Il contrarsi dei consumi in Cina potrebbe avere ripercussioni su tutte le Borse. L’influenza asiatica continua a fare paura e a spingere l’oro
L’ottimismo di Piazza Affari per un inizio di settimana positivo, dato dalla forte discesa dello spread (risultato collegato agli esiti delle Regionali di ieri) è durato davvero poco. I mercati continuano infatti a essere spaventati dal Coronavirus cinese. Il perché è presto detto: se l’epidemia si aggravasse, in un mondo sempre più interconnesso finanziariamente e con una Cina tanto forte, gli effetti delle contrazioni dei consumi sul mercato interno di Pechino rischierebbero di ripercuotersi ai quattro angoli del globo, senza nemmeno che ci sia bisogno che l’influenza asiatica esca da quei confini.
Cosa succede sui mercati
Il primo sintomo della fobia del Coronavirus cinese è la crescita delle quotazioni dell’oro, bene rifugio per antonomasia. In queste ore il metallo è arrivato a toccare quota 1580 dollari all’oncia. Certo, dietro possono esserci più motivi, dalle crisi mediorientali ai venti di guerra libici fino ad arrivare ai disordini di Hong Kong, ma il nuovo picco si è toccato quando le autorità cinesi hanno diffuso l’ultimo bollettino, che parla di 81 vittime accertate.
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In forte ribasso (-2%) Tokyo, segno che i mercati temono contagi anche al di fuori dei listini. Questo nonostante la chiusura delle Borse di Pechino e Hong Kong fino a giovedì per le festività legate al Capodanno cinese stiano indubbiamente calmierando la situazione. In compenso, si tratta di una settimana cruciale, questa, per le Borse, dato che verranno presentate le trimestrali delle grandi compagnie tecnologiche statunitensi (da Apple a Microsoft, passando per Facebook). La volatilità delle ultime ore unita a risultati sotto le attese potrebbe scatenare tempeste perfette.
Le ultime novità sul Coronavirus
Intanto, il Coronavirus continua a spaventare soprattutto i comuni cittadini. È notizia degli ultimi minuti che sarebbe stato individuato il primo caso di infezione da 2019-nCoV. Secondo la ricostruzione delle prime fasi dell’epidemia pubblicata sulla rivista The Lancet, risalirebbe al primo dicembre scorso e la persona infettata non era stata al mercato umido (leggi: Cos’è il mercato umido da cui si sarebbe propagato il virus) di Wuhan. Se lo studio fosse confermato, potrebbe avere ripercussioni sulla possibilità di trovare un vaccino nei tempi preannunciati, data l’importanza di individuare il paziente zero.
Con riferimento invece all’ultimo bollettino divulgato, il Coronavirus in Cina avrebbe ormai ucciso 81 persone: 76 nella provincia di Hubei. Gli infetti sarebbero 2744; oltre 1400 nella sola zona di Wuhan. Salgono i casi in altri Paesi: otto in Thailandia e otto a Hong Kong. Cinque in Usa, Australia, Taiwan e Macao; quattro in Giappone, a Singapore, in Malesia; tre in Francia e in Corea del sud, due in Vietnam, uno in Canada e in Nepal.