Le nuove norme sull’accompagnamento dei minori di 14 anni prevedono il rilascio di un’autorizzazione da parte della famiglia che esonera il personale scolastico dall’obbligo di vigilanza dopo l’orario scolastico
Approvate nei giorni scorsi le nuove norme sull’accompagnamento dei minori di 14 anni previste dalla legge di conversione del cosiddetto decreto legge fiscale. Ora i genitori dei ragazzi minori di 14 anni potranno legittimamente autorizzare le scuole frequentate dai figli a consentirne l’uscita autonoma al termine dell’orario delle lezioni, in considerazione dell’età, del grado di autonomia e dello specifico contesto, nell’ambito di un processo di auto responsabilizzazione. Il rilascio dell’autorizzazione da parte della famiglia avrà l’effetto di esonerare il personale scolastico dalla responsabilità connessa all’adempimento dell’obbligo di vigilanza. Una novità che sembra scrivere la parola fine a un dibattito in corso da mesi riguardo alla legittimità o meno di far tornare a scuola i ragazzi da soli. Sulla carta risolve la questione ma il dibattito tra chi pensa che far tornare da soli a casa dopo l’uscita dalla scuola i minori di 14 anni sia un atto dovuto alla crescita dell’autonomia e chi invece pensa che bisogna andare a prendere i figli a scuola è ancora acceso.
200.000 i ragazzi che tornano a casa da soli
I fattori chiamati in causa sono tanti. Si va dall’età anagrafica (va da sé che si è meno propensi a lasciare tornare a casa da solo un bimbo di 8 anni piuttosto che un ragazzino di 13), al grado di maturità e autonomia del ragazzino stesso. E purtroppo gli episodi di cronaca non mancano. Basta dare un’occhiata alle principali testate giornalistiche. Fra gli ultimi casi, un ragazzino di 12 anni investito nei giorni scorsi mentre tornava a casa da scuola in un paesino in provincia di Milano. La scelta se far tornare i ragazzi sotto i 14 anni a scuola da soli resta delicata e assolutamente personale. I dati ISTAT sugli spostamenti casa scuola dei ragazzini dagli 8 ai 14 anni (dati pubblicati a settembre 2017, esito dell’indagine multiscopo Uso del tempo riferita all’anno 2014) dicono che Sono 200.000 i bambini e i ragazzi che percorrono un tragitto casa-scuola entro il chilometro di distanza da soli o con i loro pari: il 30,3% della popolazione fra gli 8 e i 14 anni. La percentuale sale, ovviamente, al 42,5% per i ragazzi dagli 11 ai 14 anni mentre è pari al 17,3% dei bimbi tra gli 8 e i 10 anni. A incidere molto è la dimensione demografica del comune di residenza. Secondo i dati, i comuni fino ai 2.000 abitanti favoriscono gli spostamenti dei più piccoli (79,5% dei bimbi dagli 8 ai 10 anni) mentre sono penalizzati i grandi centri. Alcune condizioni e comportamenti del ragazzo e della sua famiglia influiscono sulla propensione ad andare a scuola da soli in età compresa tra gli 8 e i 14 anni: il 42,1% dei ragazzi che svolgono i compiti in autonomia; il 37,0% di coloro che si lavano e si vestono da soli; il 31,2% se hanno almeno un fratello o una sorella. Infine, nelle famiglie che non possiedono un’automobile, la percentuale raggiunge il 47,7%.
Il perché delle norme
Le norme approvate sono nate dall’esigenza di intervenire dopo la pubblicazione, lo scorso settembre, di un’ordinanza della Corte di Cassazione che, esprimendosi sulla morte di un ragazzino di 1 1 anni che era stato investito all’uscita da scuola, in sostanza aveva riconosciuto l’obbligo di vigilanza per i minori dei 14 anni anche al di fuori del perimetro scolastico da parte del personale della scuola. Del resto la normativa (l’articolo 591 del codice penale) è soggetta a varie possibili interpretazioni. “Chiunque abbandona una persona minore degli anni quattordici, ovvero una persona incapace, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia o per altra causa, di provvedere a se stessa e della quale abbia la custodia o debba averne cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni – dice la legge – “(…) La pena è della reclusione da uno a sei anni se dal fatto deriva una lesione personale ed è da tre a otto anni se ne deriva la morte”. A seguito di questa ordinanza molti dirigenti scolastici avevano emanato specifiche circolari per impedire l’uscita autonoma da scuola degli alunni con età inferiore ai 14 anni. Questi provvedimenti hanno determinato preoccupazione da parte delle famiglie, che si sono trovate in difficoltà a conciliare il lavoro con l’uscita dei figli.
Fedeli: “Equilibrio tra diverse esigenze”
In questo contesto l’autorizzazione scolastica rappresenta una modalità organizzativa che certamente risolve almeno in parte le difficoltà. “Le novità introdotte – sottolinea la Ministra del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli – rappresentano un punto di equilibrio fondamentale tra diverse esigenze, tutte di grande rilievo e irrinunciabili, quali la tutela dell’incolumità delle e dei minori, il raggiungimento di gradi sempre maggiori della loro autonomia, le scelte educative delle famiglie e il ragionevole contenimento degli obblighi di vigilanza in capo al personale scolastico”. Resta però una questione alla quale ancora si fatica a dare risposte soddisfacenti: la difficoltà di coniugare le esigenze lavorative attuali con i figli. In una società dove ormai lavorano anche le donne, il modello sembra essere quello antico, che vede le donne a casa a curarsi dei figli. Le donne lavoratrici devono necessariamente fare equilibrismo per riuscire a stare dietro a tutto. Ecco, in questo forse sarebbe il caso che arrivassero risposte ferme e concrete da tutte le istituzioni.