Il gruppo di Pokémon Go schizza a 9 miliardi di valutazione grazie all’investimento del fondo Coatue. Ma il progetto del suo metaverso è molto diverso dall'”incubo distopico” di Meta
Niantic, il gruppo californiano che nell’estate del 2016 ha innescato una delle isterie più incredibili della storia dei mobile game con Pokémon Go, ha in mente un metaverso molto diverso da quello di Mark Zuckerberg. Se questi, con guanti e visori – di cui si sono visti di recente alcuni prototipi, non senza qualche polemica e accusa di plagio – intende proiettarci in una serie di mondi virtuali mentre ce ne rimaniamo seduti sul divano, John Hanke immagina una dinamica diametralmente opposta. Per il Ceo di Niantic è il mondo reale che deve arricchirsi di elementi digitali, senza però sganciare le persone dal contesto in cui si trovano. Ma, appunto, “aumentandolo”. Proprio come succede quando giochiamo a Pokémon Go in cerca di mostriciattoli che sembrano muoversi nel contesto urbano che ci circonda.
Contro l’”incubo distopico” del metaverso Zuckerberg
Gli scenari e le soluzioni dei prossimi anni in questo senso saranno dunque almeno un paio. E Niantic ci crede così tanto da aver appena raccolto 300 milioni di dollari di finanziamenti dal maxifondo Coatue, in un’operazione che ha spinto la valutazione del gruppo di San Francisco, all’epoca spin-off di Google, a superare i 9 miliardi di dollari. L’obiettivo è finanziare la ricerca e lo sviluppo del cosiddetto “real-world metaverse”, il metaverso del (o nel?) mondo reale. Contro quell’”incubo distopico” – così lo definì la scorsa estate proprio Hanke – che vive invece nei piani decennali di Zuckerberg. In realtà una prima mossa era arrivata proprio all’inizio di novembre, quando Niantic ha presentato la piattaforma Lightship e il relativo AR Developer Kit (ARDK), che rende disponibili gratuitamente a chiunque abbia una conoscenza di base del motore grafico multipiattaforma Unity gli strumenti per sviluppare giochi e altre applicazioni in realtà aumentata.
“In Niantic crediamo che gli esseri umani siano i più felici quando il loro mondo virtuale li porta a uno fisico” aveva detto Hanke settimane fa. “A differenza di un metaverso di fantascienza, un metaverso del mondo reale utilizzerà la tecnologia per migliorare la nostra esperienza del mondo come lo conosciamo da migliaia di anni“. Insomma, caro Zuck: non c’è bisogno di farci svolazzare con i nostri avatar dentro universi sigillati dal punto di vista sensoriale e del tutto virtuali in stile “Ready Player One” per farci fare, in fondo, ciò che potremmo fare nella realtà e aumentare il senso di alienazione.
Le due strategie a confronto
Il massiccio finanziamento aiuterà ad arricchire l’ARDK, che è già stato utilizzato da aziende come Coachella, Historic Royal Palaces, Universal Pictures, SoftBank, Warner Music Group e PGA of America per creare esperienze di realtà aumentata. La strategia di Niantic si differenzia da quella di Facebook (pardon, Meta) perché, almeno al momento, non prevede l’uso di hardware specifici. Mentre, al contrario, il colosso dei social sta lavorando per guadagnare una leadership nel mondo di visori, guanti, joystick e periferiche assortite buone per “sentire”, vedere, toccare e magari perfino annusare i mondi virtuali a cui daranno accesso. Dunque i progetti AR di Niantic utilizzano principalmente gli smartphone per incoraggiare le persone a esplorare l’ambiente circostante: in fondo decine di milioni di persone giocano ai giochi di Niantic ogni mese e hanno percorso più di 10.9 miliardi di miglia nei loro giochi dal lancio. Anche se non tutto va a gonfie vele neanche in casa Hanke: il gruppo, forte del successo di Pokémon Go, ha per esempio annunciato che chiuderà il gioco “Harry Potter: Wizards Unite” dopo un crollo nell’installazione globale e nella spesa interna all’app del 57% anno su anno.
“Nantic sta costruendo una piattaforma per la realtà aumentata basata su una mappa tridimensionale del mondo che riteniamo svolgerà un ruolo fondamentale nella prossima transizione nell’informatica” ha detto Matt Mazzeo, general partner di Coatue, un fondo d’investimento focalizzato sulla tecnologia che gestisce quasi 50 miliardi di dollari. “Siamo entusiasti di collaborare con Niantic perché vediamo che questa infrastruttura supporta un metaverso per il mondo reale e aiuta ad alimentare la prossima evoluzione di internet“. Lo scenario inizia dunque a diversificarsi: Meta è un gigante, e ha dalla sua un esercito di esperti e un continente di utenti, oltre alle sofisticate tecnologie con cui già da anni produce i visori Oculus. Niantic punta invece su un approccio più leggero e pronto per essere apprezzato in tempi più rapidi sui dispositivi che tutti abbiamo sempre in mano, oltre che sullo scetticismo degli utenti, in gran parte ancora restii a infilarsi un ingombrante casco per vivere esperienze altrimenti impossibili. Non siamo neanche ai titoli di testa, semmai al teaser.