Ieri nuovo picco di contagi. Abbiamo monitorato per 24 ore una telecamera posta su Shibuya per capire se la vita dei giapponesi è stata stravolta come la nostra…
Al mondo c’è più solo un’unica, gigantesca, metropoli che continua a funzionare come se l’epidemia di Coronavirus non esistesse. È Tokyo, la capitale del Giappone. Una delle megalopoli più grandi al mondo, capace di contenere oltre 10 milioni di persone nel solo centro urbano e ben più di 35 milioni in tutta l’area metropolitana. Ieri proprio a Tokyo si è verificato il nuovo record di contagi: 118 persone infette.
Un numero irrisorio rispetto ai dati italiani, certo, ma che sembra essere sottostimato dalle autorità, che non vogliono ancora procedere con il lock down del Paese. La governatrice della città, Yuriko Koike, continua a diramare messaggi alla popolazione invitandola a restare a casa, soprattutto nei week end, ma i giapponesi li stanno seguendo? Per capirlo, abbiamo monitorato per un giorno una webcam posta sull’incrocio di Shibuya, epicentro del casino ordinato nipponico.
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Il cuore di Tokyo pulsa meno…
I giapponesi, sempre molto attenti al rispetto delle norme, sembra che stiano autonomamente imponendosi regole di condotta davvero rigide. Come si può vedere dagli screen, il popolosissimo incrocio di Shibuya, che abbiamo scelto appositamente perché è tra i quartieri più affollati di Tokyo, in cui è difficile persino camminare, nelle ultime settimane – e ancor più negli ultimi giorni – ha più che dimezzato le presenze.
In alto a sinistra una immagine di repertorio, in basso a destra la situazione attuale
Sembra che le generiche raccomandazioni della governatrice della città, Yuriko Koike, abbiano fatto presa sulla maggior parte dei cittadini. Ma per noi occidentali, arrivati ormai alla terza settimana di lock down, quelle immagini continuano a essere insolite, straordinarie, eccezionali.
Sono infatti ancora davvero tante, troppe, le persone in strada. E se la maggior parte, forse la quasi totalità, indossa diligentemente guanti e mascherine, permangono dubbi sul fatto che mezzi pubblici come metro, treni e bus continuino a funzionare regolarmente nonostante in posti tanto angusti sia più difficile mantenere le distanze e, dunque, più facile contrarre il Covid-19.
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Anche da noi, si dirà, i mezzi pubblici funzionano ancora, ma qui è scattato il lock down, che non ha comunque impedito alla metro di Milano di viaggiare affollata come nei giorni precedenti all’emergenza. A Tokyo, inoltre, gli stessi esercizi commerciali hanno ancora le serrande su e accolgono la clientela.
Secondo le proiezioni, le infezioni che si registreranno nella giornata di oggi, domenica 5 aprile, nella capitale giapponese – osservata speciale del Paese – si dovrebbero attestare attorno alle 130 unità, un numero che supera il record di ieri di 118, considerato già allarmante per avere infranto per la prima volta la soglia psicologica delle 100 unità giornaliere. E non è la sola soglia psicologica ad essere stata superata, perché ormai i contagiati a Tokyo hanno superato quota 1.000. Sembra persino che il governo stia pensando di trasformare il villaggio olimpico di Tokyo 2020 in un gigantesco Covid-hospital da 15mila posti letto.
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Per questo fioccano ormai da più parti le critiche al governo di Shinzo Abe che si sta dimostrando molto attendista nel decretare lo stato di emergenza nazionale. Prima si riteneva che il Primo ministro fosse restio a procedere con la messa in quarantena della capitale per non annullare le Olimpiadi di Tokyo 2020, ora chi lo critica lo accusa di pensare più all’economia (il Paese è entrato all’inizio dell’anno in recessione tecnica) che alla salute delle persone.