Le aziende bannate si difendono: colpiamo solo terroristi e criminali
In queste ore Meta – il nuovo nome del Gruppo Facebook – sta notificando un avviso a circa 50mila utenti sparsi in 100 paesi che sono stati potenzialmente vittime di spionaggio da parte di sette società di cybersecurity bannate da Menlo Park. Tra i bersagli comparirebbero personaggi pubblici, ma anche giornalisti, attivisti e politici come l’egiziano Ayman Nour, tra i leader dell’opposizione ad Al Sisi e in esilio in Turchia. Proprio Nour, si legge sulla stampa internazionale, aveva notato qualcosa di strano al proprio iPhone e, dopo un’attenta ricerca da parte del Citizen Lab dell’Università di Toronto, è emerso che il suo smartphone era stato infettato da due spyware: Pegasus – di cui vi avevamo già parlato – e Predator, sviluppato da Cytrox, con sede nella Macedonia del Nord. I ricercatori hanno rintracciato Predator nei messaggi WhatsApp che Nour aveva ricevuto, con immagini e link che sembravano puntare a notizie. Quando ci ha cliccato, il suo telefono è stato infettato.
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Riprendiamo una parte dell’intervento di David Agranovich e Mike Dvilyanski di Meta, che hanno motivato la scelta di bannare diverse aziende. «Recentemente, c’è stata una maggiore attenzione su NSO, la società dietro lo spyware Pegasus che abbiamo fatto citato in giudizio nel 2019. Tuttavia, NSO è solo un pezzo di un’industria mercenaria informatica globale molto più ampia. Oggi, come parte di uno sforzo separato, stiamo condividendo le nostre scoperte su sette aziende che abbiamo rimosso dalla nostra piattaforma per aver intrapreso attività di sorveglianza e continueremo ad agire contro altre man mano che le troveremo».
Meta ha deciso di rimuovere centinaia di account collegati ad aziende come Israeli Cobwebs Technologies, Cognyte, Black Cube, Bluehawk CI, BellTroX con sede in India, la già citata Cytrox e una società sconosciuta con sede in Cina. Sono mesi non facili per il gigante di Menlo Park, travolto dalle accuse della sua ex data scientist Frances Haugen secondo la quale la società sarebbe più interessata a fare soldi che a combattere fake news e disinformazione che circolano sulle piattaforme. Secondo il Guardian, testata tutt’altro che amichevole nei confronti delle Big Tech, questa investigazione avviata da Meta è comunque importante perché svela come aziende esterne a Facebook, Instagram e WhatsApp sfruttano i social e le app per prendere di mira migliaia di utenti.
Da parte loro, alcune aziende bannate si sono difese sostenendo che gli strumenti di sorveglianza sono stati utilizzati soltanto per colpire criminali e terroristi. Facebook, invece, ha detto che la pratica va a colpire regolarmente anche giornalisti e dissidenti. Da qui l’avviso a quasi 50mila utenti, nei quali Meta suggerisce di non accettare richieste di amicizia e di interazione con persone che non si conoscono.