Isabella Castiglioni è professoressa ordinaria di fisica applicata all’Università di Milano Bicocca e fondatrice della startup Deep Trace. Ha vinto il Premio Internazionale Tecnovisionarie® 2021 – AI Salute
Se dovessimo raccontarla in poche parole, Isabella Castiglioni è la donna che scopre l’invisibile. Tra fascino dell’ignoto e una fortissima dose di intraprendenza naturale, questa scienziata imprenditrice, che nel 2018 ha fondato la startup Deep Trace Technologies per raggiungere con la fisica applicata tutti quegli obiettivi fuori dalla portata della sola ricerca accademica, si muove con passione nel campo della medicina predittiva. “Addestriamo tool e algoritmi” ci dice, e improvvisamente intelligenza artificiale e machine learning escono dalla sfera dell’ignoto ed entrano in quella della relazione collaborativa, perchè è grazie alla malleabilità degli ingredienti, tanto intangibili quanto efficienti, che oggi possiamo diagnosticare patologie o individuare variabili che rendono un organismo più predisposto a svilupparle. Perchè nella scienza, il tempismo è tutto.
Il tempismo è stato fondamentale anche nel percorso professionale di Isabella Castiglioni. “Con la fisica applicata si raggiungono traguardi scientifici, ma io volevo fare di più. Volevo arrivare alla società, che dati e informazioni avessero un impatto concreto”. Quando si è fatto palese l’enorme gap che come un muro separa il fertile mondo accademico dalla sua applicazione medico-diagnostica, la Castiglioni ha capito che servivano altre competenze per fare impresa con la scienza.
“Ho deciso di farlo da sola, e a 40 anni ho scelto di conseguire l’MBA – Master in Business Administration – all’Università Bocconi per apprendere quello che non sapevo. Uno scienziato non vende nulla, non è abituato a prendere decisioni veloci, a considerare il rischio, ad immaginare un mercato”.
Deep Trace Technologies, spin off dell’Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia, è nata per sviluppare modelli predittivi della prognosi a servizio della salute. Quando un modello è scalabile e competitivo l’azienda, guidata dal giovane CEO Cristian Salvatore, punta alla certificazione CE, muovendosi in quella giungla normativa che un centro di ricerca non potrebbe affrontare. Tra i tool sviluppati dalla startup c’è quello per l’Alzheimer, uno strumento clinico su cloud già a disposizione di alcuni ospedali italiani, che possono lavorare usando una semplice risonanza senza mezzi di contrasto.
“L’intelligenza artificiale aiuta ad intercettare le giuste variabili nei pazienti selezionati, e lavora con una metodologia semplice e accessibile. Quando c’è un’ipotesi i dati parlano, e riescono a prevedere da una risonanza cerebrale se ci sono i presupposti per sviluppare la malattia”. Altri tool, appositamente addestrati, sono utilizzati per individuare le densità nella mammella o le polmoniti. In pieno lockdown l’approccio predittivo di Deep Trace Technologies ha permesso, all’Ospedale San Gerardo di Monza di individuare i pazienti a rischio Covid tramite la lettura delle radiografie polmonari e di evolvere la tecnica diagnostica con approcci differenziati.
“L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa e da lì siamo partiti con la nostra metodologia, puntando allo sviluppo di una piattaforma di intelligenza artificiale. Abbiamo prodotto un software certificabile come dispositivo medico per predire la diagnosi precoce e differenziale e la prognosi di numerose malattie, dai tumori alle malattie cardiovascolari, dai traumi alle malattie virali”. Un’innovazione che ha un impatto vero e riconosciuto: l’azienda in poco più di due anni ha raccolto un fondo di circa 2milioni di euro da Progress Tech Transfer, fondamentale per l’aumento di capitale, per sostenere i costi di certificazione e per puntare ad un’accelerazione dell’esportazione dei dispositivi a livello europeo.
Crossfertilization
Siamo circondati dall’invisibile, non solo in campo medico: per questo, una volta individuate le potenzialità di algoritmi e software, Isabella Castiglioni ha gettato cuore e competenze oltre l’ostacolo raggiungendo, grazie alle tecniche di imaging diagnostico, anche altri ambiti applicativi. L’osservazione non invasiva del corpo umano – tramite radiografie, radiazione a infrarosso, imaging di fluorescenza stimolata da ultravioletto – è infatti perfetta anche per osservare le opere d’arte tanto quanto una spiaggia inquinata dalla plastica. Si chiama cross-fertilization. “In tutti questi campi siamo ora in grado di estrarre dati, immagini e informazioni che o non sono visibili o sono troppo estese nello spazio che osserviamo. Il primo tool dedicato all’ambiente risale al 2019, quando abbiamo iniziato a sorvolare con un drone le spiagge meno turistiche delle Maldive, letteralmente invase dalla plastica. Le informazioni raccolte guidano le flotte di barche destinate alla pulizia di quella zona, che così ottimizzano tempi e risorse là dove lei individua l’emergenza”.
Lo stesso tipo di monitoraggio non invasivo è perfetto anche per esplorare il backstage delle opere d’arte, e determinarne il valore. “Lavoriamo su opere intoccabili di Giotto o Caravaggio, ne studiamo il processo e tutti i dettagli dei disegni preparatori, degli errori o dei dettagli coperti da altri strati di colore: i ripensamenti dell’artista sono sinonimo di autenticità e rivelano informazioni importantissime per gli studiosi”.
Una storia di assoluta ispirazione
Dalle parole di Isabella Castiglioni emerge che la crescita, le prospettive e i traguardi di Deep Trace Technologies affondano le radici nella sua evoluzione personale e dalla sua personale capacità di mettersi in discussione per seguire un sogno e trasformarlo in storia imprenditoriale di successo. Tra laboratorio e cattedra – insegna fisica applicata e Medical Imaging e Big Data nei corsi di laurea magistrale in fisica e Data Science dell’Università di Milano Bicocca – ha sempre mostrato un carattere forte e deciso, ha sempre puntato alla ricerca del risultato senza ammettere errori.
“Tornare a formarmi ha fatto emergere anche tutte le mie soft skill. Periodicamente sottopongo questionari anonimi ai miei collaboratori, e quando mi hanno letteralmente massacrata ho capito di dover lavorare su me stessa, di dovermi aprire più all’ascolto e ad accettare anche i passi falsi. Ho iniziato ad imparare moltissimo da loro, e i risultati positivi si sono visti da subito”.
Il suo è un messaggio che va anche oltre. “Lo dico anche per rivolgermi alle donne che scelgono percorsi scientifici, o che non sanno se farlo. Sono tornata studentessa con altre 6 donne in una classe con 60 uomini e due figlie piccole da crescere. Trovare il coraggio e mettersi in discussione significa anche prepararsi a raccogliere enormi soddisfazioni dalle meravigliose scoperte che riserva questo lavoro. Ogni nuova scoperta che facciamo nell’arte alimenta la passione in campo medico, è un cerchio che si chiude e si alimenta continuamente”.