Il tribunale europeo ha annullato la multa da 1 miliardo e mezzo di euro inflitta nel 2019 dalla Commissione europea a Google e Alphabet che chiamava in causa la piattaforma pubblicitaria AdSense. I giudici europei hanno, infatti, ritenuto che Bruxelles non abbia tenuto conto, nella sua valutazione, dell’insieme delle circostanze pertinenti alla durata delle clausole contrattuali considerate “abusive”. Ma per quali ragioni precise è stata decisa la revoca?
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La collaborazione tra Google e AdSense
Dal 2003, Google gestisce la piattaforma pubblicitaria AdSense, e ha sviluppato una serie di
servizi, tra cui uno di intermediazione pubblicitaria chiamato “AdSense for Search”. Questo servizio consentiva agli editori di siti web contenenti motori di ricerca integrati di visualizzare gli annunci pubblicitari relativi alle ricerche effettuate dagli utenti, ricevendo una parte delle entrate provenienti dalla visualizzazione degli annunci stessi.
Per utilizzare AFS, tuttavia, gli editori che generavano un fatturato sufficiente, dovevano negoziare con Google un contratto di servizio (GSA) contenente clausole restrittive che vietavano la visualizzazione di annunci di servizi concorrenti di AFS.
Dalla prima denuncia all’avvio del procedimento
La prima denuncia è stata avviata da un’impresa tedesca nel 2010 ed è stata seguita, poi, negli anni successivi, da altre tra cui Microsoft, Expedia e Deutsche Telekom. Così, nel 2016, la Commissione UE ha avviato un procedimento relativo a tre clausole contenute nel GSA – la clausola di esclusiva, la clausola di collocamento e la clausola di autorizzazione preventiva – indicando che avrebbero potuto precludere i servizi concorrenti di AFS. Nel settembre 2016, Google ha rimosso o modificato tali clausole, ma la Commissione, nel 2019, ha condannato la big dei motori di ricerca. Il Tribunale europeo ha, quindi, deciso che la commissione ha commesso errori nella valutazione della durata delle clausole controverse.