La ricerca pubblicata da Finbold riporta come gli attacchi informatici da tutto il mondo dipendano dai motivi più disparati e puntino molto spesso ai siti web
Sei motivi per un attacco hacker. Potrebbe riassumersi così la ricerca pubblicata da Finbold.com, riguardo alle motivazioni che spingono a lanciare un attacco informatico. Intervistando oltre 3.150 esperti informatici provenienti da più di 120 Paesi e territori nel mondo, l’indagine ha condotto a sei principali motivazioni.
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I motivi principali per lanciare un attacco informatico
Il 68% degli hacker interpellati ha dichiarato di aver iniziato attacchi informatici con il solo scopo di essere sfidati dalla controparte. Più della metà – il 53% – ha poi indicato come seconda ragione più importante il voler far soldi, mentre il 51% ha menzionato anche il fatto di voler apprendere, sferrando l’attacco, nuove tecniche e suggerimenti.
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Oltre a queste ragioni, una motivazione diffusa fra il 49% degli hacker sentiti è quella del semplice divertimento. Molto comune è anche il voler iniziare un attacco informatico per dimostrare la propria bravura all’ente per cui si lavora, al fine di ottenere un avanzamento di carriera. Soltanto l’8% degli esperti intervistati ha invece affermato di voler accedere e mostrare account altrui.
Quali obiettivi hanno gli hacker?
Se fossi un hacker e volessi sferrare un attacco informatico, probabilmente sceglierei un sito Internet. Difatti, secondo i risultati dell’indagine di Finbold, il website è l’obiettivo scelto dal 71% degli attacchi. Tutte le altre piattaforme citate dagli intervistate hanno invece percentuali molto più basse. Gli account API sono l’oggetto del 7% degli attacchi, il sistema mobile di Android solo del 4%. Infine, l’1% degli hacker sceglie come preda le sequenze dei firmware.
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Hacker, attività di breve termine
Un altro dato curioso che emerge dalla ricerca riguarda la durata della carriera degli hacker. Un terzo degli esperti ha risposto che si occupa di attività hacking da uno a due anni, mentre scende a un quinto la quantità di hacker che periodicamente lancia attacchi informatici da tre a cinque anni. Soltanto un hacker su venti ha infine risposto di svolgere questo tipo di attività da più di 15 anni.
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Anche nell’hacking ci sono le mode
Pur rimanendo le tecniche pressoché le stesse, cambiano i trend dell’hacking. Dal social engineering e il phishing, all’utilizzo di malware. Dalle patch di sicurezza mancanti al crack di password, fino ai cosiddetti attacchi DDoS per ingolfare i sistemi.
Spesso, a favorire nuove tipologie di attacchi sono le nuove tecnologie. Il 5G, ad esempio, permette sì una velocità maggiore, ma allo stato attuale presenta delle vulnerabilità e rappresenta un terreno adatto per gli attacchi DDoS. Un altro mezzo utilizzato negli attacchi hacker è l’Intelligenza Artificiale, sfruttata per superare e ingannare i sistemi di sicurezza informatica.
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Recente declinazione dell’attività degli hacker è quella dell’hacking etico. Si tratta in questo caso di esperti che compiono attacchi per vagliare e testare le capacità di difesa del sistema, evidenziandone i rischi e le vulnerabilità e suggerendo miglioramenti. Tuttavia, hacking etico a parte, gli attacchi informatici sono in espansione e il trend è destinato a crescere nei prossimi anni. Già ad oggi esistono diverse organizzazioni per hacker che guardano ad aspirazioni di mercato, la maggior parte delle quali situate in regioni in cui il crimine informatico è a malapena considerato illegale.