“GM rifocalizzerà lo sviluppo della guida autonoma sui veicoli personali”. Questo è il titolo del comunicato stampa pubblicato sul sito di General Motors, accolto con una certa preoccupazione all’interno di Cruise, l’ex startup acquisita dal produttore automotive americano nel 2016 (che ne controlla il 90% delle quote). «Coerentemente con le priorità di allocazione del capitale di GM – si legge nella nota – GM non finanzierà più il lavoro di sviluppo di robotaxi di Cruise dati il notevole tempo e risorse che sarebbero necessari per scalare l’attività, insieme a un mercato robotaxi sempre più competitivo».
Cruise: cosa succederà dopo lo stop ai finanziamenti di General Motors?
Il Ceo di Cruise, Marc Whitten, ha ovviamente comunicato la notizia ai dipendenti, aggiornati anzitutto sul futuro dell’azienda che dovrebbe essere inglobata all’interno di GM. Al momento, come si legge su TechCrunch, non è chiaro se l’operazione comporterà tagli e licenziamenti, tutt’altro che esclusi. La stessa testata tech ha raccolto i commenti di diversi dipendenti, protetti dall’anonimato, che si sono detti sorpresi e colti alla sprovvista dalla novità.
Al momento Phoenix, Houston e Dallas sono le città in cui Cruise è attiva con i propri robotaxi, anche se i piani di sviluppo non hanno seguito i ritmi annunciati dalla società. Nel 2021, GM prevedeva che entro la fine del decennio la controllata avrebbe messo su strada decine di migliaia di robotaxi con 50 miliardi di dollari di entrate annuali.
Cruise: i problemi sono partiti a San Francisco
Uno dei momenti cruciali per la storia recente di Cruise è stato il ritiro della licenza per i suoi robotaxi a San Francisco. Nell’estate 2023 l’azienda aveva avviato le corse, mettendole a disposizione 7 su 7 e h24, ma in autunno un incidente che ha coinvolto un pedone, investito e trascinato da un mezzo a guida autonoma, ha spinto le autorità a ritirare subito i permessi.
Da quel momento per Cruise è cominciata una crisi profonda, con il ritiro delle flotte, le dimissioni del Ceo, lo stop alla produzione da parte di GM e un piano per la faticosa risalita. Delle difficoltà dell’ex promessa della guida autonoma americana hanno intanto approfittato competitor come Waymo (Google) e Zoox (Amazon) per offrire i propri servizi.