Venerdì scorso la fonderia di Taiwan è caduta sotto i colpi di un virus che ha bloccato gli impianti. Ritardi nella produzione dei chip, compresi quelli che finiranno nei prossimi iPhone
Un weekend “nero” è quello che TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Co.) cerca di lasciarsi oggi alle spalle. Chiusura forzata delle fabbriche, ritardi nella produzione e un calo nelle entrate che farà sentire il suo peso sul terzo trimestre aziendale. Tutto a causa di un virus comparso durante l’installazione di un nuovo software e propagatosi poi per l’intera infrastruttura produttiva.
Le preoccupazioni di Apple
La fonderia per la produzione di chip, con sede a Taiwan, ha cercato di rassicurare i propri clienti affermando in una nota che “l’80% dei siti di fabbricazione colpiti dall’epidemia verificatasi venerdì sera è già stato ripristinato e che la piena produzione dovrebbe essere completamente recuperata entro oggi”. Parole che hanno tranquillizzato fino a un certo punto le aziende che comprano componenti da TSMC. Prima tra tutti Apple che rappresenta oltre il 21% delle entrate per la company di Taiwan.
Dopo aver festeggiato i 1.000 miliardi di capitalizzazione, a Cupertino hanno in programma per il prossimo autunno il lancio di tre nuovi modelli di iPhone per consolidare la propria crescita. Device che monteranno i nuovi chip 7nm a limitato consumo energetico. A ciò si aggiunge poi l’aggiornamento di iPad e Apple Watch, anch’essi dispositivi che da sempre utilizzano prodotti TSMC.
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Problema “supply chain”
Oltre a impensierire Apple, quest’incidente mette nuovamente in discussione la fragilità della supply chain tecnologica su cui molte grandi aziende hanno costruito la propria fortuna.
Centinaia di fornitori sparsi in tutto il mondo per differenziare la produzione delle componenti. Con il pericolo che, se uno di essi si trova in difficoltà o non riesce a rispettare i tempi di consegna previsti, i grandi del tech si trovano scoperti. Una struttura che ha già rischiato il collasso in passato con gli attacchi informatici del ransomware WannaCry.
Ironia della sorte, nel 2017 TSMC passò indenne attraverso quella bufera e, anzi, ne ricevette una spinta tale da diventare in breve tempo la più grande fonderia indipendente di semiconduttori al mondo con entrate da 11 miliardi di dollari annui. Venerdì scorso così non è stato e, a causa di un malfunzionamento interno, l’intera struttura produttiva è stata infettata.