I sindaci della rete nazionale delle destinazioni balneari dettano i tempi al Governo: il primo giugno parta la stagione
Non sappiamo ancora che estate sarà questa, per gli italiani. Se la passeremo arrostendo tra muri di plexiglass in spiaggia o, peggio, rinchiusi in casa. Molto dipenderà dalla curva epidemiologica. L’evoluzione della pandemia, del resto, ha i suoi tempi, che però i gestori degli stabilimenti balneari e i sindaci delle città che vivono di turismo non sono più disposti ad aspettare. Ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha ventilato possibili riaperture prima del tempo per i negozi. Ma i negozianti non sono i soli a scalpitare: i rappresentanti delle città costiere hanno inoltrato al Governo una comunicazione sulla riapertura delle spiagge che ha tutta l’aria dell’ultimatum.
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Spiagge aperte il primo giugno
«Saremo pronti ad aprire le spiagge l’1 giugno»: è il messaggio che i sindaci del G20s, rete nazionale dei Comuni delle più importanti spiagge italiane, con Viareggio (Lucca) in testa, hanno inviato al Governo tramite il sottosegretario con delega al Turismo, Lorenza Bonaccorsi.
© G20s
La data non è casuale: segna formalmente l’inizio della stagione balneare, che i gestori degli stabilimenti balneari non vogliono certo perdere. Ma potrebbe non piacere al Governo e, soprattutto, al Comitato tecnico scientifico: cade esattamente tra la festa della Repubblica, che sarà di martedì e un weekend.
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Con le spiagge aperte e un ponte di quattro giorni si rischia insomma di avere milioni di italiani al mare a poche settimane dall’inizio della Fase 2. Difficilmente verrà concesso il via libera. L’altroieri, spiega una nota, si è tenuta una call con il sottosegretario Bonaccorsi: sul tavolo le istanze più urgenti, dalla data di apertura delle spiagge, al protocollo sanitario per lavorare in sicurezza, agli interventi a sostegno di imprese e lavoratori della filiera turistica e promozione.
Anche la Liguria freme
E se i sindaci della costiera romagnola scalpitano, un altro fronte si apre in un’altra Regione rinomata per le sue coste: la Liguria. «Oggi abbiamo una importante conferenza dei governatori delle Regioni e poi ci sarà la conferenza Stato-Regioni. È opinione di tutti che non si possa più aspettare oltre. È opinione della maggior parte dei governatori che occorra stabilire dei piani di riapertura Regione per Regione. Al Governo chiederemo domani di modificare il Dpcm in vigore per consentire alle singole regioni di presentare dei piani di riapertura già dalla prossima settimana». Lo ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, tra i più vivaci nel chiedere all’esecutivo modifiche lassiste alla quarantena, nonostante nelle quattro province liguri la curva dei contagi fatichi a scendere in modo netto.
Giovanni Toti
Demoskopika: 143milioni di turisti in meno
Del resto, l’orologio ticchetta inesorabilmente e ieri Demoskopika ha avvertito gestori balneari ed esecutivo della possibilità che il solo bagno che faranno gli italiani, quest’anno, rischia di essere in cattivissime acque. Nel 2020, secondo le stime dell’istituto l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica: 9,2 miliardi per la contrazione dell’incoming e 8,8 miliardi per la rinuncia alla vacanze degli italiani nel Bel Paese. Il 70% della rilevante “sforbiciata”, pari a 12,6 miliardi di euro, sarebbe concentrata in sei sistemi regionali: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. La contrazione del consumo totale di beni e servizi sarebbe diretta conseguenza della riduzione di 29 milioni di arrivi che genererebbe, a sua volta, ben 143 milioni di presenze in meno con una flessione rispettivamente pari al 22,1% e al 34,2% rispetto al 2019.