Il governo di Mosca testerà a inizio aprile la sua autonomia web. Il piano è farsi trovare pronti per un eventuale attacco nemico ma sembra un chiaro tentativo di censura
Per ora è solo un test, in futuro chissà. Gioca molto sul labile equilibro tra censura e mossa preventiva la scelta del governo russo di disconnettersi dalla rete internet globale e, al contempo, progettare una rete nazionale, dedicata alla navigazione e alla condivisione di contenuti de cittadini russi destinati a restare entro i confini geografici del Paese. I dirigenti di Mosca hanno parlato chiaro, smentendo la volontà di un controllo precauzionale, affermando invece che l’obiettivo del progetto è di individuare misure protettive in caso di attacco cibernetico proveniente dall’esterno, in modo da evitare che la Russia possa restare a buio rispetto al resto del mondo.
La legge
Il piano del governo affonda le radici negli anni passati, tanto che dello sviluppo di una infrastruttura nazionale si parla da oltre un lustro. Il punto di svolta è stato il “Programma nazionale di economia digitale”, una bozza di legge presentata lo scorso dicembre alla Duma di Stato (una delle due camere del Parlamento russo, l’altra è il Consiglio Federale) da un gruppo di deputati guidati da Leonid Levin, presidente del Comitato per la Politica d’informazione, per le tecnologie informatiche e per le Comunicazioni. La prospettiva di una rete nazionale e indipendente dall’esterno ha trovato terreno fertile tra i politici russi, meno entusiasti sono stati i fornitori di servizi per il web (Internet Service Provider), che hanno condiviso la scelta chiedendo però il sostegno del governo per modificare le loro infrastrutture e installare nuovi server per indirizzare il traffico secondo le indicazioni previste dalla norma. Il governo ha accettato, quindi, di supportare i costi dell’operazione, che dovrebbero aggirarsi attorno ai 20 miliardi di rubli, pari cioè a circa 270 milioni di euro.
L’esperimento
Il test è in programma per l’inizio di aprile e prevede la disconnessione generale della rete internet globale e il traffico dati dirottato verso i punti gestiti dal Roskomnadzor, il servizio federale russo che controlla le telecomunicazioni, con le informazioni trasmesse dai russi che arriveranno a destinazione e quelle indirizzate all’estero che verranno bloccate. Considerata la mole di dati sono già stati messi in conto possibili rallentamenti nella connessione, con un notevole impatto non solo per gli internauti ma anche – almeno nel primo periodo – per l’economia del Paese. Secondo la legge di riferimento, poi, nella metamorfosi digitale sarà inclusa la realizzazione di un sistema degli indirizzi dei domini di natura nazionale, affinché la nuova rete possa svilupparsi e operare senza limiti.
Una nuova Cina?
La voce ufficiale del Cremlino è creare un’alternativa in caso di intromissioni nemiche, con il test che serve per ottenere informazioni e capire eventuali modifiche da apporre al disegno di legge, che indica nel 2020 la data entro la quale realizzare una rete internet russa. Veline governative a parte, però, appare evidente che il tentativo di attuare un controllo di massa sui contenuti ha tutti i prismi di una censura che mira a ricalcare quanto già successo con il Golden Shield Project (più noto come Great Firewall) messo in atto dal governo cinese.