Ingenti investimenti, sostegno alle imprese, ricerca e sviluppo, perfino la creazione di un cyberesercito: così, in poco più di un anno, il paese è diventato un esempio in fatto di cybersecurity
Il report del 2016 che bocciava l’Australia
Solo un anno fa, l’Australia non era ancora all’avanguardia per quanto riguarda la lotta al crimine cibernetico. Tanto da sollecitare nell’aprile 2016 un report ad hoc, il primo dal 2009, nel quale si sottolineano una “crisi di competenze” e una “carenza di qualità e quantità di risorse professionali in grado di proteggere il paese dagli attacchi hacker”. Lo studio nasce dalla volontà dell’ex primo ministro Tony Abbott di attuare una riforma della cyber policy nazionale. Il team di specialisti che ha lavorato al documento ha individuato 5 aree essenziali di intervento: potenziamento delle difese cibernetiche, educazione, partnership, ricerca e sviluppo, e consapevolezza.
Un colossale piano di investimenti
Si può dire senza timore di smentita che l’Australia ha fatto tutti i compiti a casa. Poco più di un anno più tardi la situazione è drasticamente diversa. Canberra si è dotata di una nuova policy nazionale che prevede una rielaborazione annuale del piano d’azione in materia di cybersecurity e una revisione ogni tre anni della strategia complessiva. Ma soprattutto il paese ha messo mano al portafogli. Il governo ha dispiegato 400 milioni di dollari sul piano di difesa nazionale (Defence White Paper) e una cospicua fetta del gruzzolo è servita per assumere specialisti di cybersecurity. La cybersecurity strategy annunciata dal governo Turnbull alla fine del 2016 ha messo sul piatto in tutto 231,1 milioni di dollari. Lo scorso febbraio è stato aperto a Brisbane il primo Joint Cyber Security Centre del paese. Nella struttura lavorano in maniera sinergica forze e agenzia di sicurezza, figure istituzionali e industrie. L’obiettivo è quello di prevenire e contrastare gli attacchi hacker diretti contro le istituzioni e imprese australiane.
Tanti finanziamenti e sostegno alle imprese
Si tratta di un progetto ad ampio respiro, finanziato con 47,3 milioni di dollari, che prevede l’apertura di centri analoghi nelle altre principali città del paese nonché la creazione di un portale web che svolgerà una funzione informativa sulle minacce cyber. Il ruolo di coordinamento generale spetta al Cert (Computer Emergency Response Team), istituzione in grande espansione. Negli ultimi mesi è aumentato il personale e sono aumentati i mezzi finanziari a sua disposizione. Allo stesso tempo è stato creato il Cyber Security Growth Centre che mira a incrementare la competitività delle aziende nazionali fornendo strumenti e assistenza per fronteggiare le minacce informatiche. E il tema è diventato una vera e propria priorità, se si considera che secondo le stime il settore della cybersecurity ha mosso circa un miliardo di dollari all’interno dell’economia australiana nel 2016 e dovrebbe fare altrettanto nel 2017.
Un immenso cyberesercito
L’ultimo passo, almeno per ora, di questa imponente strategia è la creazione di una divisione cyber all’interno delle forze militari australiane, annunciate nelle scorse settimane. Un vero e proprio cyberesercito di grandi dimensioni e che rappresenta il fulcro della strategia difensiva di Canberra. Si tratta di uno dei più grandi team specializzati a livello globale e conterà inizialmente su oltre 100 esperti. Un numero destinato a crescere fino a raggiungere le 900 unità entro il 2026. Della squadra, comandata dal generale Marcus Thompson, fanno parte studiosi provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato. La funzione di questo cyberesercito sarà allo stesso tempo difensiva e offensiva. Da una parte dovrà proteggere l’Australia dalle minacce informatiche, dall’altra parte avrà un ruolo molto più attivo. L’unità cyber sarà infatti chiamata a individuare e lanciare attacchi informatici contro possibili obiettivi stranieri. In particolare, l’Australia metterà nel mirino Russia e Cina, che hanno tenuto un atteggiamento informaticamente piuttosto aggressivo negli ultimi anni.
Daremo la caccia ai criminali
“Il nostro compito non sarà solo quello di difenderci dai criminali. Gli daremo anche la caccia“, ha dichiarato presentando la nuova unità militare il primo ministro Turnbull. E pare proprio che con il tempo il cyberesercito potrà entrare in gioco anche nel campo dei soft target, svolgendo attività di supporto alle forze di polizia e di intelligence nello sradicamento delle minacce criminali fisicamente presenti all’interno del territorio australiano. Il tutto anche grazie a un rimodellamento di alcune leggi in materia di contrasto al crimine che il governo intende approntare nei prossimi anni. Sì, la cybersecurity avrà presto, o forse ha già, un’altra superpotenza.