Il report annuale inviato alla SEC riferisce di tutti gli scenari possibili
Nessuno dentro Meta ha mai detto che Facebook e Instagram verranno presto spenti in Europa. Eppure sulla stampa è questo che è circolato, almeno nei titoli, e che ha animato un dibattito attorno a Meta, l’ex gruppo Facebook guidato da Mark Zuckerberg. Tutto è cominciato dalla diffusione del fitto report annuale inviato dalla multinazionale di Menlo Park alla SEC, la Consob americana che vigila sulla Borsa. Quella che segue è la frase ripresa dal documento, nella quale molti hanno letto una decisione data per certa in merito al presunto divorzio tra due dei i social più famosi e il vecchio continente: “Se un nuovo quadro di trasferimento dati transatlantico non venisse adottato e non fossimo in grado di continuare ad affidarci agli SCC (standard contractual clauses, ndr) o a contare su altri mezzi alternativi di trasferimento dei dati dall’Europa agli Stati Uniti, probabilmente non saremo in grado di offrire un certo numero dei nostri prodotti e servizi più significativi, tra cui Facebook e Instagram, in Europa, il che inciderebbe materialmente e negativamente sulla nostra attività, sulla condizione finanziaria e sui risultati delle operazioni”.
Come spiega la CNBC, in Europa è in fase di discussione un nuovo regolamento che aggiornerà il modo in cui i dati vengono trasferiti da una sponda all’altra dell’Atlantico. Stando a quanto hanno spiegato gli esperti, Meta è obbligata a rendere conto alla SEC di tutti gli scenari possibili che potrebbero danneggiarne il business e, stando alla visione di Menlo Park, un aggiornamento giuridico in materia di dati in Europa si configura come tale. Detto questo, proprio per evitare che passasse un messaggio superficiale, Meta si è subito esposta dicendo che non ha mai minacciato, nè preso alcuna decisione di abbandonare l’Europa. Ne deriverebbero perdite consistenti in termini di utenti e giro d’affari.
La vicenda non ha investito soltanto i social e gli utenti, ma anche i vertici della politica europea. Stando a Bloomberg, nelle scorse si è tenuta a Parigi una conferenza stampa con presenti il ministro dell’economia tedesco, Robert Habeck, e il suo omologo francese, Bruno Le Maire. «Dopo essere stato hackerato, ho vissuto senza Facebook e Twitter per quattro anni e la vita è stata fantastica», ha detto Habeck; «Posso confermare che la vita è ottima senza Facebook e che vivremmo molto bene senza Facebook – ha aggiunto Le Maire -. I giganti digitali devono capire che il continente europeo resisterà e affermerà la sua sovranità».
La situazione è senz’altro delicata per Meta, che vive un periodo di crisi reputazionale. Le accuse da parte dell’ex data scientist, Frances Haugen, sono state soltanto l’ultimo dei colpi inflitti alla società in questi anni. Impossibile pensare che il rebranding in Meta e gli investimenti nel metaverso potessero far voltare pagina. Se torniamo infine al report inviato alla SEC, la società sembra consapevole anche del fatto che i problemi tecnologici in futuro potrebbero ripetersi, con bug, cyber attacchi e altri disservizi. “Il software e l’hardware su cui facciamo affidamento hanno contenuto, e conterranno in futuro, errori, bug o vulnerabilità, e i nostri sistemi sono soggetti ad alcune limitazioni tecniche che possono compromettere la nostra capacità di raggiungere i nostri obiettivi. Alcuni errori, bug o vulnerabilità possono essere intrinsecamente difficili da rilevare e possono essere scoperti solo dopo che il codice è stato rilasciato per uso esterno o interno”.