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Qualche internet fa…
La storia di internet non è più così snella ed è per questo che può mostrarci quante cose sono cambiate nel giro di pochi lustri. Nel 2005, lo stesso anno in cui si registrava il dominio facebook.com, a Torino nasceva un sito di annunci all’alba della rete. Prima dei social sbocciavano i forum; gli SMS tra morosi costavano ricariche intere e così quale meraviglia nello scoprire MSN; i blogger continuavano a sperimentare. E poi c’era Bakeca, fondata da Paolo Geymonat, imprenditore scomparso nel 2009 a soli 45 anni. Dagli esordi fino a oggi, la piattaforma ha rispettato e valorizzato la propria filosofia. Perché come ci ha spiegato Francesco Gavatorta, Strategic Marketing Manager, «andare su Bakeca è come ascoltare un vinile».
La second hand economy di cui tanto si parla era già all’epoca uno dei pilastri dell’internet delle origini. Da Craigslist, lanciato nella seconda metà degli anni Novanta a San Francisco, tutte le esperienze che hanno preso spunto dal sito di annunci più importante al mondo avevano un punto in comune: mettere in connessione persone per dare una nuova vita agli oggetti, per soddisfare bisogni e necessità, per trovare un appartamento in affitto. «A Torino Bakeca si è subito affermata tra i giovani, soprattutto tra quelli in cerca di una camera o di un appartamento. Sono stati i nostri early adopter», ha commentato Gavatorta.
Ad oggi Bakeca ha 8,5 milioni di utenti mensili, di cui 5 unici e offre 1 milione e 800mila annunci attivi. Per chi non la conosce: si va dall’elettronica al lavoro fino alle stanze per studenti. «È stata una startup quando ancora non esistevano le startup in Italia». Negli anni i competitor, social in testa, sono aumentati, ma il sito ha continuato a crescere sul territorio, arrivando a servire la quasi totalità delle province italiane. «Ovviamente il marketplace di Facebook è un nostro concorrente, ma dal punto di vista numerico siamo convinti della vastità della nostra offerta».
Bakeca – con la k, come si usava (o si usa ancora?) dai giovani negli SMS – è stato registrato come dominio nel 2005 e parte come progetto imprenditoriale con 30mila euro. Nei primi anni gli annunci aumentano, così come i rischi e gli attacchi informatici (uno, nel 2006, ha messo a serio rischio la sopravvivenza del sito). Oggi è una realtà che si rivolge ancora ai giovani e a quella generazione Z sempre più sensibile al proprio impatto sull’ambiente e a stili di consumo meno voraci.
All’inizio – ed è sempre così – in pochi avrebbero scommesso su un sito di annunci quando ancora la gente si informava su carta. Il primo a essere pubblicato – poi rimosso su consiglio di un avvocato – metteva in vendita semi di marijuana. Non certo un overture gloriosa. Ma – con i dovuti distinguo – anche la storia di YouTube è cominciata con un video di 18 secondi in cui un ragazzo sta allo zoo con alle spalle il recinto degli elefanti.