Ecco perché gli hacker russi non possono alterare la scelta del prossimo presidente americano, mentre i brogli sono possibili se si modificano i computer che contano i voti elettorali
La tanto temuta manipolazione dei risultati elettorali americani è solo una speculazione teorica. Il giornalista di Fortune Jeff Roberts appare però tra i pochi con il coraggio di dirlo. Tuttavia, seppure è difficile un’azione su larga scala di manipolazione a distanza delle elezioni, la possibilità di taroccare le macchinette per il computo dei voti non è così remota come hanno dimostrato gli esperti di cybersecurity di un’azienda privata.
Attenzione ai databreach
Andiamo con ordine. In effetti il voto elettorale americano è talmente diversificato nei 50 stati federati che sarebbe piuttosto difficile un hackeraggio su larga scala: sono differenti le macchinette e i metodi di voto, perfino i seggi elettorali che a volte non prevedono nessun sistema elettronico ma solo il voto carta e matita.
Ma, sopratutto, come ha chiarito un esperto Cisco, i famosi swing states (ben 11) che decideranno il risultato presidenziale non usano metodi di voto che possano essere compromessi dagli hacker.
Maggior attenzione andrebbe forse riservata ai databreach dei server dove sono registrate le informazioni sui votanti visto che è già successo in Arizona e Illinois nell’agosto scorso, ma gli esperti di cybersecurity e i funzionari governativi che lo dicono sostengono allo stesso tempo che ci sono poche probabilità di una manipolazione informatica del voto perché le macchine elettroniche che registrano i voti effettivi non sono connesse alla rete Internet.
L’FBI non teme i brogli elettorali
La controprova che un attacco hacker su larga scala è improbabile starebbe nel fatto che l’FBI non ha aumentato i suoi agenti sul campo per prevenire eventuali reati legati alla manipolazione del voto. Ma non ha nemmeno aumentato la protezione esterna ai seggi per prevenire eventuali conflitti fra le truppe elettorali di Trump e Clinton che pure si sono già scontrate durante i comizi elettorali.
Ecco come si manipola il voto elettronico
Forse il vero nodo da affrontare è quello di una manipolazione fisica delle macchinette elettorali come hanno sottolineato da Cylance, un’azienda di cybersecurity che ha anche realizzato un video per far capire come potrebbe succedere.
In estrema sintesi, i ricercatori di Cylance hanno alterato la memoria delle macchinette elettorali e sono stati in grado di ottenere un outuput cartaceo diverso dai risultati attesi sovrascrivendo il software della Sequoia AVC Edge Mk1, la macchinetta usata per il conteggio dei voti in California, Florida e New Jersey.
La disinformazione è più pericolosa degli hacker
Insomma lo scenario di un intervento esterno di hacker russi per alterare la decisione delle urne sembra improbabile ma questo ovviamente non significa che sia possibile garantire l’integrità di ogni seggio elettorale del paese o che qualcuno non possa intrufolarsi dentro il sistema elettorale.
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Tuttavia secondo vari osservatori bisognerebbe essere più preoccupati dell’hackeraggio dei media americani da parte della disinformazione russa che procede con squadroni di trolls, bugie e informazioni fasulle che gettano discredito sulla democrazia e i suoi metodi e non di attacchi condotti con cyberweapons.
Nel frattempo 48 stati hanno accettato l’offerta della Homeland Security di essere aiutati a rafforzare le proprie difese cibernetiche tra cui quello del governatore Michelle Reagan.