Elon Musk ha da tempo lanciato una charm offensive su Pechino, che ritiene un mercato fondamentale per le sue creature. Ma di recente il governo cinese ha messo nel mirino entrambi i colossi dell’automotive e dello spazio made in Usa
“I gambi dei fagioli sono bruciati per cuocere i fagioli
I fagioli piangono nella pentola
Cresciamo dalla stessa radice
Perché dovremmo bollirci a vicenda con tanta impazienza?”.
Questo poema si chiama “Genere umano” ed è incluso nella composizione conosciuta come “Quartina dei sette passi”. Attribuito a Cao Zhi, figlio di un antico signore della guerra cinese durante l’epoca dei Tre Regni (vale a dire nel terzo secolo dopo Cristo), racconta di un litigio tra fratelli. La leggenda narra che il fratello maggiore di Cao, un re appena incoronato, fosse geloso del talento di Cao. Sospettando che il fratello stesse cercando di usurpare il suo dominio, il re lo costrinse a scrivere un poema nel tempo necessario a percorrere solo sette passi.
Materiale per sinologi e confinato da sempre nell’alveo degli studi accademici e letterari sulla Cina. Improvvisamente, però, nell’autunno del 2021 questa antica poesia è diventata celebre in tutto il mondo. Il motivo? È comparsa sul profilo Twitter di Elon Musk, con riferimenti e motivazioni mai del tutto chiariti.. L’amministratore delegato di Tesla e SpaceX ha abituato il mondo a colpi di scena, annunci roboanti e ritirate improvvise. Progetti ambiziosi e soprattutto fiumi di ricavi. Ma Musk è protagonista anche di uno sfaccettato e controverso rapporto con la Cina. Ultimo capitolo di questa storia la decisione del governo cinese di vietare la circolazione delle auto Tesla a Beidaihe dal 1° luglio a fine agosto. Beidaihe, una località balneare a est di Pechino, ospita tradizionalmente un conclave estivo degli alti dirigenti del Partito comunista cinese in cui si discutono a porte chiuse le mosse del personale e le idee politiche. In genere la Cina non annuncia formalmente le date dell’incontro, che si svolge comunque da tradizione nei primi giorni di agosto.
Il divieto di circolazione a Beidaihe per le auto Tesla? Solo l’ultimo episodio
È qui che si approntano le strategie politiche ed economiche dell’anno a venire. E per il 2022 si tratta di un appuntamento ancora più importante del solito, visto che in autunno è in programma il XX Congresso che con ogni probabilità conferire al presidente Xi Jinping uno storico terzo mandato. La decisione delle autorità di Beidaihe arriva tra l’altro poche settimane dopo che alle auto Tesla è stato impedito di circolare su alcune strade di Chengdu, sempre in concomitanza con la visita di Xi nella città della provincia del Sichuan. Restrizioni non annunciate ufficialmente, ma sui social sono circolati diversi video in cui le auto Tesla venivano allontanate da alcune aree dalla polizia. Già nel 2021 l’esercito cinese ha vietato alle auto Tesla di entrare nei suoi complessi, motivando la decisione con problemi di sicurezza per le telecamere installate sui veicoli. All’epoca Musk aveva dichiarato che le auto di Tesla non spiavano né in Cina né altrove e l’azienda aveva comunicato che tutti i dati generati dalle auto vendute in Cina sarebbero stati archiviati in Cina. Tema a dir poco sensibile per la Repubblica Popolare, che mira a un controllo capillare dei dati.
Si tratta di un piccolo campanello d’allarme per Musk, che invece sulla Cina ha sempre puntato tantissimo. Musk ritiene che in futuro il mercato cinese possa rappresentare il 25-30% delle vendite totali di Tesla. Lo stabilimento di Shanghai ha prodotto circa la metà dei 936.000 veicoli che Tesla ha consegnato in tutto il mondo nel 2021. E Musk ha da tempo palesato una fascinazione per la cultura cinese, lodando l’efficienza del paese. Quando Xi ha annunciato nel luglio del 2021 il superamento della povertà assoluta lui ha applaudito, sempre su Twitter: “La prosperità economica raggiunta dalla Cina è davvero sorprendente, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture! Incoraggio le persone a visitarla e a vederla di persona”. Poche settimane prima aveva rilasciato un’intervista a una tv di stato cinese affermando che la Cina “diventerà la più grande economia del mondo”.
Tesla è uno dei marchi di veicoli elettrici più popolari in Cina, con oltre mezzo milione di veicoli in circolazione, ma ha un problema non superabile nonostante la lunga charme offensive di Musk: non è cinese. L’azienda ha acconsentito alle richieste di localizzazione dei dati di Pechino, creando un centro dati dedicato in Cina, ma nel paese di Xi chiunque non sia cinese può essere considerato una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale.
E la prima parte del 2022 ha riservato anche altre preoccupazioni per Musk sul fronte cinese. Restando a Tesla, l’impianto di Shanghai è rimasto chiuso per 22 giorni a causa del lockdown di Shanghai.
Le tensioni tra Pechino e Starlink
Ma ci sono problemi legati anche a Starlink. Nei mesi scorsi i ricercatori militari cinesi hanno chiesto lo sviluppo di un’arma “hard kill” per distruggere il sistema satellitare di Starlink qualora minacciasse la sicurezza nazionale cinese. La richiesta deriva da quello che i ricercatori cinesi definiscono “enorme potenziale di applicazioni militari” di Starlink e sulla necessità per la Cina di sviluppare contromisure per sorvegliare, disattivare o addirittura distruggere la costellazione satellitare. Secondo il report made in China, l’architettura spaziale di Starlink potrebbe utilizzata per tracciare missili ipersonici, aumentare drasticamente la velocità di trasmissione dei dati dei droni e dei caccia stealth statunitensi o addirittura colpire e distruggere i satelliti cinesi. In due occasioni mezzi cinesi hanno sfiorato i satelliti Starlink e Pechino ha scritto alle Nazioni Unite per lamentarsi del fatto che la sua stazione spaziale è stata costretta a eseguire manovre di emergenza per evitare “incontri ravvicinati” con i satelliti Starlink a luglio e ottobre del 2021.
Musk punta tanto sulla Cina. Ma in futuro dovrà forse dare ulteriori garanzie oltre alla conoscenza di poemi antichi.