La startup che ha creato LetEmbrace è stata fondata dalla ventiquattrenne italiana Maria Beatrice Giovanardi ed ha sede nel Campus London di Google. Obiettivo? Garantire il diritto alla sicurezza, con l’aiuto di tutti.
Zone verdi, gialle e rosse: via via che gli utenti votano la mappa si colora e scopriamo quali zone evitare. Una giovane startup a fine giugno ha lanciato la sua prima app, LetEmbrace, dedicata alla valutazione della sicurezza di strade e aree cittadine e sviluppato un database scalabile, accessibile e aperto a tutti, sulla pericolosità nota o percepita, dei luoghi che si frequentano, per combattere la violenza, specialmente sulle donne, dare così una nuova risposta alla diffusa esigenza di sicurezza.
Come funziona? Tutto si basa sulla condivisione
Una volta scaricata l’applicazione ci si autentica tramite mail oppure con il proprio account Google, Facebook o Twitter, e si viene reindirizzati a una mappa che mostra il luogo in cui ci troviamo. I criteri di valutazione sono “safe”, “unsafe” e “neutral” e vengono accompagnati da una serie di domande per chiarire quali siano gli elementi che fanno sentire più o meno sicuri/e quando ci si trova in quel posto. Ad esempio “quante volte sei stato in questa zona?” “a chi ti affideresti, qui, per la tua sicurezza?” “ti è mai capitato di subire abusi o violenze quando ti trovavi qui?”.
I numeri sulle molestie
Via via che gli utenti condividono la propria esperienza la mappa prende forma e la città si colora di verde, di giallo e di rosso, a indicare la sicurezza delle varie zone. “Pensiamo che ci sia bisogno di una app come la nostra perché la sicurezza è un diritto umano ma oggi, secondo i dati UN Women, una donna su tre è vittima di violenze o abusi nel corso della sua vita, mentre una su due non si sente al sicuro nel percorso verso casa”, spiega Maria Beatrice Giovanardi, 24 anni e un background in business e marketing, CEO e fondatrice della startup. “LetEmbrace può fare la differenza. Quante volte ci troviamo in posti nuovi e siamo del tutto ignari del livello di sicurezza, andando così incontro alla possibilità di diventare vittime?”.
LetEmbrace al Google Campus di Londra
LetEmbrace è stata lanciata al Google Campus London, la “sede” della startup omonima, circa un mese fa. A oggi tutto il team è già al lavoro sui primi preziosi feedback, per poter lanciare a breve una nuova versione ottimizzata. “Abbiamo raggiunto quasi 500 utenti e circa 1000 ratings in 15 diversi Paesi. A breve partiranno una campagna marketing e un progetto globale di brand ambassadors”, spiega Maria Beatrice.
I dati raccolti verranno riutilizzati tramite API in servizi terzi, per permettere a più persone possibili, anche quelle che non utilizzano la app, di avere accesso alle informazioni sulla sicurezza e di poter così scegliere di evitare le zone rosse. “Abbiamo pensato a cosa fare con i dati prima ancora che nascesse il progetto”, spiega Maria Beatrice, “una volta identificate le zone non sicure abbiamo in mente un piano che parte da operazioni short term fino a una visione più lungimirante, che arriva in 5-10 anni all’obiettivo della società sicura. Grazie al questionario interno saremo anche in grado di capire le motivazioni dietro alle percezioni di sicurezza, e di sfruttarle per attivarci con collaborazioni in advocacy per la riqualificazione delle aree non sicure”.
Tutto comincia dal bisogno di sicurezza
L’idea è venuta a Maria Beatrice dopo aver sperimentato in prima persona cosa significa non sentirsi al sicuro. “Sono stata vittima di molestie durante un’esperienza in Cina, che mi ha aperto gli occhi e il cuore sulla causa”, racconta. Ma la vera ispirazione è arrivata due anni dopo, mentre si trovava in India, al confine con il Pakistan, per motivi di lavoro. “Vivevo in un luogo in cui non godevo affatto del diritto alla sicurezza, ma anche in un paese che, seppur problematico e in una fase di transizione, è un fresco sognatore e di grandi valori”.
Così LetEmbrace ha visto la luce, grazie all’aiuto delle due sorelle di Maria Beatrice, Ludovica (29 anni, laureata in economia e social innovation expert), Margherita (27 anni, un background in economia e finanza), 5 sviluppatori e un team di freelance sparsi per tutta l’Europa, il cuore pulsante del progetto. Samer Gaber, un designer grafico, Federica Ferri, blogger, Federica Marconi, comunicazione e PR, Niaz Ahmed, mobilizzazione e sviluppo community, Silvia Fiorino, SEO e digital expert. “Siamo partiti grazie a una campagna di crowdfunding che ha raccolto quasi 5000 euro e a un investimento privato in cambio di equity”, spiega Maria Beatrice.
Il piano per il futuro è un round di investimenti mirati nel settore tech, mentre per ottobre è previsto il lancio di una “sorpresa”, già protetta da proprietà intellettuale e sulla quale sono al lavoro tre ingegneri. “Una rivoluzione sociale parte sempre dal potere che le persone pensano di avere, e noi siamo convinti che la nostra soluzione dia il potere di essere consapevoli, grazie all’unione del capitale intellettuale comunitario”. Noi, intanto, aspettiamo la sorpresa. E iniziamo a dare voti alla città.