Nuovo capitolo di una polemica che va avanti da mesi
Il Vaticano avrebbe inviato una nota ufficiale al Governo italiano per chiedere la modifica del ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia approvato lo scorso autunno dalla Camera dei Deputati e attualmente in discussione nella commissione Giustizia di Palazzo Madama. La notizia, rilanciata questa mattina dal Corriere della Sera, ha riacceso la polemica in merito a un tema che non spacca soltanto l’opinione pubblica, ma la stessa maggioranza. Nel frattempo su Twitter e gli altri social network non si contano post, commenti e story su quanto accaduto e su quella che in molti hanno definito un’ingerenza della Santa Sede. Secondo il Vaticano la norma in questione violerebbe in diversi punti il Concordato che dal 1984 disciplina i rapporti tra Stato e Chiesa. Fedez, il cantante che da tempo ha spostato in prima persona la causa del ddl Zan, ha pubblicato una serie di story. «Chi c****o ha concordato il Concordato? Voi avevate concordato qualcosa?», ha commentato ironico il cantante rivolgendosi ai suoi follower.
Concordato: correva l’anno 1984
Come spesso accade in queste situazioni, il rischio confusione è dietro l’angolo. Su Twitter, ad esempio, in molti hanno preso di mira i Patti Lateranensi, confondendoli però con il Concordato che ne furono l’evoluzione dopo una lunga trattativa sfociata nel 1984 con la firma storica tra gli allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, e Segretario di Stato vaticano, Agostino Casaroli. Errore di forma che però non cambia la sostanza: #Concordato e #Vaticano sono alcuni degli hashtag in tendenza al momento su Twitter. Nota storica: è dal 1929, anno della firma dei Patti Lateranensi, che i rapporti tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica sono regolati da accordi formali.
Nella nota del Vaticano inviata al Governo verrebbero specificati i diversi punti in cui il ddl Zan andrebbe a violare gli articoli del Concordato. Da mesi gli oppositori della norma denunciano che, in caso di approvazione definitiva, si correrebbe il rischio di commettere reato semplicemente esprimendo la propria opinione contraria a una serie di tematiche come l’adozione per le coppie omosessuali o i matrimoni gay. Dal canto loro, i sostenitori della legge – e l’onorevole Zan in testa – hanno sempre rassicurato che la legge non intende punire le opinioni, ma soltanto chi incita all’odio e alla violenza.