«A partire dal 1° gennaio 2025, per tutti i servizi in rame, in corso di erogazione è applicato un incremento dei prezzi pari al 10 per cento, del valore complessivo». Così si legge in un emendamento alla manovra 2025 che rischia, se approvato, di far pagare di più l’abbonamento a internet sottoscritto da tutti quegli utenti che in Italia non hanno la connessione in fibra ottica.
In base alla proposta avanzata dal deputato di Fratelli d’Italia Carmine Raimondo le persone che si appoggiano all’Adsl e ai servizi in rame potrebbero dover pagare il 10% in più sul proprio abbonamento. Ma per quale ragione?
Nuova tassa sull’internet lento: le ragioni della proposta
Le ragioni per cui una parte dei consumatori, quella con la connessione meno veloce, dovrebbe pagare il 10% in più sul proprio abbonamento sono spiegate nello stesso emendamento. Con le risorse raccolte si andrebbe infatti a velocizzare il processo di transizione alla fibra ottica. «Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge – si legge nella proposta – presso la Presidente del Consiglio dei ministri è istituito un Fondo per lo switch off alimentato con i proventi di cui al precedente comma 11, al fine di contribuire al sostenimento degli oneri di tutti gli operatori per la migrazione degli utenti verso le reti a banda ultra larga ad altissima capacità».
Come prevedibile l’iniziativa non trova d’accordo le associazioni dei consumatori, preoccupate di questa misura che scarica sull’utente finale i costi della transizione all’internet veloce. «È noto – ha commentato Federconsumatori – che il settore delle TLC sta attraversando da tempo una crisi, che il Governo non sembra voler affrontare equamente, in gran parte dovuta al fatto che gli OTT non contribuiscono alla manutenzione e all’ampliamento delle reti di trasmissione che utilizzano gratuitamente. Se passasse l’emendamento, che trasuda di finalità propagandistiche in nome dell’efficientismo governativo, graverebbe ulteriormente sulle tasche degli incolpevoli utenti, parte debole del rapporto contrattuale, chiamati a coprire con gli aumenti dei canoni d’abbonamento alla rete fissa i maggiori investimenti imposti agli operatori».