Il Congresso Usa ha votato una legge che consente di rivendere a terzi tutti i dati di navigazione ribaltando le regole volute da Obama
Se ti conosco, posso offrirti quello che già desideri. E farlo nel momento in cui lo vuoi o lo cerchi. E scordati la privacy. Questa in sintesi è la logica del direct marketing online, il marketing diretto su Internet. Offrire al cliente quello che è più propenso a desiderare è oggi molto più facile di prima grazie alla scienza dei big data e ai sistemi di profilazione online.
Il mercato dei dati personali che fa gola agli ISP
Dati personali come l’email, il numero di telefono o l’indirizzo di casa, dati sensibili come l’appartenenza politica, religiosa e sindacale, informazioni sull’orientamento sessuale, i dati sanitari, sono protetti dalle leggi sulla privacy, ma da oggi sempre di meno, perché gli Internet Service Provider americani saranno autorizzati a rivendere a terzi quel tesoretto di informazioni unito ai nostri dati di navigazione: dove ci siamo connessi per quanto tempo, con quali strumenti.
La decisione del Congresso americano di abolire la privacy per legge
Negli Usa la Camera dei rappresentanti ha azzerato le tutele della privacy su internet per gli operatori di connettività, gli Isp. 215 voti a favore contro 205 contrari hanno ribadito la decisione già presa al Senato con un margine risicatissimo (50-48), aprendo la strada alla deregolamentazione di Internet con effetti globali. La decisione riguarderà tutti visto che molti siti e servizi che usiamo nel nostro paese sono ubicati negli Usa e quindi soggetti solo alla regole di quel paese. E la cosa grave è che aziende come Verizon, AT&T, Comcast non avranno bisogno di ottenere il consenso dei propri utenti per vendere alle agenzie di marketing tutte le informazioni che collezionano dalle nostre navigazioni. Pensate cosa accadrà quanto Google porterà la connettività in tre quarti del pianeta.
Le 5 cose che gli ISP potranno fare d’ora in avanti
Perciò d’ora in avanti i provider potranno fare 5 cose che già facevano prima di nascosto senza essere più esposti alle lamentele e alle class action dei loro clienti.
1. Iniettare cookies di tracciamento invisibili e non cancellabili in tutto il traffico HTTP
Anche con la navigazione in Incognito o in Private Browsing, quando usiamo un tracker-blocker, o abbiamo la funzione Do-Not-Track accesa potranno inserire un unico identificatore (li chiamano anche supercookies) in tutto il traffico non cifrato col risultato di tracciare in dettaglio tutta la navigazione.
2. Preinstallare software nel telefonino e registrare ogni url visitata
Potranno preinstallare negli smartphone nuovi di zecca un software che traccia l’uso di ogni app, la visita dei siti web e farsi mandare questi dati dai venditori dei telefonini o delle app preinstallate.
3. Spiare tutto il traffico e inserire la pubblicità
Gli Isp potranno ispezionare ogni pacchetto di dati, costruire un profilo di chi si connette ma anche inserire della pubblicità personalizzata durante la navigazione.
4. Reindirizzare le ricerche online
Una volta inserita una parola chiave nel motore di ricerca l’ISP potrà verificare se appartiene alla lista di aziende che hanno pagato per aumentare il traffico e in questo caso potrà redirigere la ricerca verso il sito dell’azienda pagante invece di mostrare la lista di tutti i risultati.
5. Vendere i tuoi dati agli esperti di marketing
Unendo dati telefonici ad altre informazioni, come la browsing history, è possibile informare le aziende delle scelte fatte affinché possano offrire prezzi più competitivi di quelli trovati finora. Queste profilazioni infatti dicono quanti anni hanno gli utenti, se sono maschi o femmine e anche in quale zona commerciale si recano per fare acquisti in un certo range temporale.
Che fare di fronte alla sorveglianza commerciale di massa?
Le associazioni per i diritti digitali e le libertà civili mettono in guardia contro questa ennesima violazione della privacy degli utenti di Internet, senza avere armi per contrastarla visto che la decisione manda in soffitta il regolamento della Federal Trade Commission (FCC). Inoltre, la Commissione che sotto l’impulso di Obama aveva stabilito un regolamento volto ad applicare norme più severe per la privacy online, non potrà più riproporlo.
C’è da aggiungere però che il rischio di essere tracciati ed esposti alle pratiche di cui sopra si riduce quando usiamo network cifrati. Oggi circa la metà del web è sotto https, un protocollo cifrato per il trasferimento dei dati che previene la possibilità che terze parti possano spiare le nostre navigazioni rendendo perfino gli ISPs “ciechi” rispetto a quello che facciamo online anche se sapranno sempre e comunque qual è la destinazione del nostro browser.
E poi ci sono ancora le Vpn, le Virtual private networks, le reti private virtuali, gratutite o a pagamento che possono mascherare le nostre attività di fronte agli ISP.
Ma c’è poco da stare tranquilli, Google, Facebook & Co. Hanno da tempo implementato sistemi molto più massivi di raccolta e analisi dei nostri dati di navigazione e per questo gli Isp hanno voluto e ottenuto la loro fetta della torta (pubblicitaria).