Di fronte a disastri naturali come quelli che si sono visti nelle ultime settimane bisogna agire pensando alle possibilità predittive che ci offre la tecnologia. Il punto
Nelle ultime settimane i media e i social di tutto il mondo si sono riempiti di foto e video dell‘uragano Harvey e dell’uragano Irma. Quando si verifica un evento estremo o un disastro naturale si parla sempre di cambiamenti climatici. Un argomento molto importante, ma che non esaurisce certo il tema della prevenzione. I big data e le nuove tecnologie possono diventare un aiuto molto importante per la messa in sicurezza di smart city potenzialmente in grado di rispondere meglio di fronte alle emergenze di questo tipo.
Da Harvey a Irma: serve un approccio più operativo
Di fronte a eventi estremi come l’uragano Harvey o il seguente uragano Irma la prima cosa che viene in mente di solito sono le immagini cinematografiche degli innumerevoli film catastrofici o apocalittici. E le discussioni si focalizzano sui cambiamenti climatici. Ma forse sarebbe il caso di concentrarsi su quello che si può fare davvero per rispondere in maniera migliore al ripresentarsi di eventi estremi come questi, senza fermarsi ai pur importanti discorsi filosofici sulla rivolta di Madre Natura. Meglio prendere atto, senza nascondere la testa sotto la sabbia, dei mutamenti del clima e del ripetersi sempre più frequente di uragani & company mettendo in atto però allo stesso tempo le strategie necessarie affinché i danni causati siano il meno possibile.
Disastri naturali: 300 miliardi di danni ogni anno. Boom negli ultimi 20 anni
Dal 2001 a oggi i disastri naturali hanno causato circa 814 miliardi di dollari di danni solo negli Stati Uniti, secondo le stime del Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration). Nei 20 anni precedenti la cifra era poco più della metà: 439 miliardi di dollari. Secondo le cifre offerte dall’Onu i danni a livello globale sono tra i 250 e i 300 miliardi di dollari all’anno. E nella stima dell’ultimo ventennio non sono ancora considerati gli ultimi due uragani, Harvey e Irma. In tutti questi anni, però, il dibattito si è limitato a cercare di stabilire l’incidenza dell’uomo sul cambiamento climatico e sulle possibili conseguenze che esso può comportare. Quasi nessuno ha invece messo in piedi politiche serie e continuative in grado di scendere a patti con questi mutamenti garantendo allo stesso tempo una maggiore sicurezza alle nostre città.
Big Data e Smart City: la risposta del tech alle catastrofi naturali
Chi può indicare la strada per una risposta più efficace? La tecnologia. Come ha recentemente dichiarato a Tech Crunch Rohit Aggarwala, a capo del Sidewalk Labs e autore del piano di sostenibilità della città di New York, una politica attenta alle possibilità offerte dal tech sarebbe in grado di avere un importante impatto su quattro aspetti: previsione, mitigazione, messa in sicurezza e ricostruzione. L’utilizzo dei big data si sta rivelando fondamentale per New York. La città ha commissionato nuove mappe realizzate utilizzando la tecnologia LIDAR. Quelle mappe hanno fornito le basi per preparare un piano di risposta e di fuga di fronte a possibili eventi estremi. Teorie messe in pratica qualche anno dopo quando l’uragano Sandy ha colpito la Grande Mela. Il team di Aggarwala, grazie agli strumenti tecnologici a sua disposizione, aveva approntato un piano di evacuazione che ha brillantemente retto alla prova dei fatti.
Mappe predittive, sistema energetico diffuso e operazioni di soccorso
Diverse startup e imprese offrono tecnologie e servizi in grado di offrire un valido supporto operativo in caso di allagamenti, terremoti o altri disastri naturali. Oltre all’approccio “preparatorio” molti attori sono attivi sul fronte della gestione di un sistema energetico e idrico distribuito ed efficace. L’obiettivo non è quello classico della riduzione delle emissioni ma semmai quello di mitigare la potenziale perdita di potenza energetica delle smart city attraverso un sistema a micro-griglie in grado di garantire maggiore flessibilità e minore dipendenza a una fonte singola. Nel sistema classico e centralizzato, un singolo problema alla fonte principale di energia può causare il crollo dell’intera rete. Con le innovazioni tecnologiche questo pericolo potrebbe essere scongiurato attraverso un paradigma più diffuso e meno gerarchico.
Meno ideologie e più tech per prepararsi ai disastri naturali
Altre tecnologie hardware sono invece in grado di garantire alti standard qualitativi nelle operazioni di soccorso. Qualche buon esempio arriva dal settore dei droni come Early Warning Labs, Drone Adventures. I possibili campi di applicazione sono tanti. Oltre alle idee serve però la volontà della politica di guardare in faccia alla realtà e sposare un approccio più operativo e meno ideologico allo spettro dei disastri naturali. Ripetere la solita litania della riduzione delle emissioni non basta.