Dal 24 febbraio 2024 il DSA diventerà vincolante anche per tutte quelle piattaforme con meno di 45 milioni di utenti mensili. L’Italia non ha ancora deciso quale debba essere l’autorità di controllo
Ci siamo, oggi vediamo i primi effetti del Digital Service Act dell’UE. Molto discusso, si tratta della prima norma dopo quella del 2000 che impone l’applicazione di nuove regole sulla responsabilità delle piattaforme per i contenuti online. La legge coinvolge tutte le società tecnologiche con più di 45 milioni di utenti e nasce per contrastare una serie di fenomeni che, anno dopo anno, hanno alimentato la rete. Tra questi, le priorità identificate dall’Unione sono la disinformazione, il controllo dei contenuti, la moderazione degli “haters” e dei discorsi d’odio che circolano in rete.
Leggi anche: Privacy e big tech, che cosa prevede la nuova proposta della Commissione UE
Cosa prevede il nuovo regolamento
Il nuovo regolamento UE, che a differenza della precedente direttiva, si applicherà allo stesso modo in tutta l’Unione europea, permette agli utenti di avere gli stessi diritti ovunque e alle aziende di non doversi confrontare con leggi diverse tra loro nei paesi dell’Unione. Sintetizzando e semplificando, si applica a tutti gli intermediari online, siano social network, motori di ricerca, marketplace, servizi di hosting. A differenza del passato, non saranno però trattati allo stesso modo e, a seconda del loro network, avranno a che fare con richieste sempre più stringenti. Entrato in vigore il 16 novembre 2022, da oggi se ne vedranno i primi effetti, partendo proprio dalle Big Tech. La normativa precedente prevedeva che le piattaforme sarebbero state ritenute responsabili per il caricamento di contenuti illegali da parte degli utenti solo se, una volta venutene a conoscenza, non avessero provveduto alla loro rimozione. Oggi quei limiti si fanno più stringenti. Innanzitutto, le big tech dovranno dotarsi di un “punto di contatto”: un team dedicato alle segnalazioni provenienti da autorità e utenti, per i quali dovrà essere preposto un sistema più semplice ed efficace. Le piattaforme potranno sospendere gli utenti previo avviso e specificando in modo chiaro perché rischiano la sospensione. I termini e condizioni poi, dovranno essere esposti in modo più chiaro e semplice. Anche i marketplace dovranno verificare che non sia venduta merce illegale nei loro negozi online. La novità è quella dell’analisi del rischio sistemico: il DSA prevede che ogni anno le grandi piattaforme debbano redigere un report che valuti i rischi per i diritti fondamentali, la libertà d’espressione, il dibattito pubblico, i minori, derivanti da un abuso o uso illegittimo dei loro servizi. Una volta individuati questi rischi, dovranno presentare delle soluzioni per mitigarne l’impatto. Per verificare che queste aziende abbiano fatto il possibile, potranno essere sottoposte ad audit esterni, non solo delle autorità, ma anche da parte dei ricercatori. Nel caso di minacce incombenti sulla salute o la sicurezza delle persone, in cui queste piattaforme possano avere una responsabilità, di concerto con la Commissione, si dovranno attivare dei protocolli di crisi per cercare di mitigare l’effetto nocivo.
Il tema della pubblicità
Per limitare l’influenza della pubblicità online, questa non potrà usare le informazioni che riguardano dati sensibili come la religione, la salute, l’orientamento sessuale e non si potrà usare i dati dei minori per proporre loro pubblicità personalizzata. Le aziende dovranno tenere traccia degli investitori pubblicitari e, per ogni post pubblicitario, dovranno conservare le informazioni riguardanti di chi lo ha pubblicizzato e chi ha pagato la sponsorizzazione, per quanto tempo è stato mostrato quel post e a quale target. Saranno anche vietati i dark pattern, ovvero quei metodi che servono a indirizzare in modo subdolo gli utenti verso scelte precise.
L’Italia è ancora indietro
Diversi paesi dell’Unione, tra cui l’Italia, non hanno ancora designato l’autorità nazionale che si occuperà di monitorare e garantire il rispetto del DSA. Per l’Italia potrebbe essere l’AGCOM, l’Autorità Garante per le comunicazioni ma sarà importante designare un organismo preposto nel minor tempo possibile, dato che dal 24 febbraio 2024 il DSA diventerà vincolante anche per tutte quelle piattaforme con meno di 45 milioni di utenti mensili, e le sanzioni potranno ammontare al 6% del fatturato globale.