L’analisi bisettimanale, curata dalla startup innovativa Storyword, sui temi che hanno tenuto banco sulla stampa estera durante i 14 giorni appena trascorsi
I video che mostrano gli orrori delle guerre continuano a circolare online e non è ancora chiaro come le piattaforme social intendano impedire la diffusione di questi contenuti. Video che si moltiplicano giorno dopo giorno poiché sempre più militari utilizzano smartphone e videocamere GoPro per registrare o trasmettere in streaming filmati, sia per fini strategici sia di propaganda. E spesso il confine è molto sottile e difficile da individuare: i video di guerra possono infatti svolgere un doppio ruolo, mezzi di denuncia e, al contempo, strumenti di mobilitazione per attirare supporto a livello internazionale e promuovere la propria causa. Le principali piattaforme di social media hanno norme interne che vietano o limitano la condivisione di materiale violento ma la loro l’efficacia è stata messa in discussione, soprattutto a causa del volume considerevole di contenuti che vengono costantemente pubblicati. Inoltre, alcune piattaforme consentono la condivisione di tali contenuti, ma solo se accompagnati da disclaimer che indicano la natura del materiale: si tratta di un sistema teso a conciliare la libertà di espressione con la necessità di proteggere gli utenti da immagini violente. Ma, come spiega il Washington Post, l’esposizione ripetuta a contenuti violenti può avere un impatto notevole sulla salute mentale delle persone, aspetto sicuramente da non sottovalutare.
A proposito di salute mentale
42 è il numero degli Stati americani che hanno recentemente denunciato Meta. La casa madre di Facebook e Instagram torna nel mirino della giustizia per aver provocato danni alla salute mentale e fisica dei giovani. Nello specifico, affermano i procuratori generali che hanno seguito il caso, “Meta ha sfruttato tecnologie potenti e senza precedenti per attrarre e infine intrappolare giovani e adolescenti al fine di ottenere un profitto”. Problema che ha trovato consenso tra stati sia repubblicani sia democratici. “Meta ha tratto profitto dal dolore dei bambini progettando intenzionalmente le sue piattaforme con caratteristiche manipolative che rendono i bambini dipendenti dalle loro piattaforme abbassando la loro autostima”, ha aggiunto il procuratore generale di New York Letitia James. Secondo TechCrunch, l’origine di tutto risiede in un Congresso sempre più spaccato che non è riuscito a ritenere le piattaforme social responsabili del loro impatto deleterio sulla società, come invece avvenuto in Europa. Di conseguenza, i social media rimangono in gran parte non regolamentati per gli utenti americani, nel bene e nel male. Meta non ha nascosto la sua delusione nei confronti di una giustizia che preferito la denuncia ad una collaborazione costruttiva con l’intera industria al fine di individuare delle regole comuni per prevenire e attenuare le criticità.
Uno storytelling per cambiare
Il 70% delle iniziative volte al cambiamento in azienda falliscono, nonostante il tempo impiegato dai manager per creare strategie e spiegarle alle proprie organizzazioni. Nell’ultimo numero di Harvard Business Review si parla di una leva più efficace per guidare il cambiamento: il potere di raccontare una storia avvincente. “La nostra specie pensa con metafore e impara attraverso le storie” ha scritto l’antropologa Mary Catherine Bateson. Come spiega la rivista americana, sono quattro i passaggi chiave per una buona narrazione: comprendere la tua storia così bene da poterla descrivere in termini semplici, glorificare il passato, descrivere i passi per il cambiamento e delineare un percorso rigoroso e ottimista per il futuro. La storia dell’azienda dovrebbe essere affrontata con ottimismo e onestà, occorre affrontare gli errori ammettendo di averli commessi. Dopodiché, bisogna offrire delle soluzioni chiare e convincenti per rimediare e migliorare, tutto ciò, avendo chiari gli obiettivi da perseguire. Secondo le autrici dell’articolo, è essenziale uno spirito positivo perché, come riporta una ricerca Gallup, solo il 15% dei dipendenti statunitensi è d’accordo sul fatto che la leadership della propria organizzazione li renda entusiasti delle prospettive future. Compiuti tutti questi passaggi, il leader dovrebbe predisporre la strategia da adottare, passaggio che non può prescindere da un lavoro in team. A quel punto, lo storytelling è pronto e deve essere ripetuto in ogni occasione, dalle riunioni alle interviste agli incontri individuali. Il leader deve comunicare spesso, raddoppiando o triplicando i messaggi strategici. Un’ultima accortezza da adottare in una narrazione è l’attenzione alle emozioni perché ognuna di esse è contagiosa. L’autoconsapevolezza rimane la chiave per strutturare uno storytelling che sia autentico e che infonda fiducia perché la storia getta le basi per il cambiamento e solo quando la si condivide diventa realtà.
E adesso arriva Tucker
Si chiamerà Last Country la nuova media company di Tucker Carlson, ex star di Fox News licenziato a seguito della causa intentata da Dominion. E, come riporta il Wall Street Journal, avrebbe già raccolto 15 milioni di dollari da un fondo gestito da Omeed Malik, un investitore che fino a qualche anno fa si autodefiniva un “runof- the-mill corporate Democrat”. Oggi Malik investe in società “anti-Esg” e “anti-woke”, convinto che le iniziative imprenditoriali di destra non abbiano ancora ottenuto i risultati sperati. Quello di Malik non è l’unico affare della nuova creatura di Carlson: l’ex conduttore televisivo ha già firmato un accordo pubblicitario di 1 milione di dollari con PublicSq, un marketplace online per aziende che condividono valori conservatori. In questa nuova iniziativa, Carlson è affiancato dall’ex consigliere della Casa Bianca (nonché suo compagno di stanza al Trinity College di Hartford, nel Connecticut), Neil Patel. I due, nel 2010, hanno fondato il Daily Caller, un sito di notizie di stampo conservatore. Per quanto riguarda i contenuti, Last Country si baserà su versioni più lunghe, e a pagamento, dei video che Carlson pubblica regolarmente su X, e vedrebbero protagonisti anche altri conduttori.
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