Lo stesso accade a CNET e in altre redazioni. Dopo l’esplosione di ChatGPT si è aperto un nuovo dibattito sul futuro dei giornalisti
Il sito americano BuzzFeed sta pubblicando diversi articoli scritti interamente dall’intelligenza artificiale. Come ha spiegato Futurism, portale che aveva fra l’altro documentato un caso analogo per CNET, si tratta di contenuti dedicati a mete e viaggi. In un’intervista alla CNN, il Ceo Jonah Peretti aveva detto che la testata non avrebbe utilizzato la tecnologia nell’ottica di tagliare il numero di giornalisti, garantendo che l’azienda non avrebbe scelto di «usare la tecnologia per risparmiare sui costi e spammare un mucchio di articoli SEO di qualità inferiore a quella che potrebbe fare un giornalista, ma a un decimo del costo».
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In realtà le decine di guide turistiche pubblicate sul sito sembrerebbero proprio scritte in logica SEO (ovvero utilizzando parole chiave e altre strategie per fare indicizzare al meglio gli articoli sui motori di ricerca come Google). Dal giorno in cui ChatGPT è stato reso disponibile per gli utenti di tutto il mondo a dicembre 2022, il dibattito sull’intelligenza artificiale si è allargato anche ai non addetti ai lavori. Il mestiere del giornalista, già costretto a reinventarsi sull’onda della rivoluzione digitale e social, è chiamato nuovamente a interrogarsi sulle strade da prendere.
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L’intelligenza artificiale viene già utilizzata in diverse redazioni, ma la facilità con cui ChatGPT riesce a scrivere contenuti di qualità media (se non alta) suscita legittimi interrogativi e paure. Detto questo, siamo ancora in una fase iniziale per quanto riguarda i contenuti giornalistici: l’AI, come l’uomo, compie errori madornali, dettati ad esempio da bias. Ma sarebbe ovviamente sbagliato derubricare il tutto a giocattoli digitali che non potrebbero sostituire in nessun modo alcune parti del lavoro del giornalista.