«Quel che succederà nei prossimi anni sarà rivoluzionario. Trovo però distopico lo scenario dell’AI che sostituisce l’uomo. Penso che invece ci saranno due campionati: quello sugli LLM, dove competono player come OpenAI; e quello degli sviluppi su dataset specifici. Le tecnologie saranno sempre più affidabili e l’human touch verrà valorizzato al massimo». Andrea Tesei, classe 1991 e originario di Latina, è Ceo e Co-founder di Aptus.AI.
In questa intervista a StartupItalia l’ad inietta non poco ottimismo rispetto al futuro che ci attende. Phd in computer science a Pisa, dove ha conosciuto l’altro co-founder Lorenzo De Mattei, guida un’azienda che ha chiuso un round di investimento da 3 milioni di euro alla fine del 2023. «Durante gli studi sentivo la voglia di fare l’imprenditore. Ti deve nascere dentro, ma non sapevo come applicarla».
Cosa fa Aptus.AI?
Fondata nel 2018 a Pisa, Aptus.AI conta su un team di 35 persone e ha chiuso lo scorso anno con un fatturato da 850mila euro (otto volte più alto rispetto a quello del 2022). Il suo focus al momento è far sì che ad ogni regola, normativa, legge e direttiva pubblicata, non ancora approvate o in consultazione, che coinvolga una società finanziaria, l’AI notifichi il cambiamento all’azienda e indichi le aree in cui tale novità avrà un impatto.
«Quando abbiamo fondato Aptus.AI, sapevamo che l’intelligenza artificiale avrebbe toccato diversi mercati, ad esempio rendendo più accessibili e chiari i documenti. Ma andava individuato il mercato più maturo: per questo siamo partiti dalla compliance delle istituzioni finanziarie». Come ci spiega Tesei, a fronte di una produzione massiccia e costante di norme e regole a cui attenersi, le corporate fanno fatica a organizzarsi con task force interne in grado di rimanere sempre aggiornate.
Per quanto strutturate e grandi possano sembrare, banche e società finanziarie devono occuparsi della compliance tenendo conto di numerose fonti normative. «All’incirca una trentina di autorità, che pubblicano centinaia di documenti al giorno, per le istituzioni finanziarie che operano in Italia. Cito le più note: Consob, Banca d’Italia, Gazzetta Ufficiale, Ivass e ovviamente Commissione Europea, BCE. Ciascuno di questi soggetti produce regole direttive che vanno recepite e, per legge, le istituzioni finanziarie devono rispettarle. La questione si complica ulteriormente per gruppi complessi che operano in diverse country».
Non bastava ChatGPT?
Il problema da cui è partita la startup Aptus.AI è che buona parte del lavoro resta manuale e di costante lettura delle fonti. Fortuna che oggi abbiamo l’intelligenza artificiale in grado di svolgere questo lavoro di setaccio e scrematura, indicando soltanto ciò che è rilevante per l’utente in cerca di risposte. Un lavoro simile non lo potrebbe già svolgere ChatGPT?
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«Se poni a ChatGPT una domanda non hai la certezza della correttezza della risposta», premette Tesei. L’AI generativa di OpenAI opera su un modello che individua la parola successiva più probabile e produce un testo che, in alcuni casi, contiene errori clamorosi. «A un reparto legale non può bastare la probabilità che una cosa sia certa. Il nostro machine readable legal data risolve questo problema: abbiamo una rappresentazione granulare del testo normativo, e teniamo in considerazione l’evoluzione storica del testo».
Le fasi della compliance
Restiamo all’impatto della tecnologia di Aptus.AI nell’operatività delle aziende. «Ci sono due fasi della compliance: il monitoraggio e l’execution delle attività per fare compliance. Il nostro software supporta il processo di monitoraggio e di individuazione degli impatti sul business. Dopo quest’attività, gli utenti, grazie alle informazioni estratte dal sistema, riescono velocemente a capire cosa fare e a definire una lista di azioni da intraprendere per rispettare i requisiti nuovi o aggiornati. Da qui parte poi il lavoro di workflow management».
Ma l’enorme difficoltà di fondo è la quantità di documenti che inonda gli uffici dove ci si occupa di compliance. «La nostra AI inoltra la notifica soltanto quando c’è una novità rilevante. L’utente accede a un pdf aumentato e interattivo: oltre al testo ci sono molti elementi cliccabili, come i rimandi alle altre norme».
C’è poi la fase esecutiva: quando si capisce che bisogna intervenire che si fa? «Supportiamo l’organizzazione andando a individuare le aree di impatto della novità. Credo che stiamo riuscendo a compiere una rivoluzione: trasformare la funzione di compliance in un generatore di opportunità a supporto del business. Individuare un cambiamento normativo e valutarne impatti sull’operatività può aprire una nuova linea di business con grande anticipo».
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Un’AI dunque specializzata, che parte da un dataset immenso contenente materiali specifici, come le norme a cui le aziende finanziarie si devono adeguare. Per raggiungere tale risultato i co-founder di Aptus.AI hanno messo a sistema le rispettive competenze. «Lorenzo è lo sviluppatore del primo modello generativo sulla base di GPT-2. Lo ha fatto nel 2020. Siamo complementari: lui è forte sull’AI generativa, io più sulla parte di infrastrutture. I nostri primi risultati ci hanno dimostrato una grande potenzialità della tecnologia».
E siccome, per succedere, le cose necessitano anche di un luogo, nella storia di Aptus.AI conta anche il dove i fatti si sono svolti. Entrambi i fondatori hanno infatti studiato a Pisa. «A 19 anni ho deciso di spostarmi lì per frequentare corsi di computer science. Ho scelto Pisa perché volevo andar nel posto dove è nata l’informatica in Italia, con il primo calcolatore (la Calcolatrice Elettronica Pisana, inaugurata nel 1961, ndr). C’è una tradizione molto importante. Purtroppo i miei studi non mi hanno preparato alla vita da imprenditore».
L’interfaccia di Aptus.AI assomiglia in parte quella di ChatGPT, ma come ricorda Tesei conta poi l’altro elemento, «quello che noi definiamo il Google delle normative». In prospettiva l’azienda – nel cui ultimo round è entrato come lead investor P101 – non rimarrà confinata al settore finance. «Penso al pharma e all’energy. Adottiamo un approccio olistico». Non conosciamo ancora la magnitudo del fenomeno AI nel mondo del lavoro. L’intervista con il Ceo di Aptus.AI termina di nuovo sull’onda dell’ottimismo rispetto alla grossa mano che ci potrà offrire. «Pensiamo alle nostre giornate: quanti sono gli input e le attività che ci rubano tempo? Se le delegassimo all’AI avremmo tutto il margine per creare davvero valore aggiunto».