A Facebook non stanno troppo simpatiche criptovalute e, in generale, strumenti finanziari nuovi come le Ico, le cosiddette Initial coin offering con cui le startup (spesso impegnate proprio nella creazione di nuove criptovalute) si finanziano. Tanto che ha deciso di vietare le pubblicità relative a questo genere di servizi e prodotti. Da oggi, insomma, le bacheche saranno libere da inserzioni che riguardano Bitcoin, Ethereum, token digitali, monete elettroniche et similia.
La nuova regola
Dunque, con la regola numero 29 destinata agli inserzionisti, la piattaforma di Mark Zuckerberg “proibisce gli avvisi pubblicitari che promuovono prodotti e servizi finanziari che sono spesso associati a pratiche promozionali ingannevoli o fuorvianti, come le opzioni binarie, le Ico e la criptovaluta” ha spiegato Rob Leathern, product management director di Menlo Park, in un post sul blog ufficiale del settore. Un bel rischio: in fondo c’è una grande quantità di contenuti legittimi intorno a questi temi. Si potrebbe senz’altro sostenere che la maggioranza, in realtà, lo sia. Eppure la protezione degli utenti dai rischi di scivoloni e abbagli finanziari sembra avere la priorità.
“Questa regola è intenzionalmente ampia, mentre lavoriamo per migliorare l’individuazione delle pratiche pubblicitarie ingannevoli e fuorvianti – ha aggiunto Leathern – la rivedremo, così come la sua applicazione, man mano che le indicazioni miglioreranno”. Gli oltre due miliardi di utenti, dunque, restano al vertice delle preoccupazioni: “Vogliamo che le persone continuino a scoprire e imparare nuovi prodotti e servizi tramite le pubblicità di Facebook ma senza aver timore di truffe o inganni” ha concludo lapidario Leathern.
Gli “studi” di Zuckerberg
Una posizione piuttosto dura che sembrerebbe smentire, almeno in parte, l’interesse sulle criptovalute che più fonti avevano attribuito non troppo tempo fa allo stesso Mark Zuckerberg. Qualche indiscrezione voleva addirittura Facebook interessata a un suo bitcoin. Lo stesso fondatore, in uno dei post d’inizio anno sulla propria pagina, aveva spiegato che fra gli intenti del 2018 ci sarebbe stato quello di approfondire “una delle questioni più interessanti di questo momento”, cioè il “confronto tra centralizzazione e decentralizzazione”. Poco oltre aveva citato la crittografia e le criptovalute. Lo studio dev’essere durato poco: il giudizio, per il momento, sembra negativo.