Invece di riconoscere i titoli delle canzoni, questa app identifica le opere d’arte di cui non conosciamo l’autore. Basta puntare lo smartphone sull’opera per visualizzare titolo, nome dell’artista, materiale e dimensioni. Ma c’è di più. Magnus mostra anche il valore dell’opera: una funzionalità che ha già generato polemiche.
Democratizzare l’accesso al mondo dell’arte, rendendola pienamente fruibile a tutti. È questa l’idea alla base di Magnus, la prima app in grado di riconoscere (e spiegarci) le opere d’arte. Non a caso è stata paragonata a Shazam. Proprio come la famosa app musicale riesce infatti a identificare le canzoni dopo pochi secondi, Magnus riconosce i quadri “al primo sguardo”. L’app prende il nome dal suo ideatore, Magnus Resch, già creatore di Larry’s List, il più grande archivio dei collezionisti d’arte contemporanea.
Lo Shazam delle opere d’arte
Come Shazam, anche Magnus è di una semplicità estrema. In sintesi, grazie alla tecnologia di riconoscimento delle immagini, gli utenti possono scattare una foto di qualsiasi opera d’arte e avere sul proprio display, nel giro di pochi secondi, tutte le informazioni al riguardo.
Nome dell’artista, titolo dell’opera, materiale, dimensioni, storia.
Magnus include anche un’utile mappa dei musei, con il dettaglio delle mostre in corso, costi e orari di apertura. “La mappa mostra tutti i luoghi d’arte intorno a voi – spiega il suo ideatore – così da non perdere mai un evento, o poter controllare i prezzi delle opere che desiderate acquistare”. Ebbene sì, tra le varie informazioni disponibili c’è anche il prezzo di ogni opera d’arte. Che sia il valore d’asta o quello stabilito dalla galleria di riferimento. E questa è la grande novità, ma anche l’attuale problema di questa app.
Un database immenso creato dagli utenti
Come confermano da Magnus, questa enorme banca dati è stata realizzata con l’aiuto di tutti. “Negli ultimi anni i nostri utenti più attivi ci hanno fornito i prezzi delle opere prendendoli dalle gallerie di tutto il mondo – si legge sul sito – abbiamo poi verificato i dati forniti e li abbiamo inseriti nel nostro database”. Non solo. L’aggiornamento dell’intero archivio è open source e funziona grazie al crowdsourcing da parte degli utenti.
“Ci forniscono le immagini scattando una foto con l’app e aggiungendola al database”, spiega Resch.
Magnus è in grado di riconoscere ben otto milioni di opere di diverso genere. Anche a causa di questa enorme base dati da gestire, il suo sviluppo sembra abbia richiesto ben tre anni di sviluppo. Diciamo “sembra”, perché c’è chi non la pensa esattamente così.
Accesso gratuito per tutti?
L’app Magnus è, ad oggi, (momentaneamente) sospesa dall’Apple Store. Il motivo: Artprice e Artsy, due dirette concorrenti, affermano che alcuni dei dati presenti nell’archivio di Magnus siano stati copiati dai loro database senza autorizzazione. Ecco perché, in attesa di chiarimenti, non sarà più possibile scaricare l’app. Dal canto suo, Magnus Reisch ha repentinamente risposto alle accuse, pubblicando un eloquente post su Facebook. Eccolo.
“Le informazioni che essi offrono per un prezzo, noi le offriamo gratuitamente”. È qui la chiave di tutto, secondo Reisch. Ovviamente, Artprice o Artsy non la pensano così e sono pronte a dare battaglia. Intanto l’ideatore di Magnus conferma di aver avuto numerose richieste da parte di artisti e gallerie d’arte e non ha alcuna intenzione di fermarsi. Anzi. L’idea è quella di rendere disponibile la sua app anche in Europa, tra Londra, Berlino e Parigi. Presto sapremo se ci riuscirà.