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Le interviste per raccontare la collaborazione tra il Gruppo e soggetti come ESA, ASI eThales Alenia Space
Quando si pensa alla space economy si guarda al futuro. Dieci, vent’anni in avanti, quando magari qualcuno di noi manderà messaggi direttamente da Marte. «E invece è adesso. Nel 2024 l’uomo tornerà sulla Luna e avrà bisogno di energia per produrre innovazione e riportarla poi sulla Terra». Angelo Rigillo, Head of Innovation Governance, Intelligence and Partnerships in Enel, ha introdotto con questa premessa il lavoro che negli ultimi anni ha visto il Gruppo coinvolto insieme a soggetti del calibro di ESA (Agenzia Spaziale Europea), ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e Thales Alenia Space, realtà franco-italiana in cui è presente anche Leonardo e leader europeo nella realizzazione di tecnologia spaziale. Ma perché mai una multinazionale come Enel dovrebbe occuparsi di space economy? In questo articolo, noi di StartupItalia ve lo racconteremo con le voci di alcuni dei protagonisti.
«Già da tempo utilizziamo tecnologie spaziali nel nostro business, come ad esempio le immagini satellitari per il monitoraggio dei nostri asset nel mondo, dello stato di funzionamento dei pali della luce, della crescita della vegetazione in prossimità delle linee elettriche – ci ha spiegato Sara Caria, Head of Innovation Intelligence & Partnerships presso Enel Group. – Stiamo collaborando con Starlink (il progetto dell’azienda SpaceX di Elon Musk, ndr) per capire ad esempio quanto la connessione internet via satellite possa aiutarci ad automatizzare la prima fase di costruzione di un impianto di generazione in aree remote, scoperte da infrastrutture di telecomunicazione». Basterebbero già questi due esempi per capire come la space economy sia legata a doppio filo con l’economia e le attività terrestri.
Un occhio dall’alto
Con impianti in tutto il mondo e non sempre in zone facili da raggiungere (come in America Latina), Enel ha dunque bisogno di occhi dall’alto per avere sempre tutto sotto controllo. «Guardando poi al futuro e al prossimo decennio abbiamo recentemente condotto uno studio per capire quale potesse essere il ruolo di Enel nella space economy e quali nuovi modelli di business potessero nascere – ha aggiunto Caria – . Tutto questo arricchisce e arricchirà il nostro bagaglio di conoscenza e di tecnologie da utilizzare sulla Terra». Gli obiettivi della decarbonizzazione e della transizione ecologica potrebbero dunque essere accelerati da attività simili, nelle quali Enel non è ovviamente da sola.
I tempi dell’innovazione nello spazio
«Puntiamo a sviluppare un portafoglio di partnership globali di innovazione aperta, per portare a bordo realtà leader nei propri settori, interessate a risolvere problemi che impattano sulle persone e sull’ambiente». Quello che il membro del gruppo innovazione Andrea Lolli ha toccato è un tema cruciale per capire l’innovazione (e i suoi tempi) e la necessità che questa sia sostenibile per Enel anche quando si parla di spazio. Se è vero che ogni settimana vengono lanciati razzi e satelliti in orbita, non possiamo certo aspettarci che questo garantisca innovazioni nel giro di pochi mesi. Il lavoro fatto oggi potrebbe dare i suoi frutti nel prossimo decennio, o oltre. Nel frattempo si spera che generi soluzioni innovative utili per agevolare il processo di decarbonizzazione ed elettrificazione che Enel sta perseguendo sulla Terra, con l’obiettivo di garantire energia sicura e pulita a tutti.
Quanto a ESA, Enel ha iniziato a collaborare con l’agenzia europea nel 2019, principalmente lanciando challenge per trovare insieme soluzioni che potessero risolvere esigenze specifiche del mondo delle utility. «Negli anni abbiamo ricevuto diverse idee interessanti» ha aggiunto il team di Enel. Tutto questo è possibile grazie al portale openinnovability.com, lo strumento di crowdsourcing che i lettori di StartupItalia già conoscono perché consente a innovatori, PMI e startup di proporre idee da scalare insieme a Enel.
Vivere sulla Luna
Per quanto riguarda invece la partnership d’innovazione con Thales Alenia Space ci ha aiutato a comprendere qualcosa in più Andrea Canino, a capo dell’Innovation Lab di Catania, raccontandoci i dettagli dello studio svolto per consentire all’uomo di vivere sulla Luna grazie all’energia generata in loco. L’obiettivo di Enel era mettere a frutto la propria conoscenza per progettare un sistema lunare di produzione, stoccaggio e distribuzione di energia indispensabile per le attività dei prossimi coloni. «Abbiamo fatto uno studio di pre-fattibilità – ci ha spiegato Canino – con un investimento trascurabile ma tanta expertise da parte di tutti i nostri migliori tecnici che hanno contribuito, perché sono fasi estremamente impegnative. Le prospettiva è avere entro il 2035 le strutture già operative e testate sulla Luna».
E fino ad allora cosa si può fare? Enel ha mostrato a StartupItalia gli step, partendo dal 2024 quando è in programma il ritorno dell’uomo sulla Luna grazie al progetto Artemis in cui anche l’Italia è coinvolta. Da qui a 15 anni, si stima che il fabbisogno di energia passerà da una decina di kW a quasi un migliaio. «Lo scopo è proprio quello di accedere alle fasi successive: studio di fattibilità e progettazione esecutiva per poi concludere con l’installazione sul suolo lunare», ha concluso Canino. Progetti visionari, senz’altro. Sui quali però si investono miliardi in tecnologia e ricerca. Visto il tema, la stella polare di Enel sarà sempre la stessa, come ha dichiarato Rigillo: «Studiamo tecnologie spaziali che siano utili perché l’uomo stia meglio sulla Terra».