Mario Orfeo, direttore del TG3 ed ex direttore generale della Rai, è stato nominato direttore del quotidiano Repubblica al posto di Maurizio Molinari mentre John Elkann si è dimesso da presidente dell’editore GEDI. Al suo posto entra Maurizio Scanavino mentre a ricoprire il ruolo di amministratore delegato di GEDI, sinora ricoperto da Scanavino, entra Gabriele Comuzzo, già vicedirettore generale del gruppo.
L’ufficializzazione della successione
A dare per primo la notizia è stato il media Dagospia, spiegando che Molinari resterà, comunque, in Repubblica come editorialista e collaboratore. Alla notizia ha fatto seguito un messaggio da parte del cdr di Repubblica, che nella chat di redazione scrive: “Cari, siamo in riunione con il Cdr – si legge nel testo del messaggio, inviato in chat a tutti i colleghi, che l’Adnkronos ha potuto visionare – Visto che Dagospia ha già dato la notizia: Elkann lascia la presidenza di Gedi che viene assunta da Scanavino, amministratore delegato diventa Gabriele Comuzzi (ex vice di Scanavino), da lunedì Molinari lascia la direzione di Repubblica e la direzione editoriale del gruppo Gedi e al suo posto come direttore di Repubblica arriva Mario Orfeo. Molinari diventa editorialista e collaboratore di Repubblica”.
Chi è Mario Orfeo
58 anni e una lunga esperienza come direttore di importanti testate giornalistiche e non solo. Tra il 2017 e il 2018 era stato direttore generale della Rai, dopo aver diretto il quotidiano il Mattino, il TG2, il Messaggero e il TG1. Nel 2020, dopo essere stato scelto per la direzione del TG3, divenne la prima persona ad aver diretto tutti e tre i principali telegiornali del servizio televisivo pubblico. Ma Orfeo ha anche un rapporto di lunga data con Repubblica, avendo fatto parte della redazione del quotidiano dal 1990 al 2002: inizialmente lavorò nella redazione di Napoli, la sua città d’origine, per poi occuparsi di sport e successivamente di politica italiana, fino a diventare caporedattore centrale.
Dal caso Italian Tech Week ad Affari&Finanza
I segnali che Repubblica ultimamente non navigasse in acque tranquille c’erano già da tempo. Solo la scorsa settimana la redazione aveva scioperato per due giorni interi, il 25 e il 26 settembre, per protestare contro quelle che ha descritto come «gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati». Il caso, che si è scatenato durante l’Italian Tech Week a Torino, è stato soltanto l’ultimo di una serie di episodi che avevano fatto emergere i dissapori tra i giornalisti di Repubblica e l’editore, fino alla sfiducia, arrivata lo scorso aprile, per un pezzo uscito sull’inserto Affari&Finanza.
“Per denunciare la gravità dei fatti che hanno portato alla censura del servizio di apertura di Affari&Finanza nel numero dell’8 aprile – scriveva in quell’occasione l’assemblea dei giornalisti – approvata a larga maggioranza (164 sì, 55 no, 35 astenuti) una mozione di sfiducia al direttore Maurizio Molinari e proclamato per 24 ore uno sciopero delle firme”. In particolare, il pezzo in questione era un articolo di Giovanni Pons cancellato e sostituito da un pezzo sullo stesso argomento, ma con toni diversi, a firma del vicedirettore Walter Galbiati, che coordina il settore Economia di Repubblica. «Quanto avvenuto è l’ultimo episodio di una serie di errori clamorosi originati dalle scelte della direzione che hanno messo in cattiva luce il lavoro collettivo di Repubblica», era stato sottolineato in quell’occasione.