Il nuovo studio di co-somministrazione del vaccino antinfluenzale con la terza dose di vaccino anti-Covid19 a mRNA, la nuova stagione dell’influenza. Le sfide della salute tra ricerca, piattaforme tecnologiche, produzione e consapevolezza
“In questi giorni abbiamo presentato il primo studio scientifico al mondo dedicato alla co-somministrazione tra vaccino antinfluenzale e terzo richiamo del vaccino contro la Covid-19. È un tema caldissimo, sentito da opinione pubblica, istituzioni ed esperti. Lo studio dimostra come in un periodo storico senza precedenti come quello che stiamo vivendo, ancora segnato dall’emergenza sanitaria della pandemia e con la nuova stagione influenzale alle porte, abbiamo necessità di risposte puntuali, rapide e concrete sulla gestione ottimale ed efficace delle campagne di vaccinazione”. Così Francesca Trippi, a capo della direzione medica di Sanofi Pasteur, la divisione vaccini di Sanofi Italia, commenta i risultati preliminari del primo studio descrittivo di co-somministrazione del loro vaccino antinfluenzale quadrivalente ad alto dosaggio con la terza dose di vaccino anti Covid-19 a mRNA. I dati mostrano che la somministrazione contemporanea dei due vaccini è risultata sicura, ben tollerata e con una adeguata risposta anticorpale pari a ciascun vaccino somministrato singolarmente. Secondo Trippi, la disponibilità di evidenze scientifiche può facilitare questo tipo di campagna vaccinale, rafforzando le raccomandazioni della co-somministrazione dei due vaccini anche nel nostro Paese. “Questo non comporta solo un miglioramento per chi nella stessa seduta può ricevere in sicurezza entrambi i vaccini, ma costituisce anche un beneficio per la sanità pubblica, che in questo modo non rischia di perdere i soggetti da vaccinare e doverli richiamare”.
Ma oltre l’elemento scientifico, è anche il segno di come le grandi aziende farmaceutiche siano in prima linea per dare risposte alle sfide contemporanee. “Questo è il tempo nel quale le ricercatrici e i ricercatori lavorano sì nei laboratori interconnessi di tutto il mondo, ma con l’occhio vigile su ciò che accade fuori. È il tempo della prevenzione e non possiamo permetterci di rimanere indietro”, precisa Trippi. Aretina di nascita, 47 anni, Francesca Trippi ha una laurea in Scienze Biologiche e un dottorato di ricerca in Genetica Molecolare Umana all’Università di Pisa. Dopo alcuni anni di esperienza come ricercatrice nel campo delle malattie neurodegenerative nel centro di Ricerca universitario di Pisa, è entrata nel mondo farmaceutico in Dompé per poi passare a Sanofi Pasteur Msd nel 2007, come vaccine specialist. Dallo scorso primo agosto è alla guida dell’area medica di Sanofi Pasteur in Italia.
“Abbiamo tante soluzioni di prevenzione. Sul fronte dell’antinfluenzale, con la stagione autunnale appena entrata, siamo in campo col primo e unico vaccino quadrivalente antinfluenzale ad alta immunogenicità indicato dai 60 anni di età e disponibile anche in Italia. Il suo alto dosaggio garantisce superiorità in termini di efficacia e protezione, rispetto al vaccino quadrivalente a dosaggio standard. È stato sviluppato per fornire una migliore protezione per gli over 60, che rappresentano la popolazione a maggior rischio di gravi complicanze correlate all’influenza, come polmonite, eventi cardiovascolari e ictus. La stessa popolazione individuata per ricevere la terza dose del vaccino anti Covid-19 a RNA messaggero”.
Cosa ha significato per lei assumere questo ruolo nel pieno della pandemia?
È molto entusiasmante (ride, ndr). In questo momento, è chiaro che l’impegno richiesto alle aziende farmaceutiche produttrici di vaccini sia molto elevato, ma è tutto talmente fuori dall’ordinario e in continua evoluzione, da risultare molto coinvolgente. Di sicuro questo è il momento professionale più completo per me.
Perché è importante continuare a vaccinarsi anche contro l’influenza?
Perché è una malattia importante, nel senso che non dobbiamo pensare all’influenza come a un banale raffreddore. Ogni anno, questa malattia si porta dietro un carico importante di complicanze, e non solo a livello respiratorio. Dobbiamo pensare all’influenza come a una miccia, che scatena una cascata infiammatoria con delle ripercussioni anche a livello di altri apparati e di altri organi. Per questo è importante continuare a mantenere alta l’attenzione nella prevenzione vaccinale, a maggior ragione in questa stagione influenzale, visto il notevole allentamento delle misure di contenimento della pandemia.
L’anno scorso la curva è stata quasi inesistente…
Ma l’anno scorso le misure di distanziamento sociale e le mascherine hanno fatto da barriera anche al virus influenzale. Adesso stiamo tornando lentamente alla normalità, e questo comporterà anche una maggiore diffusione dell’influenza.
Le sfide oltre l’influenza?
Bisogna continuare a rispettare i calendari vaccinali, che proteggono e salvano vite. La pandemia da nuovo coronavirus ha portato a una riduzione preoccupante delle coperture vaccinali per diverse malattie prevenibili, su cui invece bisogna continuare a mantenere alta l’attenzione. È importante ribadirlo perché se oggi ci troviamo in una situazione in cui siamo riusciti a tenere sotto controllo malattie infettive e gravi, lo dobbiamo proprio alla vaccinazione: mi riferisco, ad esempio, alla poliomielite, alla difterite, all’epatite B o a malattie che magari riguardano i bambini in una fase delicata, come il primo anno di vita. Il panorama è molto più ampio rispetto alla Covid.
A che punto siete per lo sviluppo dei vaccini per le altre malattie?
In questo momento siamo impegnati su diversi fronti. Se andiamo a scattare un’istantanea della nostra pipeline di ricerca e sviluppo, e guardiamo solo ai vaccini, ne abbiamo due in fase uno, sei in fase due e quattro in fase tre. Inoltre, abbiamo da poco commercializzato in Italia un vaccino quadrivalente che permette di prevenire la malattia meningococcica da quattro sierotipi.
La pandemia ci ha mostrato che per rispondere al meglio alle sfide della prevenzione sono necessarie delle collaborazioni e delle alleanze trasversali. Questa necessità come si è declinata per Sanofi Pasteur?
Su due fronti: il primo riguarda la ricerca e lo sviluppo; l’altro, la capacità produttiva. Sanofi Pasteur ha fortemente investito nella ricerca e lo sviluppo di soluzioni preventive, grazie anche all’alleanza che ha stabilito con un’altra grande azienda farmaceutica, GlaxoSmithKline (GSK). Così due grandi aziende concorrenti nel mondo pre-pandemico, si sono alleate per mettere a frutto la loro esperienza ed expertise in questo campo.
E riguardo la capacità produttiva?
Sanofi ha condiviso anche la propria forza ed esperienza in questo ambito, mettendo a disposizione la sua imponente capacità produttiva per supportare la produzione di nuove dosi di vaccino delle aziende concorrenti, ovvero quelli sviluppati da Pfizer-BioNTech, Johnson & Johnson e Moderna. Questi due esempi dimostrano in modo inequivocabile come la pandemia abbia cambiato anche l’atteggiamento stesso delle aziende farmaceutiche, in direzione di una maggiore apertura alle alleanze.
Anche con le startup?
Senza dubbio. Nel nostro caso, che è quello della ricerca clinica, l’open innovation si traduce soprattutto in collaborazioni con le startup che operano nell’ambito delle biotecnologie, soprattutto quelle che lavorano su nuove piattaforme tecnologiche: mi riferisco alle piattaforme a DNA, che utilizzano il genoma virale o quello batterico, e le piattaforme a mRNA, che hanno registrato una spinta importante a causa della pandemia.
Su quale piattaforma tecnologica si basa il tipo di vaccino a cui stanno lavorando Sanofi e GlaxoSmithKline?
Stiamo lavorando allo sviluppo di un vaccino proteico adiuvato contro il virus SARS-CoV-2, responsabile della Covid-19, che si basa sulla tecnologia del DNA ricombinante, una tecnologia innovativa che Sanofi Pasteur utilizza già da anni per la produzione di uno dei nostri vaccini antinfluenzali. GSK, da parte sua, mette a disposizione il proprio adiuvante, una sostanza che va a stimolare la produzione di anticorpi, migliorando la performance del vaccino.
A che stadio di sviluppo si trova questo vaccino?
In questo momento, si sta svolgendo la fase tre, dove viene valutata l’efficacia clinica del vaccino. Al contempo, il preparato è in fase di rolling review (uno strumento normativo che l’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali, utilizza per accelerare la valutazione di un farmaco o vaccino promettente durante un’emergenza sanitaria, ndr), in modo da consentire all’autorità regolatoria di effettuare una serie di valutazioni in itinere, non appena si rendono disponibili i dati dello studio. La fine della rolling review, e la conseguente autorizzazione da parte dell’EMA, è attesa entro la fine del 2021.
È notizia recente l’acquisizione di Translate Bio, società attiva nello sviluppo di terapie a mRNA in fase clinica, da parte di Sanofi. In corso, tra l’altro, c’è già uno studio clinico su un vaccino a mRNA contro l’influenza stagionale. Di che si tratta?
Questo vaccino si trova nella fase uno. In questo caso, il trial valuterà la sicurezza e l’immunogenicità di un vaccino antinfluenzale monovalente, ovvero contro un determinato ceppo del virus dell’influenza. Le stagioni influenzali dominate dalla circolazione di questo ceppo tendono ad essere più severe, soprattutto tra i soggetti considerati più a rischio, come anziani e bambini. I primi dati verranno anticipati entro la fine dell’anno.
In termini generali, il virus dell’influenza e il coronavirus, per quanto appartengano a famiglie diverse, hanno molte caratteristiche in comune. È ovvio, quindi, che la ricerca in questi due ambiti, in un certo senso, proceda di pari passo. E Sanofi sta investendo davvero moltissimo su questa piattaforma tecnologica, tanto da aver istituito un Centro di Eccellenza dedicato proprio allo sviluppo di vaccini basati sulla tecnologia a mRNA.
Di cosa si tratta e quali sono gli obiettivi di questo centro?
Si tratta di un grande investimento, sotto il profilo economico, che ammonta a circa 400 milioni di euro l’anno. Ma è un investimento importante anche sul capitale umano, visto il coinvolgimento di almeno 400 dipendenti dedicati. È chiaro che la tecnologia a mRNA abbia delle altissime potenzialità. Noi l’abbiamo vista applicata nello sviluppo dei vaccini Covid, ma possono essere innumerevoli le applicazioni in campo preventivo e terapeutico: basti pensare all’influenza, come abbiamo detto, oppure alle immunoterapie oncologiche. Insomma, possiamo tranquillamente affermare che l’innovazione portata dall’mRNA riguarderà molti ambiti nel panorama della ricerca farmaceutica.
A proposito di ricerca, lei ha anche un passato come ricercatrice. La ricerca è al femminile?
In Italia c’è ancora molto da fare. Però le donne stanno dando un contributo molto importante allo sviluppo della ricerca scientifica, soprattutto negli ultimi anni. Lo dimostrano anche i dati delle nuove immatricolazioni nelle facoltà scientifiche, che indicano una forte attenzione delle donne sia verso questo settore che questo tipo di professionalità. In generale, siamo molto coinvolte nella ricerca scientifica, ma se andiamo a guardare quante donne ricoprono posizioni apicali o le differenze salariali rispetto agli uomini, siamo molto indietro. Dobbiamo ancora lavorare tanto per colmare questo gap retributivo e per rompere in maniera definitiva il cosiddetto soffitto di cristallo.
Cosa significa guidare il team della Direzione medica di Sanofi Pasteur?
Da una parte significa valorizzare competenze e background diversi, e allo stesso tempo fare squadra per raggiungere degli obiettivi comuni e affrontare le tante sfide scientifiche che ci aspettano nel futuro. Ma lavorare nella direzione medica di un’azienda farmaceutica dedicata ai vaccini, nel momento in cui viviamo una pandemia, rappresenta già di per sé una sfida epocale, che è fondamentale affrontare in maniera unita. Dall’altra, significa lavorare insieme per garantire sempre una forte credibilità: secondo me, la nostra sfida più grande risiede proprio nella capacità di essere tutti credibili, perché ci viene chiesto proprio questo oggi, anche da un punto di vista comunicativo. E noi dobbiamo muoverci con una voce sola. Una voce affidabile.