Notizie attorno al mondo, con l’innovazione come denominatore comune. Sono quelle raccolte tutti i mercoledì sui profili social di Paola Pisano, tra questi LinkedIn e Instagram, nel tentativo di comprendere dove ci porterà la tecnologia e qual è il suo ruolo nella vita di istituzioni, aziende e semplici cittadini.
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Le conseguenze del Digital Market Act
Il Digital Market Act è un ampio insieme di regole presentate dal Parlamento europeo nel marzo 2022 che detta le regolamentazioni attraverso le quali le aziende tecnologiche più grandi devono competere in Europa. Le grandi aziende tecnologiche definite “gatekeeper” sono 6 : Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft, con un’offerta di 22 piattaforme. La legge definisce “gatekeeper” le piattaforme con un fatturato annuo superiore a 7,5 miliardi di euro, una capitalizzazione di mercato superiore a 75 miliardi di euro e utenti mensili attivi nell’UE pari a 45 milioni. La normativa vieta alle aziende tecnologiche di riservare un trattamento di favore ai propri servizi interni, a scapito di quelli di terzi (una pratica nota come auto-preferenza) e le obbliga ad aprire le proprie piattaforme a un maggior numero di servizi alternativi, offrendo agli utenti più scelte. Inoltre, mette in discussione il loro potere di condividere i dati tra i propri servizi senza il consenso degli utenti e cerca di rendere più facile il passaggio da un’offerta all’altra, semplificando l’esportazione dei dati da parte degli utenti. Ma l’Europa avrà la capacità e la voglia di far rispettare una normativa così aggressiva? Sulla carta, la legge potrebbe avere ricadute dirette sulla redditività di alcuni importanti servizi tecnologici. Questa settimana Apple ha ricevuto una multa per 1,8 miliardi di euro per aver violato le norme antitrust esistenti, soffocando la concorrenza dei servizi di streaming musicali rivali. Il produttore di iPhone ha dichiarato che farà ricorso contro la decisione. In base alle nuove regole, servizi come WhatsApp saranno obbligati ad introdurre l’interoperabilità con altre piattaforme. Quindi, in teoria, gli utenti di WhatsApp potrebbero presto essere in grado di inviare messaggi su Signal, Telegram o iMessage. Agli utenti di Instagram e Facebook verrà, inoltre, chiesto quali dati desiderano condividere tra i servizi.
La Cina e le startup di AI
La Cina sta aiutando le sue startup di AI con “buoni di calcolo”. 17 amministrazioni cittadine, tra cui Shanghai, si sono impegnate a fornire questi buoni per sovvenzionare le imprese di intelligenza artificiale che devono far fronte all’aumento dei costi dei data centre, dato che le forniture di chip fondamentali diventano sempre più scarse. Secondo gli annunci ufficiali, i voucher avranno un valore compreso tra 140.000 e 280.000 dollari e potranno essere utilizzati per trascorrere del tempo nei centri dati di intelligenza artificiale con lo scopo di addestrare e far funzionare i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM). Ma i voucher, utili ad affrontare la barriera dei costi, aiuteranno a risolvere il problema della scarsità dei microchip in Cina causato dall’amministrazione Biden? Nell’ultimo anno è stata costruita nel Paese asiatico una rete di data center e piattaforme online dove le aziende di AI possono affittare potenza di calcolo. I voucher, così, ridurrebbero i costi di calcolo delle aziende di intelligenza artificiale di circa il 40-50% se optassero per i data center gestiti dal governo. Suzhou, una città a ovest di Shanghai, ha creato una piattaforma di scambio per “coordinare le risorse informatiche della città”, secondo quanto si apprende dal suo sito web. Sulla piattaforma vengono pubblicizzati anche chip avanzati Nvidia H100, la cui vendita in Cina è sempre stata vietata dagli Stati Uniti.
L’impatto dell’AI sulla società
I nuovi gadget di AI, come Rabbit 1, stanno iniziando a popolare le pagine dei giornali e le nostre case facendo tremare il settore degli smartphone. Potrebbero essere visti come dei facilitatori di una nuova era in cui la bassa latenza raggiunta con l’utilizzo della voce diventa il primo modo per utilizzare gli smart gadget con l’AI. Non è semplicemente un cambio di device o un upgrade dei cellulari per interagire con il mondo digitale, ma un cambio di interazione tra uomo e macchina. L’intelligenza artificiale permette due grandi cambi nella nostra interazione con la tecnologia: il primo, la voce, che rimane l’interazione più naturale tra uomini e donne, il secondo è la capacità dell’AI di far adattare software complessi alle esigenze degli esseri umani e non viceversa, come è sempre accaduto. Ma l’intelligenza artificiale permetterà di re-immaginare la relazione tra computer e esseri umani mettendo davvero questi ultimi al centro? I nuovi hardware, disegnati per l’interazione vocale, avranno ancora gli schermi, ma l’interazione principale sarà “voice based”. Molti sono ormai i device che si stanno diffondendo con questa filosofia con benefici di efficienza e costi minori. Alcuni benefici potrebbero anche essere riscontrati a livello psicologico. I cellulari sono sviluppati per attirare la nostra attenzione, gli AI- device sono invece progettati per risparmiare tempo, diminuire l’attenzione che noi rivolgiamo al device stesso e dare una migliore interazione con il mondo reale.
Il caso Groq
Jonathan Ross, ex- ingegnere di Google, è l’amministratore delegato di Groq, startup creata nel 2016 per sviluppare chip in grado di garantire la massima velocità all’applicazione dell’AI rispetto alle esistenti CPU o GPU. Groq sembra aver creato la prima unità di elaborazione linguistica (LPU). A differenza delle GPU, microchip utili alle inferenze dei modelli di AI, le LPU utilizzano un approccio semplificato eliminando la necessità di un hardware di programmazione complesso e garantendo dei livelli di latenza più bassi e maggiormente costanti. Le LPU sono anche efficienti dal punto di vista energetico, evitando il sotto-utilizzo e l’overhead. La prima dimostrazione pubblica dei LPU di Groq ha generato 500 token in un secondo di interazione. Ma la velocità di risposta dei sistemi di AI è davvero così importante? La missione di Groq è offrire modelli linguistici 75 volte più veloci di quanto un essere umano possa esserlo con un’interazione basata su touch. La velocità è molto importante nell’utilizzo dell’AI: quando si avvia una conversazione con un chatbot di intelligenza artificiale si vuole che le informazioni vengano date in tempo reale, così come quando si richiedono informazioni per ricercare una strada o medicinali di cui si ha bisogno. Groq, usato da Llama 2 ( by Meta) e Mixtral-8x7b e Mistral 7B, già oggi dichiara una performance superiore di 10 volte rispetto all’uso di GPU o CPU