L’intento di Code#DNA è valorizzare le ricerche svolte dal Centro, incentivando ragazze e ragazzi a iscriversi ai corsi di biologia dell’Ateneo
Non si diventerà Indiana Jones e probabilmente nemmeno Lara Croft, ma anche lo studio del DNA antico ha un suo fascino “avventuroso” e c’è un videogioco che prova a dimostrarlo.
Ci prova Code#DNA, applied game, sviluppato da Idra Interactive Studios in collaborazione con Fondazione VIGAMUS, che nasce per far vivere con un’esperienza interattiva che segue lo stile classico dei serious games le attività di ricerca del Centro per lo studio del DNA antico del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. L’intento del videogioco è infatti valorizzare lo studio del DNA antico e le ricerche svolte dal Centro, incentivando ragazze e ragazzi a iscriversi ai corsi di biologia erogati dall’Ateneo.
Per questo, Code#DNA è finito di diritto su Game to Human (G2H), la piattaforma con cui IIDEA, la Confindustria del videogioco, promuove una maggiore conoscenza dei videogiochi e del loro impatto positivo sulla società.
Con un videogioco si può appassionarsi dello studio del DNA antico
“Code#DNA è stato progettato e realizzato per destare curiosità, con l’aiuto di un approccio ludico e interattivo, sul mondo che c’è dietro allo studio del DNA antico, e questo lo rende un titolo unico nel suo genere”, commenta la professoressa Antonella Canini, Ordinario di Botanica e Direttrice dell’Orto Botanico presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata.
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“Attraverso le avventure della giovane antropologa molecolare protagonista del gioco, si possono infatti visitare virtualmente gli ambienti, fedelmente e rigorosamente riprodotti, di un laboratorio specializzato nelle tecniche di estrazione del DNA; grazie a tali tecniche e alle conoscenze che si acquisiscono in gioco, si potranno dunque ricostruire e risolvere in prima persona diversi casi scientifici tratti da ricerche realmente avvenute”, spiega la docente.
La narrazione di Code#DNA è lineare e basata su una serie di livelli autoconclusivi, mentre a livello artistico l’opera, realizzata in 3D con visuale in terza persona mediante il motore Unity3D, adotta uno stile realistico che però si fonde con situazioni e ambientazioni oniriche. A sottolineare ulteriormente lo scopo didattico e divulgativo del titolo, la colonna sonora originale è stata realizzata dalla classe di Musica Applicata del Conservatorio romano “Saint Louis College of Music”.
“Siamo convinti che titoli come Code#DNA, e in più generale il settore dell’edutainment, abbiano un futuro molto interessante, nell’ambito della didattica. Senza dubbio, le modalità di apprendimento e di fruizione e immagazzinamento delle informazioni da parte delle nuove generazioni stanno cambiando, ed è giusto che anche la didattica cambi, di conseguenza, adattandosi alle nuove esigenze di un mondo in continua evoluzione. In questo ambito, il videogioco acquisisce un forte valore didattico e culturale, che ci piacerebbe veder crescere in tutte le sue potenzialità. Code#DNA è stato un primo passo in questa direzione, e senz’altro potrà avere ulteriori declinazioni e sviluppi futuri”, conclude la professoressa Canini.
Il videogioco vi chiederà di seguire le vicissitudini di Emma, giovane antropologa molecolare che collabora a una serie di attività di ricerca scientifica relative all’estrazione e allo studio del DNA antico da vari reperti umani. I casi esaminati all’interno del videogioco sono ispirati ad autentiche ricerche effettuate dal Centro su reali siti archeologici: da quelle effettuate nel Lazzaretto Nuovo a Venezia, dove fu sepolta una donna nel Cinquecento alla Grotta Guattari a San Felice Circeo, ultimo rifugio di un Neandertal, passando per la Chiesa di San Fermo Maggiore a Verona, considerato il luogo di sepoltura di un grande cavaliere templare fino ad arrivare a location lontane, come la Siberia, dove la nostra eroina svolgerà un’indagine attorno all’esistenza dei leggendari Yeti e la Cattedrale di Siviglia, presunto luogo di sepoltura di Cristoforo Colombo.