«La difficoltà più grossa che noto è che gli obiettivi di startup e corporate spesso non coincidono. Le startup ragionano molto sulla parte tecnologica per risolvere un problema, mentre le grandi aziende sono alla ricerca di qualcosa con un costo accessibile». Per far crescere l’ecosistema e attivare virtuosi percorsi di open innovation occorrono vari fattori come ci ha spiegato Claudio Colombo, Managing Director di NextSTEP, il fondo di Venture Capital di NextEnergy Group che pochi mesi fa ha annunciato il raddoppio del proprio capitale per un valore di 6,4 milioni di euro. Nel nostro percorso editoriale alla scoperta dei protagonisti del mondo investimenti ci siamo imbattuti diverse volte in progetti di corporate venture capital, ossia quando sono le aziende a investire parte delle proprie risorse in capitale di rischio.
Next Energy Group, fondato nel 2007, è un gruppo attivo ambito cleantech con oltre 300 dipendenti in tutto il mondo e la specializzazione in sviluppo, finanziamento e gestione di impianti di energia rinnovabile. «Come fondo non siamo focalizzati soltanto sui target della società – ha commentato Colombo -. L’obiettivo è dare supporto alla transizione green. Consideraimo NextStep come un fondo che darà un ritorno economico, favorendo d’altra parte l’ecosistema della sostenibilità».
Quanto vale il cleantech in Italia?
Per quanto percepita come urgente – spesso su carta – la sfida verso modelli di consumo e di vita più sostenibili non è certo in cima alle agende politiche. Con la recente elezione di Donald Trump alla Casa Bianca – ben note le sue sparate contro quella che lui ritiene la bufala del cambiamento climatico – e un’Agenda 2030 dell’ONU i cui obiettivi non saranno con buona probabilità raggiunti dagli Stati che l’hanno sottoscritta, cosa può produrre di positivo l’ecosistema?
Partiamo dai numeri. Secondo una recente analisi di Cleantech for Italy il settore in Italia nel 2023 ha registrato finanziamenti – tra equity, debito e sovvenzioni – superiori ai 322 milioni di euro, con un +68,6% rispetto all’anno precedente. Venture Capitalist, business angel e investitori sono senz’altro concentrati sull’AI, ma l’innovazione prosegue anche su altri comparti.
Claudio Colombo, 45 anni, ha alle spalle una lunga esperienza a Londra, dove è arrivato nel 2014. La capitale UK post Brexit rimane ancora oggi il centro dell’Europa geografica più importante dal punto di vista dei capitali. «Quando sono arrivato ho iniziato da subito a lavorare tantissimo con le startup. Mi interessava il settore, lavoravo con incubatori e acceleratori in qualità di mentor».
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Un investitore di ritorno
Con esperienze maturate nel digital e nell’ecommerce Colombo si è mano a mano specializzato nel verticale della sostenibilità, imparando a conoscere le aziende da vicino. «Grazie alle competenze che ho maturato ho deciso di lanciare un incubatore, it’s campus, che operava da remoto. Abbiamo fatto due batch con una ventina di startup in tutto». Poi la collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia dove è stato Programs Director di VeniSIA, acceleratore in ambito green. «Siamo partiti da zero per crearlo. All’inizio era solo un pdf».
Dopo aver messo a fuoco per anni l’interesse verso la sostenibilità, alla fine, ha contribuito a lanciare NextSTEP nel 2022, veicolo che in origine aveva 3,2 milioni di euro in dotazione. «Come gruppo siamo verticali sull’energia solare, ma c’era la volontà di diversificare». Complessivamente il CVC ha effettuato 13 investimenti, «mentre grazie al venture builder interno sono state fondate 2 startup». NextSTEP è concentrato sul target pre-seed, ovvero sulle idee che possono tradursi in prodotti cleantech innovativi. «Dopo 10 anni a Londra oggi mi sto preparando a tornare in Italia».
Secondo l’esperto, un luogo privilegiato dove possono sbocciare potenziali opportunità sono le università. «Soprattutto nel cleantech gli atenei hanno un ruolo fondamentale. Ma serve anche una competenza lato business che secondo me l’università ancora non riesce a trasmettere». I gap con l’estero sono ben noti. «Se si paragona con quel che accade negli USA bisognerebbe anzitutto semplificare la parte burocratica. Ma in Italia c’è davvero ancora molto spazio di crescita».