Obiettivo: recuperare terreno nel campo dei creator. Con nuovi MacBook Pro pensati per loro
Si comincia dall’audio. Con una introduzione a base di musica house e un Tim Cook lanciatissimo, bucolico tra i giardini del campus di Apple, pronto a proporre novità per arricchire l’ecosistema formato da HomePod, Apple Music, AirPods ad un nuovo livello. Ed ecco che l’evento di oggi, Apple Unleashed, si apre con un tentativo: quello di dare a Siri un ruolo nella vita di chi è un utente della Mela, visto che fino a oggi non è stata propriamente la più brillante delle assistenti vocali. Ora Siri è in grado di offrire playlist su misura per la cena, per l’umore del momento, e a un prezzo davvero aggressivo: 4.99 euro al mese costa il nuovo piano Voice di Apple Music, con limitazioni certo, ma è una mossa coraggiosa da parte di Cupertino. Ed è solo l’antipasto di quanto visto oggi, con il piatto principale costituito dai nuovi MacBook Pro.
Un HomePod mini per tutti
Ora lo smart speaker di Apple è a colori: sulla falsa riga di quanto abbiamo già visto con gli iMac, la cassa HomePod mini si colora con tenui tonalità pastello e impara dalla concorrenza a coordinare la riproduzione della musica in casa o a mandare messaggi a tutte le stanze per comunicare tra coinquilini. Una svolta sicuramente interessante, che amplia le possibilità di questo prodotto: finalmente si ampliano anche le nazioni in cui Homepod è disponibile, Italia compresa, per mettere finalmente alla prova questo ulteriore ecosistema domestico. Per ora il prezzo annunciato è 99 euro, la disponibilità novembre.
E poi ci sono gli AirPods: da soli costituirebbero una florida azienda di elettronica, fruttano milioni e milioni di dollari l’anno, e sono arrivati alla terza generazione. Sono l’evidente evoluzione dei Pro nelle forme dell’auricolare e della custodia, ma senza gommini, supportano l’audio posizionale e montano nuovi diaframmi per offrire un’esperienza musicale all’altezza delle aspettative. Sono anche resistenti ad acqua e sudore (IPX4), e sulla falsa riga di quanto fanno già altri prodotti concorrenti sfruttano i microfono integrati per adattare l’equalizzazione di quanto stiamo ascoltando in base al rumore ambientale.
L’autonomia arriva a 6 ore con una singola carica, 30 ore totali ricaricandoli nella custodia: e la custodia si ricarica col magsafe, lo stesso che usiamo per l’iPhone. Costano 199 euro. In più rimangono in commercio gli AirPods seconda generazione con prezzo tagliato a 149 euro, rendendo sempre più interessante l’idea di farsi un paio di cuffie Apple (e facendo crescere il fatturato per Tim Cook e compagni).
L’M1 si fa Pro. E Max.
Lo scorso anno era stato fatto un passo importante: con il lancio dei primi laptop MacBook basati su processore ARM disegnato da Apple, l’M1, è iniziato un percorso che oggi giunge quasi a compimento. Oggi si parla finalmente di MacBook Pro veri, di un MacBook ripensato per soddisfare il pubblico che da decenni fa affidamento su Apple per il proprio lavoro: ecco dunque nascere un nuovo chip che andrà ad espandere e potenziare l’architettura a memoria unificata fatta debuttare nel 2020, ecco M1 Pro. Parliamo di un SoC, System-on-Chip, che integra in un solo package la memoria, la CPU e la GPU: M1 Pro triplica le performance dell’M1 per banda passante grazie a quasi 34 miliardi di transistor che sono distribuiti tra 10 core (8 di potenza + 2 di efficienza) per la CPU e 16 core per la GPU, oltre a circuiti dedicati per la gestione dei flussi audio-video.
Apple ha espanso fino a 32GB il supporto alla memoria di sistema, ha creato controller dedicati a Thunderbolt e display sempre integrati nel SoC. E poi ha fatto di più: ha creato M1 Max, che raddoppia ulteriormente la banda passante verso la memoria, supporto fino a 64GB di RAM e 57 miliardi di transistor, 32 core per la GPU. Stiamo parlando di quadruplicare le performance rispetto all’M1 originale, tutto sempre garantendo massima potenza con minimi consumi: secondo Apple siamo a 1,7 volte la performance di un 8-core x86, 2,5 volte se il laptop concorrente va a batteria, gap che un PC tradizionale è in grado di recuperare solo consumando tra il 40 e il 70 per cento di energia in più.
Naturalmente tutto ciò è possibile grazie al connubio tra hardware e software che Apple da sempre sbandiera come suo vantaggio principale: a Cupertino sanno come è fatto il loro laptop, come funziona il loro SoC, dunque possono ottimizzare ogni singolo dettaglio per esempio per quanto attiene la gestione della memoria. E non è solo il software sviluppato da Apple: Craig Federighi, con la sua camicia sbottonata un bottone di troppo, sottolinea come ormai siano 10.000 le app native per l’M1 disponibili su Mac, e per ribadire il concetto Apple ha invitato a testimoniare l’importanza del suo chip le aziende che producono i software preferiti dai creator (Adobe Premiere, DaVinci Resolve, Cinema 4D…).
Finalmente un MacBook davvero Pro
Ma vediamoli questi MacBook Pro. Finalmente tornano alcune delle qualità che un Mac aveva perso nel 2016 senza davvero un motivo: come il magsafe, l’alimentazione a base magnetica che causava qualche grattacapo ma era al contempo un salvavita in decine di situazioni diverse, e che ora ha anche un cavo in nylon per sconfiggere l’annoso guaio dei cavi strappati che attanagliava i Mac. Poi ci sono certo le porte USB-C, ma ci sono anche un HDMI e un lettore di schede SD: era impensabile che mancassero, Apple ha ritenuto che 5 anni di purgatorio fossero abbastanza. Migliorato il sistema di raffreddamento, cambiato ma non stravolto il design: c’è anche una nuova tastiera, dopo l’enorme debacle che ormai appartiene al passato, e sparisce la mai apprezzata touch bar interattiva rimpiazzata da tasti funzione decisamente più utili.
Finalmente supporto a un numero decente di schermi, ora parliamo di 4 schermi esterni: quanto serve a chi con il Mac ci lavora. Il display integrato poi è sempre Retina, ma ora ha bordi più sottili e un orribile notch in alto come su iPhone: ma soprattutto dovrebbe aver migliorato decisamente le performance sul piano della resa cromatica, grazie alla retroilluminazione mini-LED (che lo avvicina alle performance di un OLED). Aumentata la risoluzione, migliorato il refresh rate fino a 120Hz (sempre dinamico, come il ProMotion su iPhone e iPad Pro), supporto all’HDR con illuminazione fino a 1000nits (1600 di picco). Cambiano le diagonali: 14 e 16 pollici, come da previsioni.
Apple ha anche finalmente deciso di migliorare la webcam del suo MacBook Pro: ora ha una lente f/2 e una risoluzione 1080p, che unite alle ottimizzazioni software dovrebbero offrire performance in linea con la concorrenza. Migliorato anche l’audio: il sistema dei microfoni filtra il rumore di fondo, sul 14 e sul 16 pollici c’è un sistema audio a 6 altoparlanti per offrire il meglio dell’esperienza multimediale. Audio posizionale supportato anche sui laptop, con tanto di certificazione Dolby Atmos. 17 ore di autonomia per il 14 pollici, 21 ore per il 16, registrate guardando un video: è un parametro relativo per chi con queste macchine ci lavora, ma dà una buona idea di cosa possano fare, anche grazie a una ricarica rapida che in 30 minuti riempie per metà la batteria integrata.
Quanto costa e quando arriva il nuovo MacBook Pro
Interessante la matrice delle configurazioni: entrambi i prodotti, 14 e 16 pollici, possono essere equipaggiati con M1 Max e M1 Pro, lasciando scegliere all’utente che tipo di macchina vuole portarsi nello zaino (fermo restando le limitazioni imposte dal design e dalle dimensioni). Apple sostiene di aver messo nelle mani dei professionisti il più potente laptop su piazza, con supporto a decine di flussi video 4K in contemporanea per editing video estremo, color correction su flussi 8K in tempo reale, scrittura su disco a oltre 7Gbit per secondo (in linea con i più veloci SSD montati dai PC x86 e dalle nuove console PS5 e Xbox Series X).
I prezzi purtroppo salgono un po’. Partiamo da 2.349 euro per il modello 14 pollici equipaggiato di M1 Pro 8 core CPU/14 core GPU, con 512GB di storage e 16GB di memoria unificata. Se volete il modello con 10 core per la CPU e 16 per la GPU, il vero M1 Pro potremmo dire, preparatevi a sborsare 2.849 euro (ma con in più 1 tera di storage). Si parte da 2.849 euro anche per il 16 pollici base, con il modello M1 Max di partenza a 3.949 euro e che può arrivare a sfiorare i 7.000 euro espandendo al massimo la memoria. Si possono già ordinare i nuovi Mac, con consegne a partire dalla prossima settimana.
Infine, un piccolo dettaglio: Apple non ha detto niente di Monterey, la nuova versione del suo sistema operativo. Dovessimo scommettere, sarà probabilmente lanciata la prossima settimana: in contemporanea con le consegne dei primi nuovi MacBook Pro.