Lo abbiamo incontrato alla EIT Digital conference a Bruxelles
«Non sono un estremista del Web3». Bertrand Perez, un passato in PayPal come Senior Director Payments Engineering e oggi Ceo della Web3 Foundation, ha risposto alle nostre domande in merito a uno dei nuovi trend dell’industria tecnologica. Facebook, WhatsApp e poche altre piattaforme sono gli unici gate d’ingresso al mondo del web. Ma una nuova (potenziale) soluzione viaggia su binari decentralizzati, sui quali chiunque avrebbe contezza dei propri dati. Abbiamo incontrato Perez all’EIT Digital conference appena conclusasi a Bruxelles, dove ha parlato del destino di internet.
Intervista a Bertrand Perez
Cos’è il Web3? Ha a che fare con hardware e software, oppure è più una questione di controllo dei dati?
Bertrand Perez: «Direi che è il controllo restituito agli utenti rispetto ai loro dati. Il Web3 utilizza fondamentalmente una tecnologia, la blockchain. Si tratta di un protocollo che permette di decentralizzare i dati. Nel Web 2.0 questi sono centralizzati all’interno di una singola organizzazione che ne ha il controllo e ne fa quel che vuole. Nel Web3, invece, i dati sono completamente distribuiti in una serie di nodi. La blockchain permette di assicurarli grazie alla crittografia. Se uno dei nodi non funziona, i dati sono comunque sempre disponibili, perché copiati all’interno di altri nodi. L’obiettivo è ridare agli utenti il controllo dei propri dati».
Alla conferenza di EIT Digital ha parlato di metaverso. C’è ancora parecchia confusione a riguardo. Pensa che diventerà qualcosa di più concreto?
Bertrand Perez: «C’è confusione perché è un nome nuovo. Ma il metaverso, in realtà, esiste da molto tempo, che si tratti di videogiochi o videoconferenze. Il metaverso, di base, è un luogo digitale dove le persone interagiscono tra loro. Zoom, ad esempio, è una sorta di metaverso. Viene chiamato ancora mondo virtuale, ma con gli avanzamenti tecnologici potrà essere utilizzato per molto altro. Ad esempio nell’industria automobilistica alcuni stanno già utilizzando soluzioni di metaverso per creare modelli di veicoli. Realizzano creazioni in 3D e questo accelera il time to market».
Non si può parlare di web senza citare le Big Tech. Crede che ci possano essere connessioni tra il Web 2.0 e questa nuova ondata tecnologica?
Bertrand Perez: «Sono mondi che coesisteranno. Ci sono aziende del Web 2.0 che offrono grandi servizi, altre meno. Alla fine ci saranno anche delle interazioni col Web3. Ma attenzione: non tutto quello che sta sotto il cappello del Web3 è buono. Si tratta di capire che tipo di servizio si offre agli utenti. Se è utile soprattutto all’azienda allora non funziona. Questo non significa che l’azienda non debba fare profitto: è normale che lo faccia per continuare a esistere».
Come si lega il Web3 alle criptovalute?
Bertrand Perez: «Per garantire la decentralizzazione, la blockchain offre anche una soluzione per trasferire valore attraverso i nodi. Io preferisco parlare di digital token, non di criptovalute. Questo è il modo per interagire con il sistema. Se il servizio che utilizzi è completamente gratuito, come si dice, allora il prodotto sei tu. C’è bisogno di pagare per i servizi utilizzati. L’obiettivo del Web3 non è avere token che impennano e poi crollano di valore. Quelli non sono elementi positivi dell’ecosistema e la buona notizia di questa situazione economica è che verranno spazzati via dal mercato. Non sono qua per il lungo termine».
Da qui a dieci anni molto è destinato a cambiare. Ma cosa invece rimarrà uguale nel web?
Bertrand Perez: «Ad esempio non cambierà il bisogno delle persone di comunicare che sia con la famiglia o per ragioni di lavoro. Così come non cambierà il fatto che le persone avranno sempre necessità di trasferire valore in modo sicuro ed efficiente. Stiamo solo grattando la superficie di quel che può offrire il Web3».