Cambia colore quando un’infezione è in atto sulle lesioni da ustioni, segnalando ai medici che è necessario intervenire: oltre a facilitare le cure e renderle più brevi ed efficaci, questa speciale benda rappresenta un valido aiuto anche contro l’antibiotico-resistenza.
Diventa verde fluorescente quando riscontra su un’ustione una carica batterica che può dare origine a un’infezione, purtroppo molto comune tra i pazienti più piccoli a causa del loro sistema immunitario ancora debole. La benda “smart” realizzata dall’équipe di scienziati del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bath, in collaborazione con l’ Healing Foundation Children’s Burns Research Centre di Bristol e l’Università di Brighton, rappresenta un’autentica innovazione dai molteplici benefici.
Diagnosi più veloci e sicure per combattere la resistenza da antibiotici
Molte infezioni infatti non sono subito visibili e le tecniche finora a disposizione- che prevedono la rimozione del bendaggio e quindi, oltre a essere particolarmente dolorose per i pazienti, aumentano la possibilità che rimangano delle cicatrici- richiedono fino a 48 ore per una diagnosi precisa.
Neanche la presenza di febbre indica se c’è un’infezione in corso oppure se l’innalzamento della temperatura corporea sia dovuta, per esempio, a una semplice influenza. In via precauzionale, al minimo sospetto di una ferita infetta ma non ancora diagnosticata, ricorrere all’utilizzo degli antibiotici rappresenta l’unica strada percorribile per evitare che l’infezione possa trasformarsi in setticemia e mettere a rischio la vita del bambino.
Purtroppo però il mondo deve fare i conti con un’emergenza causata proprio dall’eccessivo (e a volte inutile) uso di questi medicinali, l’antibiotico-resistenza: un fenomeno da circa 25.000 morti stimate ogni anno nell’Unione Europea. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha persino promosso la settimana per l’uso consapevole degli antibiotici lo scorso novembre.
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Un progetto premiato con quasi un milione di sterline
La benda smart è al momento un prototipo, testato anche grazie al supporto di due associazioni benefiche- la Annett Charitable Trust e la James Tudor Foundation- e ha ottenuto di recente quasi un milione di sterline dal Medical Research Council, cifra che permetterà al team di realizzare dei campioni da utilizzare sui primi pazienti. L’auspicio è che possa arrivare sul mercato entro il 2020 e che le diverse tipologie di infezioni potranno essere segnalate con altrettanti colori. Il prototipo è stato testato con l’Escherichia coli, il Pseudomonas aeruginosa, lo Staphylococcus aureus e l’Enterococcus faecali.
Ma come funziona esattamente?
«La nostra benda rilascia una tinta fluorescente da alcune nanocapsule, innescate dalle tossine generate dai batteri presenti sulla ferita» ha spiegato il Dott.Toby Jenkins, a capo del progetto. Le nanocapsule entrano in azione solo quando sono presenti batteri tossici, e non risentono della presenza di quelli che normalmente vivono sulla pelle sana.
Una volta che la benda ha individuato l’infezione, la colorazione è visibile in dieci-venti minuti, quindi prima che i batteri riescano ad entrare nel flusso sanguigno. Grazie a questo sistema, ha anche sottolineato, si potranno salvare molte vite. Il Dott.Jenkins ricorda molto bene la visita di qualche anno fa al reparto di grandi ustionati con la collega Amber Young dell’Healing Foundation Children’s Burns Research Centre, che lavora con lui al progetto:
Essere testimone della sofferenza di un bambino che si era accidentalmente versato dell’acqua bollente addosso è stato uno dei principali motivi per dare vita a questo studio.
Osservare come le infezioni si sviluppano per curarle meglio
La benda smart non solo permetterà ai medici di ridurre i tempi di guarigione e di ricovero in ospedale dei bambini- abbassando di conseguenza i costi legati alla sanità- e a evitare l’uso non necessario degli antibiotici, ma darà anche la possibilità di studiare come le infezioni hanno origine e in che modo intervengono sul processo di guarigione. Grazie a queste osservazioni, che interesseranno inoltre pazienti adulti presso il Queen Victoria Hospital nel West Sussex, potrebbero esserci ulteriori passi avanti nel trattamento delle ustioni.
Mariangela Celiberti