In una lettera aperta sottoscritta anche da Renault e Meta, le imprese insistono per avere regolamentazioni meno stringenti a livello comunitario sull’utilizzo dell’IA
Metterebbe a repentaglio la competitività e la sovranità tecnologica dell’Europa. Per queste ragioni, 160 aziende internazionali si sono schierate contro la proposta di legge dell’Unione Europea sull’intelligenza artificiale. In una lettera aperta, firmata da oltre 160 dirigenti, ci sono anche i nomi dei rappresentanti di Meta e Renault.
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A che punto è l’iter legislativo
Questo mese i legislatori dell’UE hanno concordato una serie di progetti e di regole in cui sistemi come ChatGPT dovrebbero divulgare i contenuti generati dall’intelligenza artificiale, aiutare a distinguere le cosiddette immagini “deep-fake” da quelle reali e garantire salvaguardie contro i contenuti illegali. Ma secondo alcuni, tra cui i 160 firmatari della lettera aperta, le norme proposte implicherebbero una serie di costi di conformità elevati e rischi di responsabilità sproporzionati a carico delle aziende che fanno uso dei sistemi di IA. Una regolamentazione troppo stringente che potrebbe portare le aziende altamente innovative a spostare le loro attività all’estero, e gli investitori a ritirare il loro capitale dallo sviluppo dell’IA europea. Era stato lo stesso Sam Altman di OpenAI a minacciare di ritirare ChatGPT dall’Europa se fosse diventato troppo difficile rispettare le leggi sull’IA. In seguito ha, poi, ribaltato la sua posizione affermando che non avrebbe intenzione di uscire. D’accordo con lui erano anche Geoffrey Hinton e Yoshua Bengio: due dei tre “padrini dell’IA”, oltre a Elon Musk; tra i firmatari delle precedenti lettere.
Ad appoggiare le nuove richieste, ora è Yann LeCun, che lavora a Meta, l’azienda Renault, e una serie di dirigenti di società come la spagnola Cellnex, che si occupa di telecomunicazioni, la società di software francese Mirakl e la banca d’investimento tedesca Berenberg, oltre alla già citata Renault.