Ha ottenuto il “pass” dall’organizzazione stessa. Che ora, scoppiato il caos, gli chiede spiegazioni
In queste ore il tennista numero 1 al mondo, Novak Djokovic, sarebbe ancora bloccato a bordo di un aereo a Melbourne, in attesa di verifiche sul suo visto. Si tratta degli ultimi aggiornamenti di una vicenda che ha a che fare con vaccini, lockdown, sport e comunicazione istituzionale in tempi di pandemia. Ieri, martedì 4 gennaio, il campione serbo ha pubblicato un post sui propri profili social in cui, augurando a tutti i follower un buon 2022, comunicava di aver ricevuto l’esenzione da vaccino per poter raggiungere l’Australia dove dal 17 al 30 gennaio è in programma il torneo del Grande Slam, primo degli appuntamenti più importanti del mondo tennistico. Nello Stato di Vittoria, dove si terrà la competizione, è in vigore l’obbligo vaccinale, elemento che ora viene usato dalla politica nazionale per chiedere a Djokovic di dare maggiori spiegazioni sul perché abbia ottenuto l’esenzione.
«Se queste prove non saranno sufficienti, allora non sarà trattato diversamente da chiunque altro e sarà sul prossimo aereo per tornare a casa», sono state le parole del primo ministro australiano, Scott Morrison. Il caso, partito dai social, si è ingigantito di ora in ora, con moltissimi utenti che hanno richiesto un vero e proprio boicottaggio nei confronti del campione. La vicenda, tuttavia, lascia più di un dubbio. Alcuni osservatori hanno infatti trovato bizzarro che, dopo aver ottenuto l’esenzione da vaccino da due organismi indipendenti a cui si è affidata l’organizzazione degli Australian Open, debba essere ora lo stesso Djokovic a esporre le motivazioni di tale esenzione.
Nella bufera social esplosa nelle ore scorse la notizia dell’esenzione è stata letta come un’azione di favoritismo, soprattutto perché Djokovic è alla ricerca del suo decimo Open a Melbourne. Chiudendogli le porte, in buona sostanza, gli Australian Open si sarebbero privati del campione. Stando a quanto si legge sulla stampa, sarebbero tuttavia più di dieci gli atleti che hanno ottenuto l’esenzione da vaccino e che potrebbero così disputare il torneo (a meno di eventuali colpi di scena dell’ultima ora). Il caso social è tuttavia anche politico: non è un segreto che il campione serbo abbia espresso più di un dubbio sul tema dei vaccini, al punto che la stampa ha ricordato una sua azione clamorosa nel corso del 2020 quando, mentre tutti i tornei erano stati sospesi causa lockdown, aveva comunque deciso di organizzare una serie di match tra Serbia e Croazia, nei quali poi si sono sviluppati focolai (lo stesso Djokovic era risultato positivo).
Come ha spiegato il direttore di Sky TG24, Giuseppe De Bellis, la faccenda è stata gestita male da tutti gli attori coinvolti. Dunque anche dall’organizzazione del torneo che, per settimane, ha prima ribadito che avrebbe potuto partecipare all’Open soltanto chi si fosse vaccinato. Comprensibile la rabbia da parte dei cittadini, soprattutto australiani, che hanno vissuto alcuni dei lockdown più duri. «Sarebbe certamente utile se Novak spiegasse le condizioni in base alle quali ha chiesto e ottenuto una esenzione», ha commentato ai media Craig Tiley, direttore del torneo e presidente della federazione tennistica australiana. In ballo sembrerebbe esserci l’ennesima battaglia ideologica che assegna ai vaccini il misero ruolo di arma politica. Djokovic è uno sportivo che, inevitabilmente, è al centro di un caso politico. Al quale però non può essere lui a dare la soluzione.