Vive all’estero da vent’anni, ha lavorato in società di consulenza e banche, ha fondato una startup per erogare mutui online (che ha venduto) e pochi mesi fa ha accettato l’incarico di Ceo di Revolut UK. Intervista a Francesca Carlesi
È la Ceo che la fintech Revolut, valutata 33 miliardi di dollari nel 2021, ha scelto per la propria divisione UK, con un obiettivo prioritario per il 2024. «Portare questa azienda a operare al livello di standard bancari. Quando hai 35 milioni di clienti a livello globale, è una crescita naturale». Francesca Carlesi, nominata Ceo di Revolut UK nei mesi scorsi, è la nuova protagonista della rubrica “Italiani dell’altro mondo”, viaggio editoriale che abbiamo intrapreso più di un anno fa per incontrare talenti e profili di rilievo nel panorama tech internazionale. Con alle spalle esperienze nel campo della consulenza (McKinsey) e del banking (Deutsche Bank), vive da vent’anni all’estero. A Londra, dove risiede, ha lanciato anche una startup, Molo, specializzata nell’erogazione di mutui online e venduta a ColCap, una realtà australiana. Partiamo però, come sempre, dal bagaglio di partenza.
Chi è Francesca Carlesi
Nata a Verona nel 1974, Francesca Carlesi è in realtà vissuta a Roma fino agli anni dell’Università. Studi in economia nella Capitale, ha arricchito il proprio percorso con un periodo di studi alla New York University. «Ho fatto parte del dottorato in America – ci racconta -. Volevo puntare sulla carriera accademica, mi interessava molto. Ma una volta tornata in Italia mi son resa conto che tutto si muoveva più lentamente». Non è la prima volta che un’imprenditrice o un investitore che intervistiamo ci parla di un passato universitario sul quale ha creduto, ma che poi ha deciso di abbandonare. Segnale che senz’altro il settore della ricerca dovrebbe captare, per non lasciarsi sfuggire talenti.
In qualità di Ceo di Revolut UK Francesca Carlesi è a capo non della fintech, bensì di una divisione molto più snella. Nel 2021 la scaleup fondata da Nikolay Storonsky e Vlad Yatsenko ha depositato domanda per ottenere la licenza bancaria nel Regno Unito, passaggio che garantirebbe all’azienda di poter operare come una banca, erogando prestiti ad esempio. Al momento Revolut gode di questa posizione in Lituania, mentre in Gran Bretagna opera con una e-money license. «Ci sono due questioni sul tavolo: nel momento in cui una realtà diventa così grande è senz’altro positiva una supervisione bancaria, ha senso che ci siano più tutele per i clienti; e poi con una customer base ampia, i clienti si aspettano e devono avere più prodotti a disposizione».
Il problema del mutuo
La situazione è al momento tutt’altro che definita e, come ci ha spiegato Carlesi, è preferibile non dare nulla per scontato quando si parla di passaggi cruciali di questo tipo. «Sono arrivata da pochissimo. Ho scoperto un’azienda davvero impressionante: in UK Revolut registra 5 miliardi di sterline di depositi ed è attiva in una ventina di Paesi. Opera combinando le migliori logiche del mondo tech, con le regole del settore bancario tradizionale. L’adozione di logiche di automazione e l’utilizzo di dati e AI sono considerati business as usual».
Facciamo dunque qualche passo indietro, per capire come Francesca Carlesi si è inserita nel panorama startup londinese. Dopo esperienze in America e in Bulgaria, si è stabilita nella capitale britannica, in anni peraltro di grande rilevanza globale per la metropoli. Nel 2016 Brexit ha segnato per molti un prima e un dopo, soprattutto dal punto di vista politico. È in quel contesto che ha fondato Molo, startup fintech che negli anni ha raccolto 35 milioni di sterline in equity. «In quella fase della mia vita mi sono trovata di fronte a un problema: richiedere un mutuo per acquistare casa. Se sei una persona abituata a viaggiare e a lavorare col digitale ti rendi conto che quel processo è ancora molto manuale. Come se si dovesse tornare indietro nel tempo. Bisogna stampare gli estratti conto, quando magari non hai più nemmeno la stampante a casa perché non serve».
Le sfide di Londra
Sono stati anni in cui Francesca Carlesi ha conosciuto uno degli hub globali più vivaci per quanto riguarda le startup. Nonostante Brexit, dal 2017 al 2023 Londra si è posizionata come l’unica città del vecchio continente a rientrare nella top 10 dei distretti più capaci di attirare capitali al mondo. Prima è la Silicon Valley, con quasi 90 miliardi di dollari tra investimenti ed exit; Londra è in settima posizione, con oltre 63 miliardi di dollari, superando Shenzhen, una delle metropoli cinesi più importanti (dove hanno sede Huawei, Tencent e DJI). «Il fintech in Europa è partito da Londra 15 anni fa – sottolinea la Ceo di Revolut UK – e ancora oggi Londra è superiore alla Silicon Valley in ambito fintech. Ma dopo l’uscita dall’UE non si può dare nulla per scontato».
Secondo Carlesi è la competizione globale che sta crescendo, soprattutto da parte di una città che, come Londra, è tra le più importanti capitali finanziarie globali. «Fino a qualche anno fa New York non era percepita come hub per startup, ma sta evolvendo come competitor di Londra nel settore finance. Il sistema UK è senz’altro intatto, c’è una concentrazione di talenti e di idee importante». Altri hub stanno però accelerando, proponendosi come alternative in Europa. «Penso a Parigi e a Berlino, ad esempio. Non è affatto garantito che Londra rimanga il primo polo europeo della tecnologia». Per chi fa innovazione e vuole lanciare una startup o lavorare in una tech company resta comunque una destinazione da mettere cima alla lista. «Ci sono senz’altro più barriere dopo Brexit, ma il governo ha comunque liberalizzato tanti visti per chi innova e vuole investire sulla tecnologia». In chiusura le abbiamo chiesto un commento sul suo nuovo lavoro. Da Ceo di una startup a Ceo di una divisione di un decacorno (azienda con valutazione superiore ai dieci miliardi di dollari) molte cose saranno cambiate. Qual è il suo approccio? «Sono molto mission oriented: è importante aver chiara la big picture. Così come lo è l’ascolto. Punto poi molto sul team: se hai quello giusto superi qualsiasi crisi».