in cui imprenditori di vari settori possono individuare soluzioni customizzate, a seconda delle proprie esigenze. Non uno store con chiavi in mano, ma una scuola di innovazione dove processi di assestment e di crescita richiedono tempo e impegno. «Chi entra qui trova competenze, cultura, visione, coaching».
La digitalizzazione in MADE è qualcosa di molto concreto. Come ci hanno spiegato nel corso della nostra visita, qui è stata ricreata una fabbrica digitale e sostenibile, con aree che rappresentano un momento preciso della realizzazione di un prodotto. Ciascuna ha dimostratori, in cui un imprenditore può scoprire il contributo che la tecnologia (robotica, realtà aumentata, wearable, nuovi materiali) può apportare.
Leggi anche: Il culto per l’innovazione dell’Institute of Interaction Design nell’ex monastero bergamasco
Come si fa innovazione? Insieme
MADE è project leader dei vari progetti di digitalizzazione che porta avanti e grazie al contributo dei partner arricchisce la propria offerta, trasmettendo una vasta gamma di competenze e tecnologie. Ma qual è il punto di partenza dell’industria italiana? «Meccanica e automotive, non hanno nulla da invidiare – argomenta il presidente -. Penso a Brembo e a Lamborghini come primi esempi che mi vengono in mente». La situazione ha le sue eccellenze e un aspetto complessivo a macchie di leopardo.
«Un settore dove siamo invece molto indietro è l’agricoltura. Soprattutto se ci mettiamo a confronto con Stati Uniti o Danimarca». Sono anni che si parla di industria 4.0, in un Paese dove purtroppo poco si conosce delle eccellenze. Chi ci legge ha mai avuto l’opportunità di conoscere e visitare gli spazi della fabbrica numero 1 del proprio territorio? Non sarebbe male una giornata di porte aperte. Ma non divaghiamo. Dicevamo: industria 4.0.
Cosa significa industria 5.0?
«C’è un 4.0 che evolve. Le tecnologie del 2017 ci sono ancora. Penso all’IoT e al cloud. Ci sono e si sono evolute». Ma c’è chi scrive di industria 5.0, con prospettive ancora più ampie di automazione. L’elefante nella stanza è l’AI, tema su cui il presidente Taisch ha qualcosa da obiettare. «L’AI che oggi va di moda è quella generativa. Mi riferisco a strumenti come ChatGPT. Ma a livello industriale non è quella che serve. L’imprenditore ha bisogno di AI predittiva, di algoritmi che presentino previsioni su domanda, guasti e manutenzione. È lì che l’automazione e il marketing trovano un vero aumento di produttività. La democratizzazione ottima dell’intelligenza artificiale rischi di togliere il focus dalla fabbrica».
Leggi anche: A Roma Technè contrasta la fuga dei cervelli. «Così le startup nate in ateneo maturano sul mercato»
MADE ne ha conosciute tante di realtà produttive. E nei propri spazi è in grado di rispondere a esigenze di vario tipo: PLM (Product Lifecycle Management), CAD, virtual design, digital twin, robotica collaborativa, assistenza remota, salute e sicurezza, sostenibilità, energia. Tra settembre 2023 e a il primo semestre 2024 il competence center ha valutato 123 proposte e sviluppato 92 progetti.
MADE si rivolge non soltanto alla manifattura lombarda, ma anche nazionale. Da quando ha aperto nel 2019, molte evoluzioni hanno interessato il mondo del lavoro. «C’è l’AI, ma io sottolineerei un’altra novità – ragiona Taisch – ovvero la focalizzazione sulla transizione ecologica. Non è importante solo fare digitalizzazione. Se nel 2017 quest’ultima occorreva per la produttività, oggi serve anche per raggiungere obiettivi di sostenibilità». Non orpelli per farsi belli con la pubblicità, ma passi avanti che certificano l’eccellenza di prodotti in grado di competere sui mercati globali.
Che ruolo hanno le persone nelle fabbriche del futuro?
Nella nostra tappa al MADE del “Viaggio in Italia” abbiamo anche avuto modo di capire il futuro delle persone nelle fabbriche del futuro. Perché per far evolvere il tessuto economico produttivo italiano verso modelli 4.0 o 5.0 la parola chiave è collaborazione. Ecco allora che i robot collaborativi – imponenti braccia tech – consegnano i pezzi all’addetto impegnato per esempio nell’assemblaggio di una moto; ci sono poi gli esoscheletri, tecnologie wearable che riducono i rischi biomeccanici e gli infortuni.
Questo per dire che MADE non lavora per fabbriche completamente automatizzate e robotizzate. L’obiettivo è valorizzare le eccellenze e affiancarle nel cambiamento. Volete un altro esempio? Negli spazi abbiam visto come grazie all’AI e a sistemi di visione i sistemi riconoscono se i movimenti dell’operatore sono conformi o meno; ci sono avvitatori che registrano il rapporto di coppia e di chiusura di una vite. Ogni aspetto della fabbrica può essere tracciato. E di conseguenza migliorato.
E per quanto riguarda i gemelli digitali? La tecnologia serve per simulare uno scenario ipotetico. Un’impresa vuole aumentare la produzione e posizionare un nuovo macchinario? Il sistema è in grado di capire dove va posizionata, esaminando lo spazio della fabbrica in ogni suo centimetro, capendo dove davvero si aggiunge valore. Così si evitano le inefficienze, valorizzando davvero i dati.
Nel corso di ogni tappe del Viaggio in Italia incontriamo anche startup e aziende innovative che popolano questi luoghi dell’innovazione. Al MADE sono transitate due realtà: la prima è Easyvia, il cui prototipo sfrutta i visori per effettuare una scansione del manto stradale. Al competence center sono entrati per capire come ottimizzare la propria tecnologia, che opererebbe in una logica predittiva grazie al posizionamento di questi occhi smart sui mezzi pubblici. E poi c’è GEK, società farmaceutica la cui necessità è la costruzione di un algoritmo che faccia analisi dati. «Il competence center è un produttore di strumenti e di innovazione. Ci piace generare processi di riflessione interni all’organizzazione».