Le best practice, redatte da Paolo Lossa, Country Manager di CyberArk Italia, sono semplici da seguire ma possono far evitare numerose trappole informatiche
E-learning, didattica a distanza, smart working e sviluppo dell’Internet of Things. Bastano queste poche parole per far capire quanto la tecnologia sia ormai parte integrante della nostra vita quotidiana. Un ruolo sempre più imprescindibile, specialmente in un periodo di pandemia come questo, che ci ha costretti e ci costringerà a casa ancora per diverso tempo. Perché, se è aumentata l’intensità dell’attività informatica, parallelamente negli ultimi mesi sono anche cresciuti i crimini in rete. Gli hacker hanno sviluppato nuove tecniche di attacco, volte a catturare i nostri dati sensibili, la cui vendita sul dark web è molto redditizia.
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Cinque consigli utili
Per ridurre il rischio di incorrere in attività informatiche illegali, Paolo Lossa, Country Sales Manager di CyberArk Italia, società di software di sicurezza contro i crimini informatici, ha stilato cinque semplici regole.
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1. Non fidarsi degli estranei. Una lezione imparata fin da piccoli, che torna estremamente utile anche online. È difatti sconsigliato aprire messaggi o cliccare su link ricevuti da persone che non si conoscono. Siano essi in e-mail, messaggi su Slack, Teams o Google Chat.
2. Sì a monitorare la propria salute, no a farsi rubare i dati. Attraverso fitness tracce e smartwatch, è diventato molto più semplice tenere sotto controllo la forma fisica, e questo è un bene. Bisogna però valutare con attenzione come queste informazioni personali, poiché questi dispositivi raccolgono una quantità notevole di dati personali. Essere consapevoli di come questi dati vengono utilizzati, archiviati e protetti dalle varie aziende, è nell’interesse degli utenti che li utilizzano.
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3. Non serve raccontare tutta la vita sui social. Sulle varie piattaforme, condividere passioni e bei momenti con amici e parenti è una prassi. Attenzione però a non condividere informazioni personali, che potrebbero essere utilizzate per intuire password e domande di sicurezza, indicare un luogo o prevedere un comportamento.
4. Lo smartphone va protetto. Sì, perché le varie app sono ormai pane quotidiano. Ce ne sono per tutti i gusti: fare shopping, prendere un appuntamento con un medico, conoscere il proprio saldo bancario ed effettuare bonifici, sapere quando innaffiare le piante. Gli smartphone, aka assistenti personali privati e professionali, sono comunque vulnerabili agli attacchi. Ecco che diventa quindi importante verificare a quali dati ogni applicazione ha accesso. In più, migliori sono i processi di autenticazione – come l’autenticazione a più fattori -, più alto è il grado di sicurezza nel cellulare contro i crimini informatici.
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5. Custodire l’Internet of Things. Da qui a dieci anni, ogni utente avrà una schiera di almeno dieci dispositivi collegati. Se non sono sicuri, ognuno di questi rappresenterà una via per rubare dati sensibili. Dispositivi come la smart TV e i contatori collegati sono molto utili e funzionano tramite la richiesta di un alto grado di informazioni e connessioni. Migliorano di giorno in giorno la loro intelligenza e integrazione, riuscendo a creare case e aziende complesse. Per metterli in sicurezza e chiudere i tanti accessi alla rete, è quindi necessario fidarsi solo di produttori rinomati e applicare ogni patch di sicurezza disponibile. Oltre al sempreverde consiglio di aggiornare le password di default.