Scott Anderson, capo della robotica, parla del momento in cui i robot svolgeranno più mansioni dei dipendenti in carne e ossa. Ci vorrà ancora un po’ perché “nella forma attuale, la tecnologia è limitata e molto lontana dalla completa automazione delle postazioni di lavoro”
Li abbiamo visti al lavoro, i robottini Kiva (da anni noti solo come Amazon Robotics) nei maxi centri di smistamento di Amazon in giro per il mondo. Sono oltre 100mila, attivi anche in circa trenta magazzini fuori dagli Stati Uniti fra cui quello di Passo Corese, fra Rieti e Roma. Su di essi, e sul futuro dell’automazione nell’ambito logistico, è appena tornato Scott Anderson, direttore della robotica per il colosso di Seattle. Il punto che interessa molti, al di là dell’enorme ecosistema messo in piedi dal “negozio del mondo”, è quando i robot arriveranno a svolgere la maggior parte dei compiti all’interno di quegli impianti. Quando, cioè, supereranno le mansioni svolte dagli esseri umani.
Dieci anni per la piena automazione
Secondo Anderson, il cui commento è stato riportato da Reuters, non siamo molto lontani ma neanche troppo vicini: 10 anni, più o meno. Intorno al 2030 le macchine mosse dall’intelligenza artificiale – che sappiano cioè dove andare, come collocare i prodotti, come recuperarli, dove portarli, controllandone la rispondenza agli ordini e la qualità e così via – sbrigheranno la maggior parte delle azioni in quei maxicentri oggi spesso toccati anche da profonde polemiche sindacali che ruotano intorno alle condizioni dei dipendenti.
Stando agli attuali ritmi di sviluppo e anche in contesti già fortemente automatizzati, come appunto i magazzini di Amazon, quella è la finestra temporale più verosimile. Al momento, i robot nell’ambito industriale e commerciale sono efficienti in compiti specifici e ripetitivi per cui sono programmati. Anche se i centri di smistamento del gigante dell’e-commerce sono dei veri e propri campi di sperimentazione avanzata in cui le macchine vanno oltre quell’impostazione identificando oggetti e trattandoli secondo le istruzioni ricevute. Ma il contributo dei dipendenti in carne e ossa è ancora e sempre preponderante, oltre che insostituibile per rapidità, sfumature, valutazione, movimenti di un certo tipo, capacità di sbloccare situazioni critiche. I Kiva, in fondo, non sono che dei trattorini intelligenti che portano gli scaffali verso l’uomo evitandogli il labirinto delle vecchie impostazioni dello stoccaggio industriale.
Non solo Amazon
Tuttavia la dinamica è destinata a mutare, così come gli equilibri. I robot hanno iniziato a godere di un livello di visione, controllo delle azioni e capacità di imparare dalle loro stesse azioni che li condurrà a rosicchiare pezzi sempre più ampi delle incombenze ora sulle spalle degli esseri umani. Non solo Amazon: dal laboratorio di robotica dell’Università della California-Berkeley all’azienda privata OpenAI passando per la startup californiana Kindred, sono molti i gruppi al lavoro su strumenti robotici, in particolare bracci, che mescolano il contributo di entrambi i fronti (umano e artificiale) o viaggiano in completa autonomia con una capacità di controllo dei prodotti ben più versatile.
Quattro ore per i clienti Prime
“Nella forma attuale, la tecnologia è limitata e molto lontana dalla completa automazione delle postazioni di lavoro per come ne avremmo bisogno” ha spiegato Anderson, che ha anche aggiunto come l’obiettivo per le consegne più rapide possibili ai clienti Prime sia una finestra di quattro ore dall’ordine alla spedizione dal magazzino.