Non leggiamo mai i termini di servizio dei social, e non guardiamo i privacy settings dei nostri telefonini. A nostro rischio
Google sa tutto di noi, Facebook anche. E che dire di Instagram e di Twitter? Il modello di business di questi servizi gratuiti del web 2.0 è basato sulla raccolta e la vendita di dati personali. In fondo lo fanno tutti i siti web, anche quelli dei giornali che cedono a terze parti i dati delle nostre navigazioni: cosa cerchiamo, cosa leggiamo, come ci arriviamo e quali keyword digitiamo.
“Chi se ne importa” portemmo dire, lo sappiamo e lo facciamo volontariamente, non abbiamo niente da nascondere. Eppure, come hanno scoperto a proprie spese i manifestanti delle piazze arabe, quei dati, compresa la geolocalizzazione dell’uso dei social, sono stati stati usati per individuare quelli che in un primo momento erano pacifici manifestanti e dopo sono stati considerati pericolosi sovvervisi da spedire in galera.
La repressione colpisce più facilmente laddove si lasciano le tracce della propria attività digitale.
Nei paesi con una democrazia stabile il massimo che ci può capitare è di essere considerati polli da allevare in batteria per orientarci negli acquisti e nelle scelte elettorali. Grazie alla profilazione ottenibile dai nostri dati personali anche le scelte presunte libere possono essere indirizzate e manipolate sulla base dei gusti espressi, delle relazioni e dei luoghi che frequentiamo.
La sorveglianza che non immaginiamo
Se siamo vaccinati di fronte a certe intrusioni nella nostra vita privata, c’è però un aspetto più pervasivo della sorveglianza di massa e commerciale, che raramente consideriamo: il tracciamento dei nostri spostamenti quando non siamo connessi e non svolgiamo delle attività volontarie di comunicazione. Non ci pensiamo e non facciamo nulla per farci trovare semplicemente perché il dispositivo di tracciamento lo portiamo in tasca, a riposo. È il nostro telefonino.
Ecco che, seppure non sia un segreto per nessuno che Apple ha raccolto i dati dei suoi utenti per anni, si potrà rimanere sbalorditi nello scoprire che le impostazioni di base del nostro iPhone prevedono il tracciamento dei nostri spostamenti e registra i luoghi e le frequentazioni degli spazi fisici dove ci troviamo senza che usiamo app e social.
E allora, seppure è vero che quello che troviamo sullo schermo di un computer può farci male “solo se e fino a che” noi glielo consentiamo, nessuno può stare veramente tranquillo nel sapere che un rivale d’affari, un marito geloso, un cyber-bullo, una stalker, un avversario politico, possono ricostruire le nostre giornate, le abitudini e la rete di relazioni che abbiamo semplicemente guardando dentro il nostro iPhone. E non serve di prenderlo in mano come capita all’interno di una coppia, ma si può farlo addirittura a distanza, visto che Zerodium ha da poco reso nota la vulnerabilità dell’ultimo iPhone che è accedibile da terzi a distanza, via Safari.
Insomma, un malintenzionato o il partner irascibile possono accedere alla mappa sepolta dei nostri spostamenti digitando le impostazioni del nostro telefonino. E se qualcuno è in grado di prevedere dove possiamo dirigerci quel giorno, in base all’analisi dei nostri dati, potremmo trovarlo lì ad aspettarci.
Perché la geolocalizzazione dovrebbe interessarci
Se è vero che quando usiamo i nostri compagni digitali ci lasciamo dietro una scia di informazione personali, che consentono di profilare la nostra identità e i nostri comportamenti, la previsione della nostra posizione attraverso i dati di geolocalizzazione è l’unico vero dato che deve preoccuparci se cade in mano a chi non vogliamo
La nostra posizione geografica ha infatti a che fare con la nostra presenza fisica e quindi con la nostra incolumità personale.
Non c’è bisogno di preoccuparsi forse, ma se si vogliamo cancellare queste informazioni sull’iPhone bastano cinque semplici passaggi:
1. Dal menù Impostazioni, accedere alla funzione Privacy
2. Selezionare la funzione di Geolocalizzazione
3. Scrollare lo schermo fino ai Servizi di sistema
4. Cercare le Posizioni frequenti
5. Cancellare la cronologia (dopo aver ripassato i posti dove siete stati)
Se siete un minimo impressionati dal fatto che il fidato compagno della vostra giornata, quello con cui sentite la musica, chattate e telefonate, il vostro prezioso iPhone, conservi una mappa tanto dettagliata dei vostri spostamenti lo farete. O forse no.
Se lo siete, impressionati, per il futuro basta disattivare la Geolocalizzazione e riattivarla solo se vi serve di trovare un ristorante con Around Me o un taxi con Uber. Ovviamente nel telefono c’è un localizzatore GPS molto utile nelle emergenze e non sarete mai completamente anonimi, ma sapere dove e con chi vi incontrate domani non sarà così facile.
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