Il presidente dell’Europarlamento David Sassoli: “Ogni tentativo unilaterale è inutile. Il Coronavirus non conosce confini”
Dopo appena un quarto di secolo dall’entrata in vigore, la convenzione di Schengen non esiste più. L’Unione europea stessa non esiste più. Oggi ha sprangato le frontiere anche la Finlandia. Sono così 13 su 26 i Paesi membri che hanno deciso di tornare a una situazione ante – Ue.
© Frontex – Twitter
I Paesi dell’Ue che si sono trincerati
La Finlandia si aggiunge alle altre nazioni che, in ordine sparso, nei giorni scorsi avevano mandato in tutta fretta i propri militari alle frontiere per presidiarle. Sono: Austria, Ungheria, Cechia, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania, Estonia, Norvegia, Svizzera, Spagna e Portogallo. Tredici Paesi nel club dei 26. La cartina dell’Ue si riempie di buchi. Il Vecchio continente viene segnato ancora una volta da sbarre che tornano ad abbassarsi. Il sogno europeo si infrange dopo soli 25 anni. La Comunità si sfalda sotto il peso delle paure, delle isterie e soprattutto degli egoismi.
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Frontiere blindate
Passano solo le merci. E anche per quello la Commissione si è dovuta sgolare. La maggior parte degli Stati avrebbe preferito sigillare ogni tunnel, ogni valico e poco importa se diversi Paesi sarebbero rimasti rimasti senza generi di prima necessità nel giro poche di settimane, forse giorni. Con il paradosso che mezza Europa si sarebbe ritrovata senza farmaci proprio nel pieno di una emergenza sanitaria. Per Coldiretti blindare totalmente le frontiere avrebbe comportato al nostro Paese, già messo in ginocchio dalla crisi economica del Covid-19, un danno immenso, pari a 44,6 miliardi di esportazioni Made in Italy rimaste a marcire alle dogane.
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Per scongiurare la chiusura delle frontiere interne, il Team di risposta al Coronavirus guidato da Ursula von der Leyen ieri aveva accettato di chiudere per la prima volta nella storia dell’Unione europea le frontiere esterne. Non è servito a nulla. “Almeno fate passare i camion”, ha chiesto la Commissione. Invece sono sempre più numerosi i porti europei che, in barba a Schengen, non permettono più alle navi italiane di attraccare. “Vengono dal focolaio”, dicono, ricordando che la peste arrivò in Europa proprio da una nave genovese che fece scalo a Messina.
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L’impalcatura comunitaria dell’Ue non esiste più. Non esiste più la libera circolazione dei cittadini europei all’interno del territorio dell’Unione. Quella dei beni prosegue a singhiozzo. Una impalcatura pensata per i giorni di sereno e non per quelli di pioggia, che aveva dato segni di cedimento già sul tema dei migranti.
Sassoli: “Chiusura inutile. Virus non conosce confini”
Ma c’è chi all’Ue ci crede ancora, un po’ per ruolo un po’ per passione. È il presidente dell’Europarlamento David Sassoli, che è tornato in serata a strigliare gli Stati membri. “Per salvare i nostri paesi dobbiamo far funzionare l’Europa. E dovremo fare ancora di più”, ha detto il numero 1 del Parlamento europeo, in quarantena volontaria in quanto proveniente dall’Italia.
David Sassoli
“È necessario garantire – ha scandito Sassoli – che cooperazione e solidarietà siano al centro dell’azione europea. Dobbiamo impegnarci per proteggere la salute dei cittadini. I tentativi unilaterali non sono efficaci contro un virus che non conosce confini”.