L’amministratore delegato ha appena concluso un ciclo di viaggi in 17 città in tutto il mondo. In Europa ha incontrato Macron e Sánchez
Sono mesi intensi per Sam Altman, il Ceo di OpenAI, l’azienda americana che ha sviluppato ChatGPT. Di recente ha partecipato a un’audizione al Senato degli Stati Uniti, rispondendo a timori e domande dei rappresentanti ed esprimendo le sue stesse preoccupazioni circa i rischi dovuti all’intelligenza artificiale. Guardando però al suo profilo Twitter, si scopre che Altman ha viaggiato parecchio anche all’estero: è stato in Francia, dove ha incontrato il presidente Emmanuel Macron, in Spagna, dove ha parlato col primo ministro Pedro Sánchez, e poi in Polonia, Portogallo, Canada e Brasile. In tutto 17 tappe. Negli scorsi giorni è stato anche in Nigeria, a Lagos. Di questa visita si è occupato il magazine Semafor, analizzando le ragioni alla base dell’incontro con imprenditori, stakeholder e comuni utenti di ChatGPT.
La Nigeria è il Paese africano più popoloso (oltre 213 milioni di abitanti, con un’età media di 18 anni) ed è lo Stato che a livello continentale ha ricevuto più investimenti per quanto riguarda le startup tecnologiche. La visita di Sam Altman in Africa è stata letta dagli osservatori anche come tentativo di presentare la società in cui Microsoft ha investito 10 miliardi di dollari come sensibile e attenta alle condizioni dei lavoratori, soprattutto quelli a cui vengono appaltate le mansioni più faticose. Il riferimento è ai moderatori di contenuti e in generale a chi si occupa di filtrare e bloccare contenuti violenti e di odio.
A inizio anno il Time ha pubblicato un approfondimento, spiegando che OpenAI avrebbe pagato lavoratori in Kenya meno di 2 dollari l’ora per occuparsi di questi compiti nel dietro le quinte di ChatGPT. Agli imprenditori nigeriani Sam Altman si è voluto presentare come un Ceo attento alla questione. La sua tecnologia, ChatGPT, ha bruciato le tappe: in soli due mesi dal lancio (a dicembre 2022) ha toccato i 100 milioni di utenti attivi nel mondo (Instagram per lo stesso traguardo ha impiegato oltre 2 anni). OpenAI manterrà la promessa di non rifarsi più all’imperativo “move fast and break things” che ha fatto la fortuna delle ex startup (oggi Big Tech) della Silicon Valley?