Una delle crisi più note a livello globale per le aziende di taxi a guida autonoma è quella di Cruise, società acquisita anni fa da General Motors e che nel 2023 si è vista ritirare la licenza per effettuare corse a San Francisco. Abbiamo riassunto la vicenda su StartupItalia: in sintesi le autorità avrebbero riscontrato una non piena collaborazione da parte dell’azienda nel fornire materiali (soprattutto video) dopo che un’auto a guida autonoma del gruppo aveva investito un pedone. Dall’autunno scorso Cruise ha così deciso di sospendere tutte le proprie attività negli Stati Uniti. In seguito il Ceo Kyle Vogt si è sfilato e nelle ultime ore ha annunciato le dimissioni anche il capo dell’hardware Carl Jenkins.
Cruise prima della crisi
La società è dunque in una fase di enorme difficoltà, con la stessa General Motors che ha sospeso la produzione di alcuni van a guida autonoma. Cruise è stata per anni una delle tech company più performanti dal punto di vista delle self driving car. San Francisco si è peraltro offerta come città laboratorio per questa tecnologia e fino allo scoppio della crisi l’azienda offriva corse ai passeggeri 24 ore su 24.
Le questioni sicurezza e trasparenza quando si parla di guida autonoma sono fondamentali. E ciò non riguarda soltanto Cruise. Di recente Waymo, la sussidiaria di Google specializzata nel medesimo settore, ha deciso di effettuare verifiche su uno dei software installati sulle proprie vetture. Nel frattempo il Washington Post ha pubblicato un’inchiesta che denuncia la prima vittima dell’Autopilot di Tesla risalente al 2022. Da tempo negli USA si verificano infine numerose proteste da parte di cittadini contrari alla guida autonoma (alcune di queste sono sfociate in atti vandalici).