Una lettera al capo del social, Mark Zuckerberg, da parte dei vertici di quasi tutte le procure statali statunitensi: “Problemi di comportamento, di privacy e psicologici”
Facebook ha da tempo in canna la volontà di lanciare una versione di Instagram per i minori di 13 anni negli Stati Uniti e in Europa. E quasi in parallelo associazioni e organizzazioni moltiplicano da mesi appelli affinché il colosso rinunci a questi piani. Alla società civile statunitense si aggiungono ora, con una mossa di un certo peso, i procuratori generali di 44 stati e territori. In una lettera hanno infatti invitato Menlo Park ad abbandonare l’idea. La ragione? A loro avviso l’uso del social media avrebbe conseguenze devastanti sui comportamenti e sulla privacy dei più piccoli.
L’idea di un Instagram per i bambini
Mark Zuckerberg aveva parlato del suo progetto lo scorso marzo nel corso di un’audizione in Congresso. Ma l’idea di una serie di spin-off a misure di under 13 delle proprie piattaforme è da sempre nei desiderata del cofondatore, che vi ha fatto riferimento in numerose apparizioni pubbliche. E d’altronde una, Messenger Kids, già esiste dal dicembre 2017. Da una parte, infatti, c’è la sostanziale impossibilità di bloccare in modo soddisfacente le iscrizioni e l’accesso dei bambini ai servizi digitali, come le regolamentazioni statunitense ed europea prescrivono in modo sempre più rigido. Almeno sulla carta. Dall’altra c’è il rischio di sanzioni, multe, sospensioni e tuttavia anche l’interesse a tenere il più possibile all’interno di quei “recinti dorati” un target, quello giovanile, essenziale in termini di tendenze emergenti dei consumi, indirizzo di spese familiari e profilazione pubblicitaria.
I social sotto attacco da destra e da sinistra
L’idea di una piattaforma social per gli under 13 era stata tuttavia subito criticata dai legislatori del Partito democratico, che ad aprile avevano già indirizzato una loro lettera aperta a Zuckerberg, di nuovo invitandolo a un passo indietro. Fra l’altro, i social vivono in questi mesi una situazione inedita rispetto alla loro storia recente: sono infatti attaccati sia da destra che da sinistra, da Trump come dall’ala radicale dei dem che invece ne vorrebbero lo “spezzatino” per rimettere in moto la concorrenza sul fronte dei servizi digitali, della pubblicità e dei dati presidiato da pochi grandi player.
La posizione di Facebook: “Collaboreremo e niente pubblicità”
Dopo l’appello dei procuratori generali Facebook, attraverso un suo portavoce, ha spiegato di essere in ogni caso determinata a collaborare con regolatori e legislatori per sviluppare la nuova versione di Instagram. “Siamo d’accordo sulla necessità di dare priorità alla sicurezza e alla privacy dei bambini – ha dichiarato l’azienda – e continueremo a consultare gli esperti in sviluppo dell’infanzia, salute mentale e privacy”. Aggiungendo alla Cnn Business che, “come ogni genitore sa, i bambini sono già online. Vogliamo migliorare la situazione costruendo esperienze che diano ai genitori consapevolezza e controllo su ciò che stanno facendo”. In ogni caso, sottolineano, in un’eventuale versione per under 13 non ci saranno annunci pubblicitari.
La posizione dei procuratori generali
Nella lettera aperta pubblicata all’inizio della settimana i procuratori – tra i quali quelli del Texas, di New York e della California – fanno riferimento agli studi e alle ricerche in materi. Indagini che sollevano forti perplessità sull’utilizzo dei social da parte dei bambini. I magistrati insistono anche sugli aspetti dei cyberbullismo e della salute mentale: “L’uso dei social media può essere dannoso per la salute e il benessere dei bambini, che non sono attrezzati per affrontare le sfide di avere un account sui social media” si legge nella lettera indirizzata a Zuckerberg, che in un passaggio seguente accusa la piattaforma di non aver raggiunto grandi obiettivi in termini di protezione dei minori. “Facebook ha storicamente fallito nel proteggere il benessere dei bambini sulle sue piattaforme. Gli avvocati generali hanno interesse a proteggere i nostri cittadini più giovani e i piani di Facebook per creare una piattaforma in cui i bambini di età inferiore ai 13 anni sono incoraggiati a condividere contenuti online è contrario a tale interesse“.