La notizia del licenziamento di 28 dipendenti di Google – che avevano manifestato occupando per ore alcuni uffici, perché contrari all’accordo da oltre 1 miliardo di dollari siglato col governo di Israele – si lega alla storia dell’associazione No Tech For Apartheid che da diversi anni sta protestando contro il cosiddetto Progetto Nimbus. Secondo l’organizzazione la Big Tech starebbe fornendo al governo di Tel Aviv infrastruttura tecnologica – cloud soprattutto – utilizzata dall’esercito nelle proprie operazioni belliche, in particolare nella Striscia di Gaza.
Quando è stata fondata No Tech For Apartheid
No Tech For Apartheid è stata fondata nel 2021, anno in cui Google e Amazon (l’altra Big Tech attaccata dai manifestanti) hanno firmato un accordo da 1,2 miliardi di dollari sul cloud e su tecnologie di apprendimento automatico da fornire a enti governativi israeliani. Da anni l’obiettivo è far sì che quell’accordo venga cancellato (ma i termini del contratto non renderebbero comunque facile un simile scenario). Nel post X pubblicato qui sopra trovate le foto e i video dei sit-in dei giorni scorsi che hanno portato ai licenziamenti in Google.
«Stiamo raccogliendo l’appello di oltre 1.000 lavoratori di Google e Amazon a insorgere contro il contratto, noto come Progetto Nimbus – si legge sul sito ufficiale -. La tecnologia dovrebbe essere usata per unire le persone, non per consentire l’apartheid, la pulizia etnica e il colonialismo. Seguendo le orme di coloro che hanno lottato per disinvestire dal Sudafrica dell’apartheid e hanno vinto, è nostra responsabilità sollevarci a sostegno della libertà dei palestinesi. I dirigenti di Amazon e Google che hanno firmato questo contratto possono ancora scegliere di stare dalla parte giusta della storia».
L’obiettivo iniziale delle mille firme è stato abbondantemente superato. L’associazione ha infatti finora raccolto l’adesione di oltre 95mila persone, favorevoli allo stop del Progetto Nimbus. La presa di posizione contraria a Israele è evidente nei messaggi e nelle parole utilizzate dai rappresentanti di No Tech For Apartheid. In questa situazione Google si è difesa, avvisando anzitutto i dipendenti. «Se siete tra i pochi che sono tentati di pensare che trascureremo i comportamenti che violano le nostre politiche, ripensateci», ha dichiarato Chris Rackow, head of global security.
Negli Stati Uniti e in Occidente in generale è in corso un dibattito particolarmente acceso, apertosi dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas, l’evento che ha scatenato la reazione israeliana nella Striscia di Gaza. Alcuni gruppi stanno esprimendo forti critiche nei confronti di governi, aziende e organizzazioni (come le università), facendo pressioni affinché accordi, partnership e relazioni con Israele vengano fermati come forma di protesta contro quanto sta accadendo. I morti nella Striscia sono oltre 30mila.