Il giudice incaricato stabilisce che nel marketplace di iOS si può pagare anche senza passare da Cupertino. Ma pure che Apple non ha violato le norme antitrust
Sembra incredibile ma finalmente la vicenda Epic Vs. Apple ha raggiunto un punto fermo nella lotta che vede contrapposte le due aziende: un giudice federale ha stabilito che Apple non può obbligare gli sviluppatori a usare unicamente i suoi canali per raccogliere i pagamenti su App Store (tenendosi il 30 per cento come commissione), perché facendolo viola le leggi californiane sulla concorrenza. Lo stesso giudice, Yvonne Gonzalez Rogers, ha però anche stabilito che Apple non ha violato le normative antitrust e che Epic ha anche violato il contratto sottoscritto con Apple stessa quando ha provato ad aggirare le regole del marketplace di iOS. In sostanza, comunque, ce n’è abbastanza per stabilire che Epic ha avuto ragione nel merito: che poi riesca o meno a rientrare su quello che è a oggi il più lucroso negozio digitale per app su smartphone, questa magari è una storia che racconteremo nelle prossime settimane.
Cosa è successo
Ad agosto del 2020, Epic ha compiuto un vero e proprio blitz su App Store: ha rilasciato una versione di Fortnite che consentiva di aggirare il sistema di pagamento integrato in iOS, quello che garantisce ad Apple una percentuale, facendo scattare l’inevitabile rappresaglia da parte di Cupertino. Il risultato è stata la cacciata di Epic dallo store di tutti gli iPhone e iPad, senza contare anche la chiusura dell’indispensabile account sviluppatori che serve per poter tenere aggiornati e funzionali gli strumenti come l’Unreal Engine che Epic vende ad altri sviluppatori per costruirvi sopra le proprie app.
Ovviamente l’intera faccenda si è rapidamente ingigantita, ha fatto scattare anche la rappresaglia di Google per le stesse ragioni, è stata coinvolta l’Europa per la stessa questione così da stabilire se Apple stia violando le norme antitrust del Vecchio Continente, si sono cominciate a tenere le udienze difronte alla Corte Federale del Distretto Nord della California in cui sono state diffuse centinaia di email e altri documenti che hanno finito per scoperchiare un vaso di Pandora sulle pratiche, le prassi, gli accordi e le direttive che i soggetti coinvolti hanno portato avanti in questi anni. Udienze che oggi sono arrivate a una prima conclusione, con il pronunciamento che ha stabilito che entro 90 giorni Apple dovrà nei fatti concedere a chiunque lo desideri di offrire sistemi di pagamento alternativi. Ma non si tratta solo di stabilire se Fortnite possa tornare su iPhone e iPad.
Non è finita qui
È importante sottolineare che, sebbene il giudizio dia ragione ad Epic nel merito, ciò non significa che Epic abbia vinto su tutta la linea: il giudice non ha ordinato ad Apple di riammettere Epic nel suo store o di cessare di gestire i pagamenti, ha solo ordinato all’azienda californiana di non proibire agli sviluppatori di inserire link o pulsanti che contengono link che puntino a sistemi di pagamento differenti da quelli offerti direttamente da iOS, così come non potrà impedire agli sviluppatori di comunicare direttamente con gli utenti se avranno ovviamente esplicitamente ottenuto il permesso da parte dell’acquirente per farlo. È comunque una decisione fondamentale: di fatto liberalizza i pagamenti su iOS, almeno per quanto attiene gli Stati Uniti, e questo lascerà a chi offre le proprie app su App Store libertà di negoziare con altri servizi commissioni percentuali più vantaggiose.
Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia da considerare: fino a oggi i nostri soldi sono transitati dalle carte di credito collegate agli account verso Apple, e da lì verso gli sviluppatori. Ciò offre delle garanzie e delle certezze in più sulla sicurezza dei pagamenti, mentre altri canali potrebbero non godere della stessa credibilità: di fatto rivolgersi altrove potrebbe far crescere la diffidenza da parte dei clienti nell’affidare gli estremi della propria carta di credito a un servizio sconosciuto. In molti, tra gli sviluppatori, potrebbero decidere di continuare a usare gli strumenti Apple: sono pronti all’uso, non richiedono azioni ulteriori da parte degli utenti, sono noti e ritenuti affidabili.
Poi ovviamente ci saranno gli eventuali ricorsi di Apple contro questa decisione, ed Epic non è riuscita a dimostrare la violazione delle regole antitrust. Su questo si è concentrata Apple nelle sue prime dichiarazioni alla stampa: “Oggi la Corte ha affermato ciò che sapevamo già: l’App Store non viola la legge antitrust – si legge nella dichiarazione di un portavoce – Apple si misura con una concorrenza significativa in ogni segmento in cui conduce i suoi affari, e crediamo che clienti e sviluppatori ci scelgano grazie a prodotti e servizi che sono i migliori del mondo. Restiamo impegnati a garantire che l’App Store sia un marketplace sicuro e affidabile”.
Da parte sua, Epic per bocca del suo CEO Tim Sweeney fa sapere che intende continuare a lottare e che ringrazia chi ha collaborato. Sweeney ringrazia pure il tribunale che ha gestito fin qui il caso con solerzia, e promette che Fortnite tornerà su App Store.
Cosa succederà adesso
Apple ha 90 giorni di tempo per organizzarsi e modificare il suo App Store per rispettare l’ordine del giudice. Potrà continuare a gestire il suo pagamento nativo, quello che le garantisce il 30 per cento, ma dovrà consentire agli sviluppatori che lo desiderino di offrire alternative. Non è l’unica modifica da apportare: anche il Giappone ha preso una decisione relativa a come alcune app (pensate a quelle di lettura di libri e riviste) possono essere gestite tramite link esterno per autorizzare il download di acquisti precedenti, e c’è da gestire anche un pronunciamento analogo in Corea del Sud (in quel caso Epic ha già chiesto la riammissione di Fortnite, già anche negata da Apple). Apple non sarà obbligata, in ogni caso, ad aprire il suo sistema operativo ad altri marketplace diversi da App Store.
Epic da parte sua ha intentato la stessa causa anche nei confronti di Google, quindi c’è pure quel pronunciamento da attendere: il mercato delle app mobile vale miliardi di dollari, dunque non è cosa da poco stabilire dove transitano i denari che circolano e quali percentuali spettino alle piattaforme. Cambierebbero i bilanci Apple e Google, cambierebbero i rapporti di forza tra chi mette a disposizione le piattaforme software e chi sviluppa le app che popolano quei marketplace e che rendono iOS e Android ciò che sono oggi. Ovvero due delle piattaforme più attrattive per gli utenti e più remunerative per gli sviluppatori di tutto il pianeta.
Tutti gli osservatori concordano su un punto, in ogni caso: Apple farà senz’altro ricorso, sicuramente ci sarà una contromossa di Epic, la questione si trascinerà ancora a lungo. In ballo, come detto, ci sono miliardi di dollari.